lunedì 28 novembre 2011

Lampi (21): il don Chisciotte dei trenta


“Non possiamo fare i Don Chisciotte, serve una regia contro il problema”, così dichiara il Sig. Sindaco alla stampa in merito alla grave situazione dell’inquinamento.
Ha pienamente ragione: come anche noi lo sosteniamo da anni, il problema è strutturale e misure generali sono le uniche che, seriamente, potrebbero condurre a qualche risultato; il singolo Comune ha le mani legate.
Può, quindi, contare sulla nostra attenzione, il Sig. Sindaco; ad una condizione, però: che, per non far apparire Saronno come il regno indiscusso dei don Chisciotte, si decida finalmente a revocare l’inutile, odioso ed ideologico provvedimento che limita a 30 km all’ora la velocità dei veicoli in pressoché tutta l’indistinta città.
Provvedimento che l’attuale congiuntura dell’aria dimostra essere del tutto privo di efficacia sui PM10 e sugli altri inquinanti, salvo che per la pubblicità diretta ed indiretta che questa maggioranza ci ha lucrato sopra.
Rimosso il provvedimento com’è oggi, tutti i Gruppi Consiliari d’opposizione sarebbero sicuramente disponibilissimi (come hanno già provato con proposte concrete) a rivedere il sistema dei 30 all’ora, per ricondurlo a seria misura di sicurezza per le zone più sensibili; come pure sosterrebbero il Sig. Sindaco in una battaglia per la salute di tutti, nei confronti degli altri, più potenti ed importanti Enti superiori.
Saprà, il Sig. Sindaco, re melius perpensa, passare dagli allarmi e dalle lamentele all’ascolto delle migliaia di persone che invocano un passo indietro? Se sì, ci farebbe un bel regalo di Natale, a costo quasi zero (la segnaletica, ormai, è stata frettolosamente posata) e darebbe prova di ammirevole capacità di riflessione.

Il paggio imperiale


L’Unione Europea è diventata una bi-monarchia imperiale franco-germanica, retta dai due co-Principi Nicolas I e Angela I: come due Consoli Imperiali, i Due annunciano riforme dell’ordinamento comunitario, per renderlo ancora più autorevole e rigido, munito di sanzioni vere nei confronti dei renitenti.
Il Cònsole Imperiale gallo ha prontamente richiamato l’Italia a fare i suoi còmpiti; la Consolessa Imperiale germanica si è detta impressionata dalle misure che l’Italia si accingerebbe ad adottare (ma le conosce solo Lei, gli Italiani non ancora).
La famigerata Agenzia Internazionale Moody's avverte che le possibilità di multipli defaults di Paesi europei non sono più insignificanti e che sono aggravati dall’incertezza politica in Italia e Grecia.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), orfano di Strauss-Kahn per oscure mene e vicende, smentisce che vi siano contatti con l’Italia per fornirle aiuti.
 Intanto, il Salvatore della Patria, così generosamente definito con toni encomiastici dalla stampa supina e dal Partito Democratico, presiede Consigli dei Ministri che si occupano di Isole Cook, San Marino e vegetali sui natanti.
Sul resto – cura da cavallo con lacrime e sanguetace, come tacciono rigorosamente i sobri Ministri Professori, Rettori, Prefetti, Ambasciatori, Ammiragli.
Si avvicina Natale e gli Italiani si attendono un grazioso cadeau dal superno Governo tecnico, crème de la crème: un mucchio di soldi da pagare, sacrifici pesanti che, però, anche a sinistra si definiscono anticipatamente come equi e necessari, per un'austerità coatta.
Recatosi dai due Consoli Imperiali con il cappello in mano, il Professore-Senatore-a-vita è stato trattato da paggetto di Corte e si è impegnato a promuovere enormi sacrifici, mediante l’imposizione di nuove tasse: certo, le tasse bocconiane, tecniche, sono bellissime, come sosteneva la venerata ed indimenticabile memoria di Padoa Schioppa; ma ci voleva un governo di esperti per inventare nuovi tributi? Non bastava uno Scilipoti qualunque? O un anonimo Rag. Fantozzi?
La verità è che i coautori del disastro del debito pubblico ci sottoporranno a sacrifici pesantissimi, che gli Italiani sarebbero anche disposti a fare, purché si sappia per qual nobile scopo; se si tratta di ripulire il nostro debito pubblico depauperandoci senza fine, la conseguenza è che il nostro intero sistema ne risentirà e, con la complicità non troppo occulta dei mercati e dei finanzieri le nostre aziende saranno comprate da stranieri a prezzi stracciati (francesi e tedeschi in prima fila), relegandoci in una posizione definitivamente ancillare rispetto ad altri e privi di sovranità economica (e, quindi, politica).
Il paggetto, con sobrietà e con l’appoggio di un Parlamento atonico e litigioso, sta per tartassarci e consegnarci al nuovo Impero Franco-Germanico: i cui Cònsoli, tuttavia, sono a loro volta precari (vedremo in primavera se Nicolas I sarà rieletto Presidente!) e stanno giocando un ruolo che non compete loro, con tutte le debolezze dei loro superbi Paesi.
Mala tempora currunt, la fine del tunnel è molto lontana; la crisi provocata dalla finanza sta mettendo a terra anche l’economia reale (i cui fondamentali sono buoni, come si continua a ripetere); ma – d’altra parte – anche al di là dell’oceano si pensa a ricevere l’albero di Natale alla Casa Bianca, notizia di cui le televisioni hanno riempito il mondo; un altro sogno obamico.  
Il resto (spread incluso) è inutile. 

