mercoledì 23 dicembre 2015

Dal terrorismo ai tatticismi: l’ignavia




Ultimo Consiglio Comunale dell’anno, con finale da cui astenersi.
Una seduta di per sé inutile, con un paio di atti dovuti (la forza propositiva della green Administration sta ancora riscaldandosi, come un primitivo motore diesel) e – pietra dello scandalo – una mozione di Forza Italia per intitolare una via o un altro luogo pubblico alla memoria di Valeria Solesin, la giovane ricercatrice italiana perita nel recente attentato a Parigi. Valeria Solesin, come spiegato dal presentatore Consigliere De Marco, quale simbolo della gioventù d’Europa, della generazione Erasmus, della prima generazione europea, delle vittime innocenti del terrorismo.
Credo di averne bene inteso lo spirito: ricordare, nella ragazza italiana, un simbolo di portata generale, di totale, solidale, umanissimo rispetto per tutte le vittime, un mònito a non dimenticare le stragi che affliggono il nostro tempo, in cui stiamo vivendo, secondo le parole del Papa, una terza guerra mondiale non dichiarata.
Ho ascoltato con crescente disagio ed imbarazzo i distinguo dei vari oratori susseguitisi, tutti – a parole – commossi e preoccupati per gli effetti del terrorismo, ma con sfumature irrinunciabili, che impedivano loro di approvare una consimile mozione.
Dalle obiezioni formali (“è contro la legge intitolare una strada a chi sia deceduto da meno di dieci anni” – vera, ma aggirabile con l’intitolazione di altro luogo pubblico), a quelle sostanziali: “non si combatte il terrorismo con il ricorso alle armi, ma col dialogo e con la diplomazia”; “ci sono stati molti altri episodi di terrorismo, di cui non parla più nessuno; non ci si può limitare a questo”; “non si deve usare l’immagine di questa ragazza, ma ricordare tutte le vittime del terrorismo, senza fotografie”; “questa è solo l’ultima strage, se ne accadono altre non possiamo trasformare le strade in un cimitero per ricordare tutti: meglio essere generici”.
Neppure una sospensione della seduta per permettere ai Capigruppo di trovare un accordo è stata sufficiente: si è passati alla votazione, con un esito surreale: tutti astenuti, dalla Lega triumphans, al SAC, al PD, a Tu@saronno, ai Pentastellati; a favore, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Unione Italiana.
Ho l’impressione che cinici calcoli pseudopolitici e rivendicazioni della propria preponderanza abbiano fatto perdere la bussola e segnato irrimediabilmente l’immagine del Consiglio Comunale [“la Lega assicura che garantisce l’unanimità del Consiglio su un argomento come questo” ha tuonato il suo Segretario cittadino della Lega: inquietante che l’unanimità debba essere garantita (???) da un partito; se i suoi alleati sono trattati da comparse, l’opposizione è libera di comportarsi come meglio crede, anche con posizioni differenziate].
Ho tentato invano di ricordare quale sia il valore dei simboli; dietro il volto di una giovane italiana tragicamente scomparsa non potremmo che leggere il dolore, la tragedia, lo strazio di tutte le vittime del terrorismo, così come dietro il tricolore riconosciamo l’Italia, dietro lo stemma municipale riconosciamo il Comune di Saronno, la comunità saronnese, dietro il ritratto del Capo dello Stato riconosciamo l’unità italiana, dietro il Partenone l’idea di democrazia.
Viviamo in un mondo di simboli, di esempi: il Milite Ignoto assomma in sé le centinaia di migliaia di caduti per la Patria; una stella di Davide su un’uniforme da carcerato rappresenta sei milioni di Ebrei periti nell’Olocausto; la Croce rappresenta il sacrificio salvifico per i cristiani e una bimillenaria cultura anche per i non credenti; e così via….
Per un simbolo (dal greco sumbállō “metto insieme” o súmboulos “volere insieme, consigliere”) ci sono state guerre: la lotta per le investiture, l’iconoclastia…. Perché il simbolo rappresenta un concetto tramite un’immagine, un gesto per tutti comprensibile e riconoscibile, quasi come un ideogramma.
Valeria Solesin – in questo momento e in futuro – può rappresentare bene e in modo unanime tutte le vittime del terrorismo della nostra epoca, innocenti ed incolpevoli, in quanto tradite da un fato imprevedibile e casuale, frutto dell’odio inesausto di qualcuno violento: un simbolo, appunto, non culto della persona.
Del terrorismo, sottolineo; ma anche questo non è un concetto (un disvalore) univoco; il sostantivo, da solo, non basta; occorre un aggettivo che lo qualifichi; quanti tipi di terrorismo, diversamente originati, diversamente orientati, si sono manifestati nella storia? Tribale, etnico, religioso, politico, militare, chimico, finanziario, psicologico, interno, internazionale, sociale, rivoluzionario, reazionario…..
Oggi, nel nostro tempo, patiamo il terrorismo di origine islamica, una deformazione regressiva di un culto.
Da esso, le tragedie degli attentati a tradimento, che ormai è quasi impossibile enumerare; ed anche la tragedia di una guerra mostruosa, che getta appunto nel terrore migliaia di persone, costrette a sradicarsi dalle proprie terre, a perdere il focolare, la propria identità, la propria storia, i propri beni ed a percorrere le strade incerte e difficili dell’esilio.
I due lati della medaglia, morti innocenti e popolazioni ridotte alla fuga, che simbolicamente si sarebbero riuniti, con particolare significato per noi Italiani, nel ricordo di una giovane vita, generosa e incline alla compassione, spezzata dalla stessa forza brutale e cieca che ruba l’identità ad interi popoli inermi.
Con l’astensione strabordante, che – con variegati mal di pancia - ha unito la maggioranza formale leghista (Lega e SAC) alla minoranza (PD, Tu@saronno, Movimento Cinque Stelle) contro la solitaria eccezione di Forza Italia, Unione Italiana (opposizione) e Fratelli d’Italia (maggioranza), tre in tutto contro ventuno, hanno vinto l’ignavia e le gelosie pseudopolitiche. 
Peccato; un Consiglio Comunale serio non si sarebbe perso in tatticismi, che hanno preso il posto del coraggio. Ha prevalso il politichese di chi (la Lega) ha temuto di vedersi scippare un argomento-cavallo di battaglia da un partito portatore di voti tradito e concorrente; da chi ha esordito con retorico pacifismo-irenismo; da chi non ha rinunciato alla propria istintiva pretesa di essere più solidale, più etico, più sensibile degli altri (pretesa che riaffiora istintiva come un corpo separato non appena si toccano argomenti di cui si suppone di avere il monopolio e la primogenitura); di chi si è rinchiuso in sterili e contorti bizantinismi defatiganti, con tratti iconoclastici.
Una brutta pagina, scritta nell’ormai abituale mutismo di un Sindaco, di cui non si conosce il pensiero, ma solo il silenzio.
Che sia comunque un buon Natale, di pace, di consolazione e di misericordia anche per chi è nel lutto dovuto al terrorismo dei nostri tempi. 
Ci penseremo privatamente, anche senza pubblici simboli. Anche a costo di fare la figura del grillo parlante (quello di Collodi, l'originale, beninteso, senza riferimenti ad odierne improbabili omonimie).  


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