sabato 22 dicembre 2012

La dissociata



“Vorrei esprimere il mio dissenso dalle posizioni espresse dal consigliere Massimiliano D’Urso in consiglio comunale, assunte a titolo personale”, così l’Assessora Cavaterra, virgo fidelissima e governativa,  in merito al voto negativo del suo collega di Lista (Tu@Saronno) all’adozione del Piano di Governo del Territorio.
Diméntica, però, l’Assessora che anche il Capogruppo della sua Lista non ha votato a favore, ma si è astenuto.
Chi è il dissociato, quindi?
Tanto vale la poltroncina assessorile, da dissociarsi da chi ve l’ha insediata in propria rappresentanza?
Che avesse ragione il Senatore Andreotti: “il potere logora chi non ce l’ha”?
Ma… il mondo è bello perché è vario; Tu@Saronno è bellissima: tre rappresentanti, tre posizioni diverse.
Il trionfo delle nuances.

giovedì 6 dicembre 2012

Finalmente parole di verità


Angelo Scola, Cardinale Arcivescovo di Milano, nell'omelia pronunciata questa sera nell'abbazia di Sant'Ambrogio alla vigilia della ricorrenza del Santo Patrono della città, con voce ferma ed autorevole, ha dettato parole di Verità, che tanto più colpiscono ed inducono alla riflessione, in quanto sono - purtroppo - inconsuete:
“La giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l'idea di neutralità, il sostegno dello Stato a una visione del mondo che poggia sull'idea secolare e senza Dio.
Lo Stato cosiddetto «neutrale», lungi dall'essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolarista, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose, presenti nelle società civili tendendo ad emarginarle, se non espellendole dall'ambito pubblico.
Parlare oggi di libertà religiosa significa affrontare un'emergenza che va sempre più assumendo un carattere globale;  fra il 2000 e il 2007 sono stati 123 i Paesi in cui si è verificata qualche forma di persecuzione religiosa. E purtroppo il numero è in continuo aumento”.
Nell'anno della fede, promosso da Benedetto XVI, un ammonimento del Pastore, che aiuterà chi vorrà a discernere il grano dal loglio e a disintossicarsi da una sin troppo lunga ubriacatura da relativismo e rassegnata comprensione.
Buona festa di Sant'Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa.  

domenica 2 dicembre 2012

Svarione ferroviario



Leggo sull'ottimo www.ilsaronno.it, a proposito della pre-inaugurazione della rinnovata ferrovia Saronno-Seregno:
"C’erano addetti ai lavori e tante autorità locali: i sindaci e gli assessori dei comuni coinvolti. Decisamente vistosa, notata da tutti i presenti, l’assenza degli amministratori saronnesi. Per la città degli amaretti, infatti, erano presenti solo alcuni dirigenti" (da altre fonti, si apprende della presenza del solo Comandante della Polizia Locale).
Non conosco le ragioni dell'assenza degli attuali, ìncliti Amministratori: forse sono rimasti fermi alla fiera e demagogica opposizione a questa linea di trasporto pubblico, quando, qualche anno fa, cercarono anche di cavalcare lo scontento di molti Saronnesi proprietari di immobili lungo la vecchia ferrovia, costituitisi in comitato.Tutto andava bene pur di opporsi all'allora Amministrazione.
Probabilmente, rimasero male, allorquando la mia Amministrazione riuscì ad ottenere un radicale e costoso cambiamento del progetto, che - com'è stato realizzato - porta i treni fuori dal centro abitato, ma nel contempo collega la nostra città alla Brianza, a Monza e, in futuro, anche all'aeroporto di Bergamo.
Non ho saputo che ci sarebbe stata questa pre-inaugurazione-collaudo; non che io pretenda inviti, ci mancherebbe altro; io sono ormai al di fuori del giro degli "invitandi"; ma se solo ne avessi avuto notizia, sarei andato volontieri a vedere con i miei occhi e privatamente la realizzazione di un utilissimo progetto per il quale mi sono molto impegnato e nella cui lungimiranza ho fortemente creduto: si tratta di un'opera di enorme importanza, al pari dell'ampliamento dell'autostrada, con le nuove uscite di Uboldo e Origgio, il cui contributo allo "sgravio" del traffico di attraversamento di Saronno è sotto gli occhi di tutti (anche per quest'opera, così rilevante, gli esponenti dell'attuale Amministrazione, insieme a quella allora di Uboldo, fecero le barricate contro...; come dimenticare le mie lotte, fino al Ministero dei Trasporti a Roma?)
Il tempo, una volta di più, si rivela galantuomo: oggi, terminate le grandi opere strategiche, tutti ne possono vivere i benefici; il trasporto pubblico è accresciuto, quello privato agevolato (anche dal sistema di rotatorie, una volta inesistenti...).
Le assenze possono essere fortuite e non volute; o possono rappresentare una reazione indispettita, di chi oggi si rende conto di non avere avuto le giuste intuizioni al momento opportuno.
D'altronde, a ben guardare, le opere rilevanti inaugurate o prossime all'inaugurazione a Saronno e nel circondario appartengono alle decisioni prese da Amministrazioni non più in carica, come la mia: credo sia bene non dimenticarlo, è un dato oggettivo.
Di quella attuale, invece, che ha superato la metà del suo mandato, non risulta in cantiere nulla, dei dieci grandi progetti sbandierati obamicamente nella campagna elettorale, non si è visto niente, siamo a zero: un immobilismo totale, che si contrappone vistosamente a quanto - e molto - realizzato prima del 2009.
Rileviamo solo ossessionate piste ciclabili, l'inutile 30 all'ora, l'IMU al massimo livello, balzelli per poter arrivare a casa propria...
 Certo, c'è la crisi, ma non è solo colpa del Governo (attuale e precedenti) che taglia i trasferimenti agli Enti Locali; questo argomento non basta a giustificare la propria conclamata incapacità operativa; quella di sognare, invece, è ingannevolmente una costante dell’assillante propaganda dell'ìnclita Amministrazione, che si è ridotta a mendicare ai cittadini di buona volontà di prestarsi ad eseguire lavori d'imbiancatura e verniciatura, manutenzione di aree verdi, piccoli interventi di manutenzione stradale o nelle scuole, attività di presidio di parchi e così via perché i soldi sono finiti... Sotto la responsabilità di chi non si dice…