giovedì 17 novembre 2011

Nuovi politici-amministratori


A margine del mio ultimo intervento, un'interessante riflessione di Lorenzo Guzzetti, Sindaco di Uboldo, che mi induce ad una replica:
"Solo una provocazione e una riflessione che faccio anche a me: ma non è che serve questa gente perché l'Italia non riesce più a partorire politici seri, preparati e capaci? Sfiderei l'80% del governo precedente a sapere la differenza tra una determina e una delibera...e non vado oltre. Per me che tento di fare politica è molto deprimente questo stato delle cose, ma confido in un risveglio deciso, serio e concreto delle persone appassionate dalla politica. O meglio, lo spero".

E già, caro Lorenzo, hai còlto il nòcciolo del problema: la crisi della politica
Quando si forma un vuoto, qualcuno lo riempie subito, è una regola... fisica, che si applica anche in questo campo. 
La "politica" si deve coniugare necessariamente con l' "amministrazione", a mio avviso. Non ci si può improvvisare amministratori senza aver un minimo di conoscenza delle regole dell'amministrazione; altrimenti, il "politico" è in balìa dell'apparato tecnico, che è immutabile e sa districarsi benissimo nella palude del nostro complicatissimo ordinamento. 
Ecco perché, apparentemente, un buon "tecnico" è potenzialmente un buon "amministratore": ne conosce tempi e modi, regole ed organizzazione, sicché parla con i funzionari nella stessa lingua. 
Tuttavia, il "tecnico-amministratore" corre il serio rischio di essere un teorico (un "professore") che agisce nel presunto interesse dell'amministrazione tout-court e non ha la sensibilità sociale che, per contro, dovrebbe essere la molla che spinge un "politico". 
L'amministrazione "tecnica" può anche essere perfetta secondo le regole scientifiche; ma siamo sicuri che sappia interpretare e cogliere i bisogni, le aspirazioni ed anche i sogni degli amministrati? 
Purtroppo, anche per esperienza personale, mi sono reso conto dell'approssimazione, della superficialità e delle velleità di molti "politici"; altrettanto devo dire dei "tecnici", rigidi e fermi al cavillo e all'applicazione maniacale delle norme, anche se astruse. 
Il politico deve dare gli indirizzi da seguire nell'amministrazione, ma deve pure valutare se le sue direttive siano compatibili con l'ordinamento, con la legittimità, con la realtà. 
Nei giorni presenti, l'affidarsi con aspettative quasi miracolistiche a dei tecnici, per quanto bravi e preparati, significa riconoscere espressamente che la classe politica è incapace di governare: non disturbate il manovratore... lui sì che sa come tirarci fuori dalle secche della crisi... 
Ma allora a che cosa serve la democrazia rappresentativa? 
Basterebbe dare il còmpito di governarci a tecnici scelti con severi concorsi pubblici e saremmo a posto...
È un'idea pericolosa, anche nelle emergenze; concorre ad infondere sfiducia nei cittadini, che piano piano si abituano ad affidarsi all'uomo provvidenziale di turno
Invece, non abbiamo bisogno di salvatori della Patria, ma di persone preparate e fortemente motivate che si dedichino al servizio dei cittadini nell'àmbito di una visione "politica" positiva, produttiva e concreta.
Già qualcuno parla di rottamazione dei gerontosauri della c.d. politica; credo che abbia ragione; noi siamo ingessati in un sistema paleolitico, in cui i politici o sono ancora quelli di decenni fa (soprattutto in una parte risparmiata sorprendentemente dalla decimazione di tangentopoli), o sono "nuovi" (quelli ormai stagionati da un ventennio, frutto della discesa in campo di un imprenditore geniale che credeva di poter applicare all'amministrazione gli stessi sistemi di un'azienda). 
Entrambe le categorie hanno fallito, salvo qualche eccezione. Si sono disperse in una defatigante lotta muro contro muro, nella delegittimazione reciproca, nell'annullamento delle decisioni dell'altro, così creando un vuoto, in cui la crisi mondiale e le banche sguazzano a loro piacimento.
Occorre, dunque, lasciare spazio ad una nuova generazione di "politici-amministratori", disposti a studiare scienza dell'amministrazione, oltre che ad aderire ad un impianto ideologico. 
Sennò, dopo i Monti arriveranno altre "risorse della Repubblica", in una sclerotizzazione a-democratica del nostro, come di altri Paesi democratici.  

