martedì 27 aprile 2010

Corte Costituzionale e matrimonio


Un'importante sentenza della Corte Costituzionale, la n. 138 del 14 aprile (consultabile nella versione integrale:
http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/schedaDec.asp?Comando=RIC&bVar=true&TrmD=&TrmDF=&TrmDD=&TrmM=&iPagEl=1&iPag=1)
ha dichiarato infondata la questione di legittimità costituzionale degli articoli 93, 96, 98, 107, 108, 143, 143-bis, 156-bis del codice civile in riferimento agli articoli 3 e 29 della Costituzione: il Tribunale di Venezia e la Corte d'Appello di Trento, infatti, avevano inviato alla Consulta le norme suddette, ritenendone l'incostituzionalità nella parte in cui prevedono che il matrimonio sia contraibile soltanto da persone di sesso diverso (c.d. matrimonio eterosessuale).
La Corte Costituzionale si è pronunziato sulla questione concernente l’ammissibilità del matrimonio tra persone dello stesso sesso nel nostro ordinamento affermando che l’unione omosessuale, pur se riconducibile all’art. 2 Cost., rappresenta tuttavia una formazione sociale non idonea a costituire una famiglia fondata sul matrimonio stante l’imprescindibile (potenziale) “finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo dall’unione omosessuale”; i Giudici hanno precisato che “in tal senso orienta anche il secondo comma della disposizione che, affermando il principio dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, ebbe riguardo proprio alla posizione della donna cui intendeva attribuire pari dignità e diritti nel rapporto coniugale”; pertanto “in questo quadro, con riferimento all’art. 3 Cost., la censurata normativa del codice civile che, per quanto sopra detto, contempla esclusivamente il matrimonio tra uomo e donna, non può considerarsi illegittima sul piano costituzionale. Ciò sia perché essa trova fondamento nel citato art. 29 Cost., sia perché la normativa medesima non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio”.

Almeno per ora l'istituto naturale del matrimonio è salvo.

Ciò non significa che la Corte Costituzionale abbia intenti omofobici, poiché la Consulta ha riconosciuto che "i concetti di famiglia e di matrimonio non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non soltanto delle trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della società e dei costumi. Detta interpretazione, però, non può spingersi fino al punto d’incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata"; infatti, l'art. 29 della Costituzione "stabilisce, nel primo comma, che «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», e nel secondo comma aggiunge che «Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare».
Quindi "si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel significato tradizionale di detto istituto" "stante la non omogeneità delle unioni omosessuali a quelle matrimoniali".
Ne deriva, dunque, che, "nell’ambito applicativo dell’art. 2 Cost., spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette (omosessuali), restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni (come è avvenuto per le convivenze more uxorio: sentenze n. 559 del 1989 e n. 404 del 1988). Può accadere, infatti, che, in relazione ad ipotesi particolari, sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa Corte può garantire con il controllo di ragionevolezza".
La Consulta rinvia quindi al Parlamento il còmpito di studiare ed introdurre nell'ordinamento italiano eventuali forme di tutela di unioni omosessuali, che non potranno, tuttavia, essere definite e/o paragonate al matrimonio, la cui nozione rimane quella stabilita dalla Costituzione, in particolare dall'art. 29.
Natura non facit saltus, diceva Linneo; nemmeno i Giudici della Corte Costituzionale, i quali - pur evitando ogni discriminazione (e anzi auspicando indirettamente l'intervento del Legislatore per disciplinare le unioni tra persone dello stesso sesso) - hanno delineato un principio fondamentale traibile dalla nostra Costituzione, pronto a resistere anche ad ardite scorribande giudiziarie dell'algida Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: a ciascuno il suo.