domenica 28 ottobre 2012

Il nuovo Prevosto



Oggi, 28 ottobre 2012, nella ricorrenza della 279ª Festa del Trasporto, ul festùn da Sarònn, il nuovo Prevosto dei Ss. Pietro e Paolo e Parroco della Comunità Pastorale Crocifisso Risorto, Mons. Armando Cattaneo, fa il suo ingresso ufficiale e prende possesso canonico del suo ufficio.
Col rinnovarsi dei Prevosti, uniti da un lungo filo di continuità nel tempo, la comunità cattolica riceve il suo pastore. 
Auguriamo a Mons. Cattaneo di esercitare la sua delicata missione nella nostra città sapendo spargere con saggezza il buon seme del messaggio cristiano e guidando il suo gregge verso una fede matura e solida, nel solco della tradizione della Chiesa ambrosiana e dell’insegnamento del Santo Padre Benedetto XVI e del Cardinale Arcivescovo Angelo Scola, confidando nello sguardo benevolo della Signora dei Miracoli, che da oltre cinque secoli custodisce e preserva i Saronnesi.

sabato 6 ottobre 2012

Con il cappello in mano




Ordunque, la frettolosa decisione della transeunte maggioranza cittadina (che si crede eterna) di chiedere il passaggio di Saronno alla Provincia di Milano al fine di esse poi cooptata nella Città Metropolitana milanese ha avuto il duplice effetto di non essere accolta dal Consiglio delle Autonomie Locali (come già preannunciato dal Presidente della Provincia di Milano, Podestà, che rinvia ogni decisione a tempi più maturi) e di avere distinto drammaticamente Saronno dal suo naturale bacino (a parte Caronno Pertusella, neo amministrata dall’identico centrosinistra, gli altri Comuni del Saronnese o si sono detti contrari o hanno snobbato le pressanti richieste filomilanesi dell’Amministrazione saronnese).
Un risultato a dir poco pessimo.
Inutilmente e prudentemente abbiamo cercato di far riflettere sulla necessità di prendere decisioni solo dopo aver conosciuto l’orientamento degli organi superiori deputati al riordino delle Province (C.A.L., Regione e Governo), così da valutare con dati certi alla mano quale soluzione fosse più adeguata per la nostra città insieme al suo tradizionale territorio, il c.d. Saronnese, per una scelta il più possibile unitaria, capace di restituire al Saronnese una sua propria fisionomia, accompagnata da una seria politica di accordi tra i Comuni, per la gestione insieme dei principali servizi (si pensi solo al governo dell’acqua…), all’interno di un’unica circoscrizione provinciale o metropolitana.
Ma gl’ìncliti dell’Amministrazione saronnese non hanno sentito ragione: innamoratisi di una tesi, l’hanno imposta a tutta forza con la scusa di un’urgenza inventata di sana pianta e della ridicola ambizione di partecipare alla stesura dello statuto della città metropolitana (con il peso di 39.000 abitanti su 3 milioni e mezzo…), piccandosi di essere i primi della classe e travestendosi da meneghini (milanés ariùs direbbero a Milano), più milanesi dei milanesi, senza una seria e democratica verifica della volontà dei Saronnesi (magari tramite un referendum).
Con ciò, si sono presentati con il cappello in mano a Milano, ritornandone con un pugno di mosche.
Con ciò, soprattutto, si sono inimicati gli altri Comuni del Saronnese, che hanno visto in questo colpo di mano un immotivato tentativo egemonico, di cui non si sentiva proprio il bisogno.
Conseguenza: anche presso questi Comuni, in qualsiasi circoscrizione Saronno sarà destinata a confluire, l’Amministrazione si dovrà presentare con il cappello in mano, il capo baffo-barbuto cosparso di cenere, con l’umiltà di chi ha capito di aver voluto strafare, per poter riprendere una collaborazione vera e fattiva.
Ci riuscirà? Vista la tendenza naturale all’arroganza autoreferenziale (si consideri il modo con il quale l’ìnclita Amministrazione si è sbarazzata del C.d.A. di Saronno Servizi, decidendo da sola e contro gli altri Comuni soci), v’è purtroppo da dubitare.
Siamo evidentemente destinati a tenere in mano il cappello o ad inchinarci al berretto del capostazione delle Ferrovie Nord. Inutili, ma... lungimiranti; una soddisfazione da leccarsi i baffi!
Diversamente da altri, non invochiamo le dimissioni dei nostri attuali Reggitori; armati di democratica pazienza, ci limitiamo ad attendere fiduciosi che crollino da sé: le crepe sono già moltissime e visibili.

giovedì 27 settembre 2012

Il capostazione


Ad esito della seduta di ieri sera del Consiglio Comunale, che con l'entusiastico, mistico voto della sola attuale maggioranza ha approvato senza alcun dubbio l'adesione incondizionata di Saronno alla Provincia di Milano in vista della costituenda Città Metropolitana, rimango perplesso per la frettolosità da schiacciasassi dell'Amministrazione, che ha ignorato le opinioni differenti degli altri Comuni del "Saronnese" e mantengo una posizione di vigile attenzione su una materia ancora fluida ed aperta, comunque, a decisioni di organi "superiori". 
Ulteriori, profonde riflessioni sarebbero necessarie; ma - davanti alle granitiche argomentazioni degli illuminati e lungimiranti esponenti della transeunte maggioranza, per molti versi veri e propri spot pubblicitari per le Ferrovie Nord Milano (oggi Trenord) e per i connessi destini delle nostre aree dismesse- sento aleggiare un sospetto, per nulla gradito: che, cioè, quando - vaso di coccio tra vasi di ferro - staremo nella gioiosa, moderna, europea, strategica Città Metropolitana (Milano da bere, à la socialiste?), a Saronno non governerà più un Sindaco eletto dai Saronnesi, ma il Capostazione, con il suo fischietto.

giovedì 13 settembre 2012

Quale Provincia?