mercoledì 16 novembre 2011

Top Government


Dunque, con l'assistenza amorevole di un'ostetrica d'eccezione, dispensatrice di laticlavi, il Prof. Monti ha partorito il suo governo tecnico per la salvezza e la coesione dell'Italia e parte di corsa.
Un Ammiraglio alla Difesa (non ha ancora giurato, è in Afghanistàn, ; che ci fa un marinaio in un paese senza sbocchi al mare?), un diplomatico dai magnanimi lombi agli Esteri, una Prefetta agli Interni, un Rettore ai Beni Culturali, un banchiere-manager allo Sviluppo Economico, un altro ex Rettore all'Istruzione, il Direttore Generale del Ministero dell'Ambiente all'Ambiente, un Professore di diritto costituzionale alla Sanità, una Professoressa Vicepresidente del Comitato di Sorveglianza di Intesa San Paolo al Lavoro, una Professoressa Avvocata alla Giustizia, una sfilza di altri Professori e Banchieri....
Un concentrato di sapienza, di saggezza, di competenza, che mette insieme altissimi funzionari dello Stato, con rinomati Docenti universitari ed illustri Finanzieri, dai curricula impressionanti.
Verrebbe voglia di dire che finalmente abbiamo un Governo di esperti, che si possono dedicare all'amministrazione senza gli affanni della politica e dei politici; la politica si è autosospesa; avanzano banche (anche straniere...; insieme a Papadémos, sono già due i primi ministri non alieni a Goldman & Sachs...) e università.
Anche Antonio de Oliveira Salazar fu un economista sopraffino, che, in Portogallo, nel 1928 divenne Ministro delle Finanze e, in un solo anno,  applicando una politica di rigido contenimento della spesa, riportò il bilancio non solo in pareggio, ma addirittura in attivo, risultato che tutti avevano fallito per un secolo. Forte di questo successo, nel 1932 fu nominato Presidente del Consiglio ed introdusse una nuova Costituzione, che gli diede i pieni poteri, con la teorizzazione dell'Estado Novo. 
Rimase al potere fino al 1968, colpito da malattia che lo rese invalido; il suo regime continuò fino al 1974; in quasi quarant'anni, con una severa politica economica e circondato da soli Ministri tecnici ed esperti, narcotizzò il suo Paese. 