lunedì 26 aprile 2010

25 APRILE A RISCHIO


Già è difficile rassegnarsi all’idea che, dopo sessantacinque anni, si debba ancora invocare la pacificazione tra gli Italiani, quando ormai tutti – m’illudo – si abbeverano della libertà e del rispetto per la pluralità delle opinioni, anche quando ci si confronta aspramente (meglio un confronto aspro che un’unanimità imposta); diventa insostenibile, invece, che taluni, con prepotenza e superficialità, attizzino le divisioni e si rendano protagonisti di diseducative sceneggiate, che colpiscono la libertà garantita a tutti dalla Costituzione e dalla liberazione, frutto delle fatiche e del sangue di chi ci ha preceduti.
La festa del 25 aprile, festa di tutti gli Italiani di questo tempo, è a rischio: minoranze chiassose e fumogene, la cui autoreferenzialità è segnale di disagio, di incapacità a stare con gli altri, d’insofferenza per un’Italia plurale in ogni senso, fanno di tutto per allontanare i cittadini da una ricorrenza che, anno dopo anno, con l’inevitabile venire meno dei protagonisti per motivi di età, appare sempre più astratta, retorica, lontana, quasi una mera occasione da week-end.
Appartiene, invece, al bagaglio minimo di ogni Italiano contemporaneo, che deve conoscere la sua storia e, da essa, trarre gli insegnamenti indelebili ed i valori di democrazia che ci accomunano: qui stanno le nostre radici, come il 2 giugno, come il 4 novembre, le feste nazionali che ci uniscono e che ci danno senso di appartenenza al popolo italiano, non smemorato e raccolto all’ombra della sua legge fondamentale.
Chi scientemente disturba o manipola questa ricorrenza procura un danno grave a tutta la comunità nazionale, concorre a disaffezionarla e a renderla distante dal senso civico e dalla maturità storica, al punto che si deve invocare una nuova resistenza nei confronti di chi, con le sue intemperanze, ci vuole negare la nostra storia, con le sue luci e con le sue ombre.
Perché gli Italiani non dimentichino e non sostituiscano la consapevolezza delle loro radici con effimeri e banali surrogati o con l’arroganza giovanile di chi crede di tutto sapere, è necessario uno sforzo comune e determinato di tutte le Istituzioni; questo c’insegna il 25 aprile, senza il quale non avremmo la Costituzione e ci divideremmo mortalmente in fazioni in lotta perenne.

sabato 24 aprile 2010


Anche per noi si avvicina veloce il fatidico venticinquesimo di matrimonio: da non crederci, Marella, mi sembra che sia stato ieri il 25 aprile 1985.
Riguardando le fotografie di allora, mi avvedo che tanti non ci sono più; da ultimo la zia Carla, che a 98 anni ha portato via con sé la generazione prima della nostra: ci custodiscono dall’Alto; oggi la saluteremo per il suo lungo viaggio.
Qui, però, abbiamo i nostri figli, Marta, Filippo, Alberto, che – con la loro crescita - ci danno il senso del fluire del tempo e ci mantengono giovani: sono la continuità, pegno di eterno futuro nel succedersi delle generazioni: è in viaggio una bimbetta, per cui saremo presto prozii.
Sono grato a mia moglie di poter dire che, se tornassi indietro, vorrei replicare quanto abbiamo avuto e vissuto insieme in questi cinque lustri; né più, né meno.
Anche le ombre, che pure mi sembrano molto meno numerose delle luci.
Grazie! Sono consapevole che ha “sopportato” più di me.
Procedamus, enim, sine metu usque ad consummationem temporis nostri: ad maiora.
Insieme.
Inaspettatamente, abbiamo ricevuto anche il telegramma con la benedizione del Santo Padre, per noi e per i nostri parenti e amici: bene dixit, che vogliamo di più?