La questione del riassetto delle province è delicata e merita riflessioni approfondite e non frettolose; soprattutto richiede ragionamenti “tecnici” il più possibile oggettivi e non condizionati da appartenenze politiche.
L’Amministrazione saronnese, inusualmente solerte come non mai, ha già deciso di chiedere l’adesione alla città metropolitana di Milano e si propone di convincere della bontà dell’idea anche i Comuni dell’ex mandamento pretorile oggi in provincia di Varese: Caronno Pertusella (già convinta), Origgio, Uboldo, Cislago e Gerenzano; a sostegno della decisione, come leggo da dichiarazioni sulla stampa, "far parte della città metropolitana di Milano è nella nostra natura -, anche per in servizi ai cittadini. Così facendo si ripara alla situazione creata nel 1928 (1927, rectius) quando la nostra città divenne parte della provincia di Varese solo per raggiungere il numero di abitanti necessario alla costituzione dell'ente. Tornare su Milano è la giusta condizione perché gli interessi del saronnese si indirizzino verso questo realtà". 
Dall’altra parte, il Sindaco di Uboldo, Lorenzo Guzzetti, con articolate argomentazioni, dichiara invece la sua preferenza di rimanere legato a Varese.
Diversamente da lui, non ritengo che l’esperienza di appartenenza alla provincia di Varese sia sempre stata vantaggiosa per Saronno, costretta – unico caso in Italia – tra ben quattro province (Varese, Como, Milano e Monza e Brianza) – e, soprattutto, soggetta a ben timida considerazione da parte dell’Ente provinciale per la posizione eccentrica di Saronno e del Saronnese “varesino” rispetto al resto della Provincia.
Non dubito dell’efficienza dei funzionari e dei tecnici provinciali varesini, ma rammento, non senza fastidio, le moltissime occasioni in cui Saronno, definita non so quanto simpaticamente “la periferia dell’impero”, “il peduncolo”, “l’enclave”, si sia vista trascurata o posposta ad altre realtà territoriali dalla Provincia: beninteso, spesso proprio per l’eccentricità territoriale del nostro Comune rispetto ai confini provinciali e per la limitatezza del Saronnese, ossia dei Comuni gravitanti su Saronno, suddivisi come detto tra ben 4 province.
Non fu un caso che l’USSL n. 9 ed il Distretto Scolastico n. 9 di Saronno comprendessero ben 20 Comuni, di cui solo 6 in provincia di Varese e gli altri suddivisi tra Como e Milano (unico esempio in tutt’Italia).
Questa frammentazione di un territorio tradizionalmente “saronnese”, un bacino di utenza di 150-200.000 persone ha inesorabilmente sminuito il suo peso politico ed amministrativo e complicato enormemente le cose: per eseguire un’opera pubblica interessante più Comuni del Saronnese, infatti, occorreva spesso raggiungere accordi con tre o quattro Province, dagli assetti interni diversi e spesso incompatibili, con procedure complicate e fortissime perdite di tempo e di energie, a volte a pena della mancanza di accordo.
Alcuni esempi sono significativi: il trasporto pubblico urbano, p.es., divenuto di competenza provinciale, ha tarpato le ali ai logici tentativi del Comune di Saronno di estendere il servizio almeno sino ai confini dei Comuni contermini, per tentare di attutire la pressione del traffico veicolare privato in città; ma ciò è di fatto impossibile, perché questi Comuni, in buona parte, appartengono ad altre province… Per non dire del ricorso al TAR subìto dal Comune di Saronno da parte della Provincia di Milano quando Saronno, nella riorganizzazione del proprio trasporto urbano e della viabilità interna per mitigare il traffico di attraversamento, osò mutare il tragitto interno in città degli autobus provenienti dai Comuni contermini appartenenti a quella provincia.
La questione della gestione del ciclo integrato dell’acqua, che dovrebbe – secondo la logica più elementare – rispettare i bacini imbriferi (nel nostro caso il torrente Lura), come già accade di fatto da decenni e con grande soddisfazione degli utenti tramite Lurambiente s.p.a., i cui soci sono Saronno e Caronno Pertusella in provincia di Varese più altri Comuni ( Bregnano, Cadorago, Cermenate, Guanzate, Lomazzo, Rovellasca, Rovello Porro) in provincia di Como; realtà positiva che dovrebbe essere annullata dall’infelice ed incomprensibile volontà superiore di organizzare la gestione delle acque in àmbiti rigorosamente circoscritti dai confini di una singola provincia.
La gestione delle scuole medie superiori (in cui il Comune di Saronno, quando parzialmente erano di sua competenze, ma anche dopo, vedasi il Liceo Classico, ha investito moltissimo in risorse finanziarie ed in immobili), tutte in Saronno, ma frequentate solo per un terzo da studenti “varesini”.
Qualche anno fa, a fine 2003, stanco di vedere le esigenze di Saronno sistematicamente posposte a quelle delle ben più potenti ed omogenee realtà di Varese con le sue valli, di Busto Arsizio e di Gallarate, lanciai una provocazione per tenere alta l'attenzione sul saronnese e sulle sue problematiche, avanzando l’ipotesi che Saronno entrasse a far parte della Provincia di Como, da cui sarebbero derivati alcuni vantaggi, tra cui l'essere il secondo Comune di quella Provincia e la maggiore vicinanza al capoluogo; la posizione geografica di Saronno, facevo notare, molto a sud nella provincia e confinante con le province di Milano e Como, portava a considerare la nostra zona quasi un mondo a parte, ricco solo di confini.
Ne seguì un dibattito a volte stizzito, ma anche qualche risultato di più solerte attenzione dall’Ente provinciale varesino (con il contentino dell'aggiunta di Saronno nel nuovo stemma provinciale).
Premesse queste considerazioni, mi sorge il dubbio che, con l’adesione alla città metropolitana di Milano, non si risolverebbero i problemi attuali e, forse, se ne creerebbero degli altri: annegheremmo nel mare magnum di un nuovo Ente – dalla natura ancora nebulosa -, dominato per ovvie ragioni dalla metropoli e in competizione con moltissimi altri Comuni di dimensione ben maggiori di Saronno.
D’altra parte, se Busto Arsizio e Gallarate (e fors'anche Tradate) dovessero a loro volta unirsi alla città metropolitana, la provincia di Varese sarebbe in gran parte svuotata e sarebbe inevitabile la riunione del rimanente territorio alla Provincia di Como: in tal caso, non sarebbe conveniente per Saronno e gli altri 5 Comuni - Caronno Pertusella, Origgio, Uboldo, Cislago e Gerenzano restare “comasco-varesini”, in una posizione di maggiore forza, peso e rappresentatività?
Il problema del ciclo delle acque, ad es., si risolverebbe automaticamente (torrente Lura tutto all’interno di un’unica provincia) e non si perderebbe il vantaggio di avere le sedi decentrate di molti enti pubblici (INPS, INAIL, Catasto, ex Provveditorato Scolastico con l’assegnazione delle cattedre agli insegnanti, ecc.) in un capoluogo (Como) altrettanto facilmente raggiungibile e, comunque, destinate a far fronte ad un numero di utenti contenuto e non “metropolitano”.
Ci sarebbe da capire in tutti i casi – come sarebbero riorganizzati i servizi ospedalieri (rimarrebbero le attuali aziende ospedaliere?), mentre le due ASSL di Varese e di Como presumibilmente sarebbero unificate; l’Università dell’Insubria è già suddivisa in due sedi, una a Como, una a Varese.
Ancora andrebbero valutate in tutti i casi le conseguenze su altri servizi pubblici, come le circoscrizioni giudiziarie e le competenze di Carabinieri , Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e su servizi privati ma di rilevanza pubblica (come le sedi in Saronno delle associazioni di categoria, industriali, artigiani, commercianti, camera di commercio, sindacati, patronati, ecc.). Come si vede, il panorama che si presenta è tutt’altro che semplice e risolubile con semplicistiche argomentazioni sulla presunta “naturalità” dell’appartenenza saronnese alla grande Milano o con postumi richiami storici, che danno il via ad inutili revanscismi campanilistici.
Il problema è serio, poiché si tratta di un riassetto amministrativo generale, destinato ad incidere su un sistema che, nel bene e nel male, ci governa ed influisce sulla nostra vita quotidiana con il consolidamento di oltre 80 anni.
Personalmente, ho ancora molte, moltissime incertezze per prendere una posizione definitiva e temo che la fretta sia cattiva consigliera; l’obiettivo, comune a chiunque abbia a cuore l’interesse generale di Saronno e del Saronnese, è quello di una scelta ponderata, che non può prescindere dalla conoscenza preventiva delle scelte e delle decisioni degli altri Comuni della Provincia di Varese, soprattutto dei più grandi e rappresentativi.
Spingere in modo quasi acritico per l’abbraccio con Milano mi sembra imprudente; non è sempre detto che il più grosso sia il più bello; potrebbe essere anche il contrario.
Seguirò con molta attenzione la discussione che si aprirà in punto, nella speranza non infondata che sia di confronto tra vantaggi e svantaggi generali e non tra convenienze di tattica pseudopolitica o frutto di improvvisi, irrazionali innamoramenti.