martedì 15 novembre 2011

Il fascino del trono


Quando il quasi insuperato Scalfaro (oremus), con un bel ribaltone, nominò Presidente del Consiglio il tecnico Lamberto Dini, si parlò espressamente di governo di decantazione, di breve durata. Invece, l'improvviso Capo del Governo si affezionò a tal punto al tronetto di Palazzo Chigi, che si tenne ben stretto il più possibile, dal 17.01.1995 al 17.05.1996, 14 mesi esatti, con la benedizione quirinalizia, impareggiabile nell'inventare scuse per scongiurare nuove elezioni (finché non avesse fritto per bene il neonato - politicamente s'intende - Berlusconi); seguirono Prodi, D'Alema, Amato bis (chissà perché una risorsa della Repubblica; più propriamente la Repubblica  è una risorsa per lui, titolare di varie pensioni per la modica cifra di € 40.000 mensili).
Alle elezioni del 1996, il tecnico Dini, divenuto il politico Dini, passò disinvoltamente a sinistra, con il suo effimero partito "Rinnovamento Italiano", conquistandosi ai comizi una bella dote del 3% dei voti.
Facciamo un salto ai nostri giorni: il Quirinale, attivo come mai, chiama un altro tecnico, ancor prima della crisi di governo, per motivi di emergenza e di coesione nazionale.
I partiti tuttora rappresentati in Parlamento - incassate le dimissioni berlusconiane senza un voto di sfiducia, con smodate sceneggiate di giubilo a sinistra - guardano con interesse variegato da tassi di ipocrisia da basso ad altissimo, ma tutti convinti (eccetto la Lega) che si tratti di un atto dovuto per rispondere ai mercati nel tempo strettamente necessario ad impostare il risanamento del Paese, come ci chiedono incessantemente i mercati, le banche, l'Europa, la B.C.E., Merkozy: ergo, con l'eccezione del Terzo Polo, pensano più o meno apertamente ad un Governo di responsabilità nazionale, tutto tecnico (una volta si chiamavano governi balneari) e transitorio, per traghettarci alle vicine elezioni.
Ma un trono è pur sempre un trono e prima ancora di detenerlo col supporto di un voto parlamentare sprigiona un fascino fatale; chi vi siede, non lo vuol lasciare più (se non in vista di un altro trono: il Colle più alto andrebbe bene, alla faccia dell'ambizioso Casini?).
Oggi, infatti, non pago del laticlavio a vita, il Presidente incaricato, dal confortevole ufficio di Palazzo Giustiniani, ha esternato"La predeterminazione della durata toglierebbe credibilità al governo" e "non accetterei una definizione temporale", ammonisce. L'orizzonte che Monti deve poter vedere davanti a sé è quello della "fine della legislatura".
Proprio così, fine della legislatura, eletta dal popolo con ben altri intendimenti: ipse dixit.
Giusto in tempo o per  farsi il proprio partito pret-à-porter, come Dini, o per concorrere al Quirinale (che scade a maggio 2013).
Occhio alle scadenze costituzionali: sei mesi prima della scadenza del mandato del Capo della Stato, scatta il semestre bianco, durante il quale il Presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere; per Monti, dunque, l'obiettivo è arrivare ad Ognissanti del 2012; les jeux sont faits...
Intanto, si parla già pudicamente di sacrifici (non di lacrime e sangue! Anzi, la Camusso ha già inventato l'espressione equità... così lieve, così vaporosa, così delicata): il “tecnico” proconsole europeo-bancario ripristinerà l’ICI sulla prima casa e farà la patrimoniale: magari per decreto-legge. 
Se la politica ha fallito, noto che chiunque è capace di aumentare imposte e tasse (la Marcegaglia, invece, ne invoca la diminuzione); non c’è bisogno di essere bocconiani, basterebbe un Fracchia Ragionier Ugo qualsiasi (il quale, però, aveva il coraggio di dire che la corazzata Potiomkin è una schifezza pazzesca...).
Attendiamo sfiduciosi; anche le borse hanno risposto fiaccamente al miracolo del Colle e lo spread è salito: ma non era berlusconidipendente?
Forse che pure la tecnica bancaria non è una scienza esatta, come la politica?