venerdì 23 aprile 2010

Habemus Papam


Nuova Giunta, nuove e vecchie abitudini.
Molto bene il numero dei componenti, sei: corrispondono ai settori “tradizionali” della ripartizione organizzativa della macchina comunale. Ora sarebbe utilissimo, in termini strutturali, costituire commissioni consiliari permanenti, una per ciascun assessorato, in modo tale che le proposte di deliberazioni giungano in Consiglio Comunale già preventivamente discusse in sede referente dai rappresentanti di maggioranza ed opposizione, con indubbio beneficio per la celerità dei lavori consiliari (sempreché i Consiglieri Comunali vi partecipino: l’amministrazione non si fa solo nel dopolavoro…, richiede impegno)..
Non si può ancora discutere della competenza dei designati, poiché occorre vederli all’azione; qualche sorpresa c’è tra i nuovi governanti cittadini: ma a loro va augurato buon lavoro, anzitutto; mi si permetta di invitarli a rapporti continui e stretti con i funzionari, che hanno vasta esperienza tecnica e sanno dare suggerimenti decisivi; spero continui l’abitudine di tenere le sedute nel pomeriggio, così da poter coinvolgere dirigenti e responsabili dei servizi nelle discussioni tecnico-amministrative; si risparmia tempo e si adatta la “politica” alle esigenze della legittimità e della praticità.
Ho sentito serpeggiare malumori per la presunta elevata età dei nuovi Assessori (età media: 58,6 anni): si tratta, a mio avviso, di un falso problema; l’età non è determinante (forse influisce sull’immagine), quel che conta sono la dedizione e la presenza instancabile sul pezzo. Un ripasso del “Cato maior de senectute” di Cicerone tranquillerebbe in punto.
Ho notato, dalle fotografie, una “novità”: il Sindaco a capotavola; io mi sedevo a metà del lato lungo del tavolo, così eravamo “di fronte”, ci si guardava negli occhi. Adesso il ruolo è plasticamente definito: d’altronde, il Sindaco non deve mai dimenticare di essere il capo dell’amministrazione, di cui risponde sempre, soprattutto davanti ai cittadini, che “personalizzano” l’istituzione nella figura che hanno eletto direttamente; per questo pretenda sempre dai suoi Assessori – pur nel rispetto del loro lavoro – di essere puntualmente informato.
Auguriamoci che i partiti non cerchino di sostituirsi o di condizionare l’Amministrazione.
Più complicata, invece, l’annunciata volontà di attribuire una competenza in un settore diverso a tutti i Consiglieri di maggioranza: la legge non prevede “Consiglieri delegati”; si può, tutt’al più, incaricare i Consiglieri di singole materie o progetti, sui quali – tuttavia – non hanno competenza iure proprio; non sono nemmeno delegati degli Assessori, a loro volta delegati dal Sindaco; il delegato, infatti, non può a sua volta delegare. Questi Consiglieri, quindi, saranno persone di buona volontà, si applicheranno allo studio di particolari problematiche, ma resteranno privi del potere di firma e di rappresentanza dell’Ente. La legge, sotto questo aspetto, non aiuta.
Figura ibrida e non definita, finiranno – come l’esperienza m’insegna – o col disinteressarsi, perché carenti di effettive funzioni autonome, o con il tentare istintivamente di assegnarsi còmpiti che non sono di loro competenza: il Sindaco vigili e sia sempre attento, non per sfiducia, ma per regolarità amministrativa.
Il 3 maggio seduta inaugurale del Consiglio Comunale, con il giuramento del Sindaco: sarà una seduta celebrativa e interlocutoria, molto più “politica” che amministrativa; il bello verrà dopo.
Attendiamo con ferma serenità; appena possibile e senza cagionare soverchio disturbo, vedrò di visitarli ad uno ad uno: visita di cortesia e di reciproca conoscenza; poi, ognuno secondo il proprio ruolo. Col massimo rispetto.

giovedì 22 aprile 2010

mercoledì 21 aprile 2010

Il natale di Roma: 2763!


Ai miei piedi, l’alma mater si risveglia, come da millenni.
Gli occhi percorrono il profilo dei tetti, dei campanili, delle cupole, di monumenti che sono la storia, avvolti dai pini.
Una bellezza che prende alla gola; le vecchie pietre che parlano, sussurrano la vita, richiamano l’eterno, loro che hanno conosciuto il fluire lento del tempo, i grandi del mondo.
È il bello, assoluto, senza aggettivi, ancora intatto prima dell’imminente aggressione del quotidiano, così fragoroso e meccanico.
Questo senso travalica il contingente, si traduce in muta preghiera, in un sillogismo: et super hanc petram aedificabo…
Costruirò.