giovedì 5 luglio 2012

Lampi (26): travolti dalle promesse



«È chiaro che in una situazione economica che stiamo vivendo, qualcosa dei famosi dieci punti del programma elettorale bisognerà prendere atto che non si potrà fare. Oggi non si può continuare a spendere come si è sempre fatto». 
Così il Signor Sindaco in merito a Palazzo Visconti (e, a quanto pare, anche ad altro).
Finalmente si è reso conto, anche nel’empireo dall’aria rarefatta dove evidentemente si era ritirato con i suoi alleati al momento della redazione del programma elettorale, che il suo ampolloso programma era solo uno specchietto per le allodole: dieci grandi progetti, dieci grandi promesse, moltissimi dei quali già inattuali ed irrealizzabili nel 2010.
Se ne accorge ora e piange; ma è tardi; le illusioni si pagano: dei dieci punti, dopo due anni e mezzo, non ne è stato realizzato nemmeno uno.
Sprovvedutezza o ingannevole propaganda per ottenere consenso?
Di certo, è vero che oggi non si può continuare a spendere come si è sempre fatto: lo si sapeva già dallo scoppio della crisi, a fine 2008; ciononostante, le promesse da marinaio hanno caratterizzato la campagna elettorale dell’attuale, transeunte maggioranza.
Quando la situazione economica era diversa, i progetti si finanziavano e si realizzavano ( e li vediamo con i nostri occhi); il quadro è cambiato, è indubbiamente più difficile, nessuno lo può negare; l’importante è avere l’onestà intellettuale di dirlo, non ingenerare false ed inutili aspettative.
Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.
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Prossimamente, documentate considerazioni sulla questione della Polizia Locale, chiusasi recentemente con un... accordo: per riprendere le autorevoli parole dell'Assessore competente, "sarà la notizia del giorno". Nell'attesa, si consiglia la rilettura de "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: un vero capolavoro, quello.