lunedì 14 novembre 2011

domenica 13 novembre 2011

La "nuova Italia liberata" si presenta

                                                                                                                                                            
http://www.youtube.com/watch?v=LHtEcqw-fQg&feature=player_embedded
http://www.ilmessaggero.it/video.php?id=13045
Ecco la coesione sociale tanto auspicata dal Capo dello Stato: sono questi i salvatori della patria, che come Bersani si smacchiano la coda o stappano champagne come la Melandri o mostrano il ghigno più feroce come la Bindi? Sono costoro i sostenitori del costituzionalissimo nuovo governo tecnico del Presidente? Almeno il Presidente del Consiglio uscito era stato legittimamente eletto dal popolo; i nuovi Monti voluti dal Colle più alto no.
Bell'immagine dell'Italia si trae da questo clima fazioso e carnascialesco, da sgangherati tifosi della curva; all'estero già ci vedono come inguaribili vagheggini, pronti a far bisboccia ad ogni occasione; Italiener Musikanten, ci manca solo il mandolino.
Altro che coesione sociale, sono immagini da revanchismo di chi non ha mai sopportato di aver perso ripetutamente alle elezioni; uno splendido viatico per la nuova compagine governativa (nuovo anche l'amatissimo, inossidabile Amato, che galleggia meglio del sughero, da braccio destro di Craxi al governo dei professori, a 40.000 € al mese).
Chi si illude che la favoletta dello Stato sociale tornerà a trionfare si accorgerà ben presto di come i tecnici, longa manus dell'Europa dei banchieri, toseranno indiscriminatamente: ma - per certo -, anche per le sinistre, non sarà macelleria sociale, ma giusto riequilibrio, partecipazione ai necessari sacrifici.
Gli speculatori ben nascosti nei loro salotti buoni, a partire dai sontuosi uffici di Goldmann & Sachs, già generosi datori di lavoro di Monti, Draghi e Prodi, hanno tagliato un'altra fetta del salame degli inutili Stati dell'Unione Europea e si leccano i baffi, sazi di indotto spread.
E' finita un'epoca, davvero; ma solo da una parte; dall'altra, i vegliardi maestrini pietrificati e mummificati antropologicamente superiori sono ancora lì ed ora hanno tutto il tempo per far fuori gli illusi rottamatori, fastidiosi come le zanzare: già, con il freddo, spariscono; non hanno avuto neanche la loro primavera, l'apparato dei burosauri è peggio del d.d.t.

sabato 12 novembre 2011

E la Costituzione?