lunedì 12 aprile 2010

Il crepuscolo degli dèi


Il popolo saronnese si è espresso: è stato tranchant, come una spada affilata, senza lasciare spazio ai dubbi.
Da parte mia, anzitutto, gli auguri di buon lavoro al Sindaco eletto, Luciano Porro, questa volta munito di maggioranza e, come tale, in grado di governare la città: forse non tutto il male vien per nuocere; ora - diversamente da nove mesi fa - sussistono le condizioni per la stabilità.
Insieme agli auguri, la mia vicinanza personale ed affettuosa per la responsabilità forte che da oggi grava sulle sue spalle; so che cosa significa essere in servizio permanente effettivo, 24 ore su 24, a favore della città; so che, accanto alla comprensibile euforia della vittoria conseguita, c'è già il pensiero per l'impegno, per lo sforzo che lo coinvolgerà quotidianamente nei prossimi anni. Ma ha le spalle larghe e non è solo.
In più, come tanti Saronnesi, confida anche lui nello Sguardo gentile e materno che da più di cinque secoli accompagna benevolo la nostra comunità dallo splendore del Santuario.
Con il ruolo assegnatoci dagli elettori, sia io, sia Annalisa Renoldi vivremo attenti e senza pregiudizi l'Amministrazione che oggi si inaugura: ricerchiamo tutti il bene di Saronno, seppure con sensibilità e funzioni diverse; è l'ora di essere attenti più a ciò che unisce, che a ciò che separa, soprattutto in momenti così difficili.
Noi siamo pronti, insieme ai tanti amici di Unione Italiana.
Come ci auguriamo siano pronti, nella compagine oggi sconfitta, a sorpassare presto la delusione, per mettere mano ad una credibile opera di profonda riflessione su un fatto eclatante: che una città di tradizioni moderate e di centrodestra - confermate larghissimamente il 28-29 marzo scorsi alle elezioni regionali - abbia scelto in modo diametralmente opposto alle contestuali consultazioni comunali.
Le idee, anche le più belle, camminano comunque sulle gambe delle persone: nelle persone, dunque, occorre ricercare il nesso causale di un disagio talmente forte da spingere i Saronnesi a decisioni solo apparentemente schizofreniche, ma non meno clamorose.
Nel nostro piccolo, con la fondazione di Unione Italiana, abbiamo cercato di svolgere una serena ed introspettica analisi ed abbiamo formulato proposte di programma che quasi 1900 persone hanno condiviso, superando anche la difficoltà "sentimentale" di staccarsi da una collocazione politica cui aderivano da lustri.
Per questo siamo stati derisi, ingiuriati, sottovalutati - con un crescendo di superbia e di personalismi mai visti in una campagna elettorale a Saronno.
Abbiamo buona memoria, ma non serbiamo rancori; di certo, abbiamo potuto misurare le persone, le stesse che nove mesi fa hanno favorito lo sgambetto nei confronti dell'allora candidata a Sindaco, definita "sbagliata" e proclamato l'ostracismo nei confronti di tanti altri; se oggi usassimo lo stesso metodo definitorio, dovremmo passare a termini ben più impegnativi.
Ci limitiamo ad un epitaffio, nella speranza che, con la sua levità spiritosa, fomenti serie riflessioni in chi siederà sui banchi dell'opposizione in Consiglio Comunale: distinti e distanti, secondo una celebre definizione del Presidente Cossiga.
Forse i Saronnesi, con il loro voto, hanno voluto inaugurare una stagione nuova nella vita politica cittadina; nessuno di noi è statico come un paracarro; per quanto ci concerne, contribuiremo come minoranza, auspicando che la novella maggioranza sappia essere più istituzionale di quanto non abbia dimostrato negli scorsi dieci anni dai banchi opposti: farebbe solo bene alla comunità, non a chi è all'opposizione, che rimane alternativa.
Ci pensi il nostro Sindaco; da noi troverà le porte aperte. Per Saronno.