mercoledì 27 giugno 2012

Lampi (24): l’agenda sindacale



Inizio estate impegnativo per l’ìnclita Giunta ed il suo Capo, con un’agenda fitta fitta: 1) dimissioni a Saronno Servizi s.p.a.; 2) dimissioni alla Fondazione Teatro Giuditta Pasta; 3) sciopero della Polizia Locale il 14 luglio; 4) polemiche con ALER.
Ma intanto, contemplando rapita il nuovo stravagante logo del Comune (sic!), «la maggioranza consiliare saronnese ha approvato (salvo qualche pavida defezione [il Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale, robetta, insomma – n.d.r. -] ) una mozione per l'istituzione del Registro del Testamento Biologico».
Ormai alla frutta, abbondante d’estate, la maggioranza ha già preso appuntamento con il Notaio per il proprio testamento pubblico?
Requiescat.

giovedì 21 giugno 2012

I Consigli di Amministrazione introvabili


Si sussurra che, dopo i problemi con il Consiglio di Amministrazione di Saronno Servizi s.p.a. (in vista la nomina del TERZO Consiglio in due anni...), anche alla Fondazione Teatro Giuditta Pasta le dimissioni dei Consiglieri arrivino a raffica...
CdA introvabili; maggioranza stabilissima nella recidiva litigiosità (che il pudìco Assessore Santo definisce così: "la presenza di malumori è come quella che c’è tra cugini: spesso non si ha va d’accordo perché si hanno vedute diverse sulle concezioni della famiglia; se dietro poi ci sono partiti la situazione si fa più complessa")...
Un fantasma all'opera; dimissioni a teatro.
L'ìnclita Giunta, invece, ha appena aggiunto un posto a tavola...
Congratulazioni vivissime per il gratùito spettacolo.

mercoledì 20 giugno 2012

I capponi di Renzo: Comune/Aler



Abbiamo seguito con divertita (ma non troppo) sorpresa lo scambio di comunicati-stampa emessi dall’ìnclita Amministrazione Comunale  e ALER Varese in merito all’assegnazione degli alloggi realizzati nella già foresteria del Seminario e in due lotti al Quartiere Matteotti: il Comune accusa ALER di esasperante burocrazia; ALER risponde che i burocrati risiedono in Comune.
Al di là della perla linguistica contenuta del comunicato-stampa municipale («qual’ è il bisogno abitativo»,errore da penna blu commesso alla vigilia dell’inizio degli esami di maturità), notiamo che l’Amministrazione dà un’ulteriore prova di superficialità e di approssimazione, condite con la consueta arroganza: si comporta come se gli alloggi di cui si tratta siano di proprietà comunale e pretende di disciplinarne unilateralmente il destino, diméntica che l’attore principale resta comunque ALER, che ha investito fior di quattrini nella nostra città con l’intervento al già Seminario e con il complesso Accordo di Quartiere al Matteotti.
In realtà, all’attuale transeunte maggioranza, per motivi ideologici e di politica di piccola bottega, queste iniziative non sono mai piaciute, le osteggiò con mille pretesti quando furono portate in Consiglio Comunale ed ora tenta ora di piegarle alla propria volontà (memorabile una frase della potentissima SuperVicesindachessa in carica, pronunciata in una seduta di Consiglio, secondo cui non si capisce quale utilità verrebbe al Comune di Saronno dall’operazione all’ex Seminario: peccato che ALER, oltre ad essersi accollata tutti i costi di progettazione e di esecuzione del recupero dell’edificio, abbia versato cash alle casse comunali la bella somma di oltre 1.000.000,00 di euri… e si sia trattenuto l’onere della gestione dell’edificio…).
Non v’è dubbio che ci debba essere collaborazione tra ALER ed altri Enti Pubblici interessati all’assegnazione degli alloggi ammobiliati (destinati a studenti ed a lavoratori temporanei – si pensi ad insegnanti, agenti delle Forze Armate, infermieri, ecc., fortemente scoraggiati a venire a Saronno da canoni di locazione privati di altissimo costo): diverse voci, competenti per svariati settori, possono concorrere ad efficaci sinergie.
Non v’è dubbio, però, che i ruoli debbano essere rispettati: nel caso di specie, è ad ALER che compete l’assegnazione finale; altri possono (anzi: devono) dare suggerimenti concreti, ma non possono pretendere di fare di testa propria in casa d’altri; nemmeno con la pressione di inutili comunicati-stampa, buoni solo a rinfocolare polemiche.
Mentre gli Uffici Comunali – come sostiene ALER – rallentano il rilascio dei permessi di costruire e l’ìnclita Amministrazione reclama (a qual titolo? Botte piena e moglie ubriaca?) notevoli interventi a spese di ALER per prendersi in carico diversi alloggi (da cui transiteranno nelle casse comunali cospicui affitti), il problema abitativo è esploso con tutta la drammaticità della crisi generale attuale (dopo che, per un decennio, con un’attenta politica di acquisizione di alloggi al patrimonio comunale, si era riusciti a contenerlo, senza alcuna esecuzione di sfratti).
L’ìnclita Amministrazione come risponde? Ipocritamente auspica la collaborazione, ma spara a zero con i comunicati-stampa e con le polemiche; bel modo di agire… Incita al litigio, come se fosse una soluzione e non un mediocre tentativo di celare, dietro il fumo delle parole, la propria incapacità di operare.
Si bèccano tra di loro: come i capponi di Renzo.
E le case… stanno a guardare. 
Vuote.