La Costituzione della Repubblica, frutto di un comprensibile compromesso tra diverse culture politiche nell’immediatezza del disastro della seconda guerra mondiale, è idolatrata a sinistra, che ne ha fatto un vero e proprio mito sacro, intoccabile, insuperabile.
Vani sono stati i tentativi di riformarla, a parte il discutibile rimaneggiamento della parte riguardante le Regioni e le competenze concorrenti con lo Stato, da cui è nato un contenzioso infinito davanti alla Corte Costituzionale.
In questi giorni febbrili, tuttavia, stiamo assistendo – anche se forse sfugge ai più – ad una vera e propria modificazione della nostra Legge Fondamentale e non nelle forme di cui all’art. 138 Cost., bensì mediante una nuova prassi che ci allontana dal sistema parlamentare, per farci transitare, quatti quatti, ad un vero e proprio sistema presidenziale.
Il Presidente della Repubblica, che della Costituzione è il primo custode, si sta muovendo felpatamente per nominare un nuovo Presidente del  Consiglio a suo pieno libito; formalmente, nessuna regola sembra calpestata, ma la sostanza è un’altra.
Prima ancora delle dimissioni di un Governo tuttora in carica, il Capo dello Stato, con mossa eclatante ed allusiva, ha nominato Senatore a vita il Prof. Mario Monti, così de facto indicandolo come nuovo Capo del Governo; l’ha ricevuto al Quirinale, ne ha indirettamente e ripetutamente parlato con abbondanti esternazioni, ha – insomma – indotto l’opinione pubblica a ritenere che Costui sia verosimilmente il salvatore della Patria (basta con i salvatori, ci accontenteremmo di persone normali).
Il nuovo Governo, tuttavia, ha bisogno della fiducia di entrambe le Camere; mentre alla Camera bassa una maggioranza sembra non esserci, al Senato invece c’è ancora, abbondante, ed è quella uscita vittoriosa alle elezioni del 2008.
Che cosa succederebbe se il Governo Monty-Merkozy, esecutivo bancario-europeo, non ottenesse la fiducia al Senato? Dovrebbe dimettersi, ma resterebbe in carica per l’ordinaria amministrazione (che, in casi di straordinaria necessità ed urgenza, si estenderebbe anche alla decretazione d’urgenza ex art. 77 Cost. con i decreti-legge): in tal caso, in mancanza di una maggioranza, il Presidente della Repubblica non potrebbe che sciogliere le Camere ed il periodo elettorale sarebbe gestito da un Governo privo dell’investitura parlamentare e della forza della rappresentatività (soprattutto se Governo tecnico, formato da non parlamentari).
I tempi preelettorali, in una situazione come l’attuale, sono delicatissimi; con un Esecutivo di tal fatta, non legittimato dalla fiducia, e le Camere sciolte, l’unico organo costituzionale forte rimarrebbe, de facto, la Presidenza della Repubblica, con l’assunzione di poteri enormi, di supplenza e di persuasione, di indirizzo e di condizionamento, si badi bene, al di là di ogni previsione della Costituzione e della sovranità popolare (i cui rappresentanti legittimi ed elettivi siedono in Parlamento, non sul Colle più alto, giacché il Capo dello Stato non è eletto direttamente dal popolo).
Il Quirinale motiva questo quadro politico con l’urgenza di rispondere ai mercati internazionali ed all’Europa: a questi moloch va sacrificato tutto? La sovranità, la Costituzione, la politica?
Un Governo del Presidente eterodiretto dalla Banca Centrale Europea (eletta da chi?), dalla Cancelleria di Berlino, dall’Eliseo (il cui inquilino dovrebbe pensare un po’ di più alla Francia e non ai trucchi per tentare inutilmente di essere rieletto), dai tecnocrati della finanza e della speculazione internazionale, da un’imbelle Commissione Europea, da una sfrenata campagna mondiale di stampa contro il nostro Paese (che sta male, ma non peggio di altri saccenti consiglieri interessati, del tipo della francese Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che si è affrettata a definire competente il nuovo Presidente del Consiglio in pectore). Con quale programma, poi? Chi lo sa?
Come in Grecia, con un nuovo primo ministro banchiere (già Vice Presidente della B.C.E.), che – però – condurrà ad elezioni nel giro di pochi mesi, mentre in Spagna (altro ventre molle) le elezioni sono imminenti.
Da noi, per contro, parlare di elezioni sembra blasfemo; un peccato mortale contro il senso di responsabilità, la necessità di coesione invocati da chi è abituato a ricorrere alla piazza e da anni tenta di dare una spallata fatale al voto degli elettori: chissà perché le urne vanno bene in Grecia e Spagna e non da noi…
Risultato: avremo probabilmente un Governo al di sopra della Costituzione, dipendente in tutto e per tutto da un Capo dello Stato che fa politica estera ed interna e fa pure la predica, alla faccia di una Costituzione tuttora vigente.
Nessun Presidente della Repubblica, da Einaudi in avanti (neppure Scalfaro, il che è tutto dire!) ha mai rimaneggiato così il sistema costituzionale; lo stupefacente è che non se ne parli e che, anzi, il profumo dell’incenso e lo schiocco degli applausi prevalgano contro ogni ragione; d’accordo che Parigi val bene una Messa (in questo caso Palazzo Chigi); stiano all’erta, però, i falsi adoratori della Costituzione; quando si apre la diga, poi è difficile chiuderla. Nel frattempo, i danni all’architettura costituzionale sono fatti e lo sfarinamento del residuo di sovranità rimasto alla Repubblica Italiana diventa irreversibile: diventeremo un protettorato anglo-franco-tedesco, con un bell’economista tratto da un esclusivo club internazionale di banchieri e finanzieri, dove si muove così bene, collaborando servizievole.
Brivido!   Che abbiano ragione i rottamatori?
Ma... serve coesione sociale, non facili vie di uscita... 
Ipse dixit.
Amen.