giovedì 14 giugno 2012

Il bilancio-mongolfiera



Interessante dibattito ieri sera in Consiglio Comunale in merito al conto consuntivo del 2011; a mio avviso, l’appuntamento più importante dell’anno amministrativo, perché basato sui risultati, veri, concreti e verificati e non, come il bilancio preventivo, sulle previsioni. Appuntamento malgrado ciò solitamente snobbato, perché i numeri  nudi danno meno visibilità e sono renitenti alla propaganda.
La qualità della discussione è stata davvero notevole (perfino l’Assessore Santo mi ha stupito, confessando di essere stato prevenuto nei miei confronti – suppongo negativamente – e invece mi ha risposto in modo cortese e dialogante:  non è mai troppo tardi per rispettarsi, anche se da posizioni spesso distanti);  la materia è ostica e richiede lo sforzo della riflessione; mi piacerebbe che il Presidente del Consiglio Comunale, ieri sera particolarmente arcigno e rigido, si rallegri lui pure del proficuo dibattito, che aveva tentato di azzerare con  una severa e restrittiva applicazione del regolamento: i Consiglieri che parlano a braccio – come nel mio caso – prima di prendere la parola hanno necessità di qualche momento di raccoglimento per impostare il proprio discorso; non siamo su una pista di atletica dove la partenza è segnalata da un colpo di sparo…  La fretta è cattiva consigliera.
Orbene, dal confronto è uscita la diversità di impostazione tra l’attuale maggioranza ed i princìpi cui Unione Italiana s’ispira, sulla scorta dell’esperienza amministrativa mia e di numerosi altri suoi aderenti.
Il Segretario del PD, Dott. Gilardoni, ha sottolineato che questo centro-sinistra, nel compilare il bilancio, per trasparenza e correttezza delinea tutte le esigenze dei cittadini: quindi elenca moltissimi progetti, anche se sa che, per le notorie difficoltà economico-finanziarie contingenti, ne potrà realizzare solo una parte. Di qui la normalità della forbice anche molto ampia tra il preventivo ed il consuntivo.
Concetto – questo – accattivante ed esposto abilmente, ma tuttavia non convincente ed ambiguo.
Infatti, unico dell’opposizione – come rilevato dallo stesso Dott. Gilardoni – ho riconosciuto senza tentennamenti che, in un momento di crisi come quello che viviamo e con le ristrettezze imposte dai Governi  ai Comuni solo a beneficio dei conti dello Stato, gli Enti Locali hanno ben poca libertà di manovra e si trovano nella spiacevole situazione di amministrare bisogni accresciuti con mezzi ormai insufficienti: è un dato di fatto che solo per inutile demagogia altri hanno voluto ignorare.
Posto questo fondamento indubitabile, nascono però le diversità di metodo: l’attuale maggioranza (transeunte com'è la vita), infatti, nel bilancio preventivo del 2011 ha infilato una pluralità di interventi ab origine irrealizzabili ed ha proposto l’assunzione di mutui per ben 6 milioni, di cui ne ha contratti soltanto per € 400.000 (sistemazione di strade): i mutui come dei tappabuchi. Questa differenza, unita ad altre grosse cifre cambiate a causa di provvedimenti governativi e dell’inizio dell’attuazione di un federalismo fiscale mal concepito e peggio attuato, ha fatto sì che il totale del previsto per entrata e spesa si sia rivelato superiore del 28% (ventotto per cento) rispetto all’effettivo del consuntivo; in particolare, delle 18 opere impegnative annunciate, solo 4 siano state realizzate (e nemmeno le più importanti).
Nel sottolineare questo differenziale (pari a circa 15 milioni su 53), ho criticato (mi pare fondatamente) l’allarmante superficialità previsionale, che ha dato luogo ad un bilancio preventivo gonfiato a dismisura come una gigantesca mongolfiera.
In verità, a mio modesto avviso (modesto perché non sono un economista dalla riverita firma),  nel preventivo si devono esporre solo i progetti di cui si abbia la ragionevole certezza di poterli realizzare, con l’indicazione puntuale e vera delle fonti di finanziamento; in altre parole, si deve prevedere solo ciò che si ritiene prudentemente di poter fare. Altrimenti, il bilancio preventivo si converte in un elenco di buone intenzioni, di sogni ad occhi aperti, in una fabbrica di illusioni.
L’attuale maggioranza, su questo versante, ha scelto di comportarsi così; con la scusa di dichiarare le esigenze dei cittadini e pur sapendo di essere in grado sì e no di provvedere alla mera amministrazione ordinaria, ha confezionato un bilancio di ambizioni e di idee (alcune delle quali sono anche condivisibili in teoria) ed ha deliberatamente confuso il suo programma elettorale  con le poste di bilancio di previsione (sia dell’anno, sia del triennio: basti vedere il piano triennale delle opere).
Insomma, il bilancio-mongolfiera per dimostrare, sulla carta, che i famosi dieci grandi progetti, tanto strombazzati in campagna elettorale e su cui il centro-sinistra ha costruito in buona parte il consenso,  sono vivi e vegeti: peccato che, dopo due anni e mezzo di governo, non ne sia stato realizzato nemmeno uno.
Questo, dunque, rimprovero ai Reggitori saronnesi: l’insistenza nell’illusione miracolistica di magnifiche sorti e progressive improbabili ed impossibili stante l’attuale difficilissima crisi in cui ci dibattiamo; e ciò non per trasparenza, come pudicamente si è cercato di sostenere, ma solo per fare altro fumo ed indurre a nuove aspettative irrealistiche; è propaganda pura (in ciò sono imbattibili!), nel tentativo di mantenere un consenso fortùito dovuto, come ben sa il centro-sinistra, più alle divisioni altrui che alla propria solidità.
Le previsioni sono difficili, è vero; ma non bisogna esagerare; sia onesta la maggioranza e si limiti ad un discorso semplice semplice:  cureremo attentamente l’ordinaria amministrazione, nel tentativo di continuare ad erogare i servizi cui i cittadini erano abituati; sarà già una cara grazia se ci riusciremo; le grandi idee, i grandi progetti li conserviamo nei nostri desideri, ma li dobbiamo rinviare a momenti migliori. Accontentiamoci anche di piccole cose (che, se sono tante, messe insieme sono già un successo).
Un atteggiamento simile sarebbe prova di lucidità e di umiltà; di più: sarebbe un vero esempio da imitare anche da parte dei cittadini saronnesi, adusi – come tutti gli Italiani e gli Europei – a vivere al di sopra delle reali possibilità da decenni: sarebbe buona politica, che anche noi apprezzeremmo.
Il conto consuntivo del 2011 serva a questa inversione di tendenza; i numeri, ahimé, parlano chiaro; dal bilancio-mongolfiera e dalle promesse da marinaio alla forza, al coraggio di non promettere troppo;  senza eccedere in tecnicismi ragionieristici o in rancorosi confronti con un passato, anche recente, in cui la disponibilità di risorse era incomparabile a quella attuale dovuta al una crisi profonda e lontana dalla conclusione.
Se la maggioranza si incamminasse su questa strada di aderenza alla realtà, non ci limiteremmo ad incoraggiarla; altrimenti, alla prova dei consuntivi, l’illusione non reggerà ed i Saronnesi, ancora più attenti nel momento della difficoltà, scopriranno che il Re è nudo, anche se ammantato di splendidi colori come un ciarliero pavone.
Forse per non dare troppo l'occhio l'Amministrazione non ha pubblicizzato per nulla il consuntivo, né sul SUO settimanale, cassa di risonanza di natura encomiastico-esornativa, dall'intenso profumo d'incenso, né sul SUO sito web in perenne restyling: meglio che i cittadini non sappiano e non disturbino il manovratore.
All'anno prossimo.

mercoledì 13 giugno 2012

Diffidare delle imitazioni

L'unico, vero, concesso e legittimo stemma di Saronno

Forse per distrarsi dalla noia del nulla in cui si dibatte, l'ìnclita transeunte Amministrazione ha pensato bene di giocare con il simbolo civico più importante ed identificante della città: lo stemma.
Un ufficio a corto di idee ha disegnato il sedicente nuovo stemma di Saronno per  uniformare le comunicazioni dirette sia all’interno che all’esterno”,  “creare un format grafico per dare alla Città di Saronno un’immagine di grande valore, un’identità precisa, chiara e omogenea che renda le comunicazioni del Comune immediatamente e facilmente identificabili” e favorire “l’usabilità e la semplicità del manuale diventano punti di forza per una sua corretta applicazione”.
Linguaggio oscuro e confuso, che non è in grado di superare i dettami della legge, per certo ignota agli Autori di siffatto brillante scoop.
L'unico vero e legittimo stemma della Città di Saronno è quello concesso con Decreto del Capo del Governo il 10 novembre 1932, con la corona e le insegne araldiche di Città, concesse dal Presidente della Repubblica nel 1961. 

Di entrambi i documenti si fa bella mostra nello studio del Sindaco in Municipio (almeno sino al 2010)..
L'attuale "versione" escogitata dall'Amministrazione costituisce una "variazione" grafica estemporanea, non conforme alle regole che disciplinano l'araldica comunale e non considerabile come ufficiale.

Particolarmente stravagante (araldicamente parlando) il bottone azzurro caricato della lettera "S"...
Il gonfalone e la bandiera sono stati concessi con Decreto del Presidente della Repubblica in data 28 settembre 2007, dopo una complessa trafila burocratica, di cui mi occupai personalmente.
Ovviamente, sul gonfalone e sulla bandiera compare lo stemma VERO della Città di Saronno, non la variazione inventata inopinatamente oggi.
Forse che si vorranno cambiare anche gonfalone e bandiera?
Per ora, essi sono regolari e dotati delle necessarie autorizzazioni degli Organi competenti (il Presidente della Repubblica).
Il "nuovo stemma", invece, non gode di alcuna autorizzazione ed è un banale e nemmeno tanto riuscito "restyling" del vero stemma.
Oltretutto, il cambiamento non è conforme nemmeno allo Statuto Comunale vigente, che all'art. 3, comma 2., stabilisce che "lo stemma comunale (è quello) concesso con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 10 novembre 1932".
Il Consiglio Comunale - unico organo istituzionale che è investito del potere di modificare lo Statuto con maggioranza qualificata - NON SI E' MAI PRONUNCIATO SULLA MODIFICA, che non è mai stata portata alla sua attenzione.
Evidentemente, un ufficio comunale, spalleggiato dall’assessore di turno, pensa di poter fare quello che vuole e l'Amministrazione si accoda.
Chissà che cosa ne pensa il Presidente del Consiglio Comunale, che è il primo tutore delle prerogative del consesso che dirige... Non c'interessa, invece, conoscere il parere del Segretario Generale: abbiamo già letto troppi suoi audit e ci basta.
Noi continuiamo a restare fermi all’unico, vero, concesso e legittimo stemma della Città; il resto passerà, come un modesto temporale, uno stranuto di cui non tenere conto nella plurisecolare storia saronnese.

lunedì 14 maggio 2012

A ruota libera

Lunga conversazione, in cui - stimolato dall'intervistatore - ho parlato a ruota libera.
Grazie a Piero da Saronno (benemerito della comunicazione!) ed a Mauro Busnelli (paziente ascoltatore) per la gradevole serata trascorsa insieme.


mercoledì 9 maggio 2012

venerdì 4 maggio 2012

Rime (1): Bisbigli dalla maggioranza




Già circola un sofismo:
nemmen l’immobilismo
da cui è tanto affetto
sa rendere perfetto
il Sindaco attuale.
Per Lui la crisi vale
a tutto motivare.
Incluso il nulla fare.
Si pensa sfortunato
come un malcapitato.
Coi numeri Lui giuoca
e fa il giro dell’oca
ché i trenta assai voluti
i Saronnesi astuti
ormai han ben capito
che sono solo un mito.
Consimile al buon Monti,
per far tornare i conti
ci aumenta ogni tariffa
come giuocar la riffa.
Ma ahinoi il suo programma
s’è trasformato in dramma:
i dieci forti punti
nemmeno li ha riassunti;
li ha chiusi in un cassetto
con un sicur lucchetto.
Rimasto senza mezzi,
adesso  perde pezzi;
che ormai a mille miglia
da questa maggioranza
han preso la distanza
fedeli fino a ieri:
la coalizione rossa
ne pare molto scossa...
A suon di dimissioni
di fughe e di abbandoni,
si crepa l'alleanza,
trafitta d'arroganza.
Ma pur se traballante
il Sindaco parlante
dirà: "va tutto bene,
la maggioranza tiene,
dispensa gran progetti,
i conti fa corretti".
Continuerà la danza,
promesse in abbondanza,
ma risultati zero,
sicché il futuro è nero.
E intanto a Saronno
si vive un brutto sonno.

domenica 29 aprile 2012

Quousque tandem abutere patientia nostra?