giovedì 10 novembre 2011

Roma, rione Monti


E le stelle stanno a guardare... 
Algide e lontane, hanno avuto però un soprassalto per la nomina di un certo nuovo Senatore a vita...
Che prodigiosa coincidenza... 
Da tempo il posto senatoriale era vacante...
Tie', proprio oggi se n'è accorto il Capo dello Stato...
Felpato come un gatto sornione, ha così lievemente "esternato"; non con una picconata cossighiana; non con un garrulo "non ci sto"... Ma con una nomina, sua prerogativa esclusiva (art. 59 Cost., come la nomina del Presidente del Consiglio, art. 92 Cost. ...).
Più chiaro di così! 
Talleyrand non avrebbe saputo fare di meglio.
Un vero statista, come quando, nel 1956, tuonava contro la rivolta d'Ungheria (per poi pentirsene 50 anni dopo, con tanto di corona di fiori  e corazzieri al monumento in memoria dei rivoltosi a Budapest, in visita di Stato; che tempismo!).
Aspettiamoci un governo Monti; da Tre-Monti a uno solo. Ma che Monti! Altro che Dini...
Un'eccellenza italiana, come ha chiosato Casini!
Un bel tecnico, serio, dòtto, sobrio, dal volto calvinista, di prestigio internazionale, relativamente giovane (solo 68 anni), inserito fulmineo nella politica tramite il Senato, con la scorciatoia della nomina presidenziale (a che servono le elezioni? Ludi cartacei...).
L'Italia in mano alle banche e ai banchieri e sodali, alle Borse, con la regìa straniera europea; questo ci aspetta. 
I banchieri: categoria notoriamente sensibile al "sociale"...
Il gran teatro della politica à l'italienne non si risparmia proprio niente; chissà che brindisi oggi nei salotti buoni della finanza, dove si rammenta con ammirazione Marie Antoinette, quella che "se il popolo non ha pane, che mangi brioches" e si detesta quel parvenu di Berlusconi.
Dal Colle più alto, ai Monti.
A Roma è lo stesso rione (rione Monti, appunto, dove sta anche Via dei Serpenti, con l'abitazione privata dell'Inquilino del Quirinale)
Un predestinato.
Viva l'Italia!

mercoledì 9 novembre 2011

Dalla crisi ad un "usato-nuovo"?


Mi annovero tra i "vecchi", che all'amministrazione (più che alla politica) hanno già dato, né aspirano a dare ancora e, quindi, possono guardare con un certo distacco alle vicende politiche nazionali. 
Credo proprio che sia giunta l'ora di un cambio sia generazionale, sia di approccio alla politica.
Non possiamo consegnare il governo e la guida della Nazione alle banche ed ai potentati finanziari, che pensano agli affari loro e non all'interesse del Paese e si fanno forti, nell'ombra, del paradossale sostegno della sinistra (a tutto pronta pur di tornare al potere, ancorché eterodiretto). 
Il Presidente del Consiglio, nel bene e nel male, ha segnato quasi quattro lustri della nostra storia recente; è abbastanza, è bene che lasci spazio ad altri che sappiano interpretare i bisogni degli Italiani anche partendo dalle sue idee, ma in un clima non più di contrapposizione fatale e di personalismi, che tanto hanno nuociuto all'immagine dell'Italia all'estero. 
Con Berlusconi - cui va, a mio avviso, riconosciuto di avere fatto non poco, seppur mal circondato e consigliato - non muore un'idea moderata, centrale e "liberale" della politica; muore un neocesarismo, forse più apparente che vero, che si è rivelato incompatibile con la realtà italiana. 
Purtroppo, in cso di imminenti elezioni, resterà in vigore una legge elettorale mortificante per la possibilità di scelta dei cittadini; una palla al piede formidabile, che lascia in mano a pochi maggiorenti il diritto di "scegliersi" i futuri deputati e senatori (ancora troppo numerosi), con un enorme potere di necessitata fidelizzazione. 
Perché mai, c'è da chiedersi, un bel gruppo di parlamentari dell'ormai ex maggioranza, sono passati dall'altra parte? Perché, evidentemente, hanno ricevuto in cambio assicurazioni di un buon posto nelle liste elettorali e la quasi certezza di rielezione... Altro che motivi ideali... 
Da parte mia, la separazione da "questo" centrodestra è avvenuta in tempi non sospetti e con precise motivazioni critiche, senza negoziare comodi paracadute. 
Per questo, occorrerà essere molto attenti a quando - se ci saranno le elezioni - saranno rese note le liste dei candidati... Ne vedremo delle belle, temo... 
E la voglia di cambiamento sarà frustrata e compromessa ab origine... 
A destra, al centro e a sinistra.
Non è una bella prospettiva.
Siamo in mano all'usato sicuro?