Il secolo XX è stato definito il secolo del martirio, dal titolo efficace del documentatissimo e pietoso libro omonimo di Andrea Riccardi  (“Il secolo del martirio: i cristiani nel novecento”, Mondadori, Milano, nuova edizione 2009), ispiratore della Comunità di Sant’Egidio ed oggi Ministro del Governo Monti:  «Questo libro – la cui attenta lettura mi permetto di consigliare a tutti, inclusi gli occidentali che si vergognano delle proprie radici - si mette al servizio della memoria di tante donne e di tanti uomini morti nel Novecento perché cristiani. Non è solo la storia di qualche cristiano coraggioso, ma quella di un martirio di massa. Un mondo di deboli e di vinti. La storia del loro assassinio è quella della loro debolezza e della loro sconfitta. Su questo il XXI secolo è chiamato a riflettere, per meglio comprendere la storia del secolo passato e anche per cogliere quale sia oggi la “forza” del cristianesimo. Un fenomeno enorme, che ha coinvolto almeno tre milioni di martiri, uomini e donne con storie terribili e in buona parte sconosciute, alla cui memoria questo volume rende omaggio ».
Siamo ormai nella seconda decade del secolo XXI, ma la cronaca è tutt’altro che rassicurante in materia di libertà religiosa e di rispetto per i diritti umani: è di oggi la notizia dell’ennesimo massacro di cristiani in Nigeria ed anche, new entry, in Kenya: Domenica di sangue nelle chiese cristiane in Nigeria e in Kenya, dove delle esplosioni hanno provocato almeno venti morti, tra cui un sacerdote, e diversi feriti”; ancora: Domenica di sangue: almeno venti i morti in Nigeria dopo un assalto con esplosioni e sparatorie nel nord. A Nairobi invece una persona ha perso la vita e altre dieci sono state ferite da una granata lanciata in chiesa”.
Tutto ciò dopo che, nei primi mesi del 2012, dolorosi episodi simili si sono verificati, con inaudita violenza, sempre in Nigeria, nel Sudan del Sud (appena dichiarato indipendente e già sotto attacco della Repubblica Islamica del Sudan), in India, in Egitto (cristiani copti).
La Commissione degli USA in materia di libertà religiosa, nel suo ultimo rapporto annuale, il quattordicesimo, individua i Paesi più attivi in sede persecutoria:  Birmania, Cina (comunista), Egitto, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Corea del Nord, Pakistan, Arabia Saudita, (nord) Sudan, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam, cui si aggiunge l’Afghanistan; i cristiani non  sono l'unico gruppo religioso perseguitato in questi paesi. Ma, i cristiani sono l'unico gruppo perseguitato in ognuno di essi, come annotano  Newsweek e The Economist , secondo cui la stragrande maggioranza dei perseguitati per motivi religiosi in tutto il mondo sono i appunto i cristiani. Globalmente, questa persecuzione è vissuta da tutte le tradizioni di fede cristiana: cattolica, ortodossa, evangelica, pentecostale e protestante.
La persecuzione si sta intensificando ora nel mondo musulmano, o in forma aperta (come in Egitto, Tunisia e negli altri paesi della primavera araba, laddove i vincitori delle elezioni, di chiara matrice islamica, hanno apertamente dichiarato la loro intenzione di pulizia religiosa) o con mezzi più sofisticati, con misure più sottili, come in Turchia, che producano senza dare nell’occhio l 'eliminazione delle minoranze cristiane e non-musulmane attraverso un groviglio di vincoli burocratici che ostacolano la capacità delle chiese di amministrarsi e, in alcuni casi, anche di riunirsi per il culto. In Turchia, sede dei più antichi e venerabili Patriarcati (Costantinopoli, Efeso, Antiochia), le minoranze cristiane lottano per trovare luoghi in cui possano celebrare funzioni, si vedono negati i seminari in cui formare il clero futuro, agli ecclesiastici è vietato indossare l’abito clericale in pubblico, non hanno il diritto legale di essere riconosciuti come chiese, con norme sicure a tutela dei diritti di raccogliersi liberamente in spazi sacri per matrimoni religiosi, battesimi e funerali e di praticare pienamente la propria religione.
Il secolo del martirio, dunque, si perpetua con il sangue già abbondantemente sparso in questo dodicennio del secolo XXI, che si scontra paradossalmente con il silenzio e la minimizzazione da parte dell’opinione pubblica cristiana, disattenta, svogliata e concentrata esclusivamente sui tormenti della crisi economico-finanziaria: una sorta di complicità implicita, di chi gira la testa dall’altra parte o la seppellisce, come lo struzzo.
Fino a quando questa renitenza a riconoscere la realtà: dobbiamo attendere che succeda anche da noi quel che accade in Paesi non poi così lontani dall’Italia e dall’Europa?
Fino a quando i persecutori (che non sono improvvisati, ma animati da fanatico spirito assolutista) potranno abusare di questa “pazienza” imbelle degli occidentali svagati e secolarizzati?
Intanto, il sangue continua a scorrere e la gloriosa schiera dei martiri si infittisce a vista d’occhio.