Pierluigi Gilli
Consigliere Comunale di Saronno per Unione Italiana

mercoledì 7 aprile 2010

LE STRANE AMNESIE DEI CANDIDATI AL BALLOTTAGGIO


C’è poco da stare allegri dopo aver letto gl’interventi dei due candidati a Sindaco, che si affronteranno domenica e lunedì al ballottaggio.
Intervistati in parallelo da “La Prealpina”, hanno rispettivamente risposto così ad una maliziosa domanda (“Acquedotto, strade, fognature a pezzi. Ma avevate idea di tutti questi problemi?”): Porro: “Da consigliere anche con il massimo impegno non puoi capire come stanno le cose. Io le avevo scoperte nella scorsa campagna elettorale”; Marzorati: “No, da consigliere comunale no. Ne sono venuto a conoscenza in questi tre mesi da candidato sindaco”.
Bisogna ammettere che la domanda punta ad un effetto a sorpresa, anche se è assolutamente banale: che le strade abbiano dei problemi è sotto gli occhi di tutti, come sempre dopo la stagione invernale, quest’anno particolarmente lunga e dura. Chiunque sa che, in inverno, le strade si rovinano (anche per la pretesa di spargimento incontrollato di sale) e che, nella brutta stagione, si possono eseguire solo interventi palliativi, in quanto le riparazioni vere e proprie sono tecnicamente possibili ed utili solo dalla tarda primavera alla fine dell’estate, con i materiali appropriati. Si tratta di una costatazione di esperienza comune: tutti sanno quanti lavori si fanno da maggio ad ottobre, anzi spesso ci si lamenta per i disagi che ne derivano. Fenomeno che Saronno condivide con qualsiasi altro Comune: basta girarsi attorno. Puntualmente, anche quest’anno, seppure con le ristrettezze di bilancio, stanno per iniziare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria: nella stagione appropriata.
Fognature a pezzi? L’isolato episodio di Via Lanino, dove si è verificato un crollo di una condotta vecchia di almeno ottant’anni, è così eclatante? Certo, l’approvvigionamento di nuove tubazioni di diametro oggi non più standard e di dimensioni fuori misura, peraltro site a otto metri nel sottosuolo, ha complicato le riparazioni; ma ormai si è verso la fine dei lavori. Quante migliaia di metri di fognature sono stati rifatti (o fatti ex novo dove non esistevano, come i marciapiedi) negli ultimi dieci anni? Basti citare Via Volta, Via Campo dei Fiori, la nuova condotta madre di Via Milano, l’allacciamento in corso in Via Filippo Reina. Certo, molto c’è ancora da fare, ma molto è già stato fatto.
Acquedotto: i risultati delle costanti analisi dell’acqua somministrata dall’acquedotto di Saronno sono da anni pubblici e consultabili da chiunque nel sito di Saronno Servizi s.p.a. L’acquedotto non è a pezzi, grazie anche agli interventi eseguiti dall’Amministrazione Comunale, tra il 2002 ed il 2003, con l’approntamento di un nuovo pozzo a Cassina Ferrara e di un nuovo pozzo sostitutivo in Via Novara, con una spesa di oltre € 500.000,00=, mentre Saronno Servizi s.p.a. ha costantemente provveduto, nel corso degli anni, alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete ed al monitoraggio delle acque. È stato anche annunciato che, nel primo semestre del 2010, saranno realizzati un nuovo pozzo ed interventi di approfondimento in altri, per il che la Commissaria Straordinaria ha già disposto l’assunzione di un mutuo e che in caso di necessità il nostro acquedotto sarà allacciato a quelli dei Comuni confinanti. Si può quindi ragionevolmente concludere che, in tempi brevissimi, la situazione sarà soddisfacente ed adeguata sotto il profilo sia quantitativo, sia qualitativo. Né va dimenticato che, dopo anni di incertezze, le competenze in materia di gestione dell’acqua sono passate all’ATO provinciale, consorzio obbligatorio di tutti i Comuni della Provincia. Impossibile fare investimenti quando non era nemmeno chiaro chi li avrebbe potuti o dovuti fare. il Comune di Saronno ha dovuto quindi pochi mesi fa assumere un mutuo per la realizzazione di un nuovo pozzo ed altri necessari interventi, a carico del proprio bilancio, perché l’ATO – che sarebbe l’ente competente - non ha i fondi; ma ha dovuto richiedere a Varese un’autorizzazione!
Per conoscere quanto appena detto, non c’è bisogno di essere Consiglieri Comunali, né di aprire chissà quali cassetti: l’amministrazione è tutta pubblica e una legge consente a chiunque di accedere agli atti amministrativi: a maggior ragione ai Consiglieri Comunali, di maggioranza e di minoranza, che non hanno limitazioni in tal senso.
Appare, quindi, sconfortante che Consiglieri Comunali di lungo corso, come entrambi i contendenti, confessino di avere scoperto solo in occasione della campagna elettorale dati e fatti che sono da sempre di dominio pubblico: proprio loro che, ogni anno, in sede di approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo, avevano l’istituzionale dovere di verificare anche quanti soldi e quali risorse venivano destinati alle manutenzioni e, se ritenuti insufficienti, avrebbero dovuto proporre, quantomeno, degli emendamenti: non se ne è mai visto uno.
Il Municipio è una casa di vetro, non ha segreti, che nell’àmbito pubblico non possono nemmeno esistere: orbene, i Consiglieri Comunali hanno il compito fondamentale di dettare indirizzi all’Amministrazione e di fungere da ispettori della stessa; che cosa significa che “da consigliere anche con il massimo impegno non puoi capire come stanno le cose”? Capire?? Bisogna forse fare degli studi particolari?? Basta leggere gli atti ed i provvedimenti, tutti scritti, chiedere all’Amministrazione e soprattutto ai funzionari ed ai tecnici comunali (che ne sono competenti), scrivere interpellanze e interrogazioni, proporre emendamenti e mozioni, incalzare nelle discussioni pubbliche!
Altrimenti si scaldano solo le sedie della Civica Sala Consiliare “Dottor Agostino Vanelli”. E, ahimé, anche la poltrona di Capo dell’Amministrazione: dal 12 aprile occupata da chi, come Consigliere Comunale, o non ha capito o non ne aveva conoscenza.
Sperèmm…

lunedì 5 aprile 2010

Ricami (9): e le stelle “devono” stare a guardare...


La cittadella del centrodestra ufficiale è assediata dal centro-sinistra.
Come a Bisanzio nel 1453, gli Ottomani alle porte, gli ultimi costantinopolitani discettavano del sesso degli Angeli, a Saronno nel 2010, gli assediati si dedicano all’arte profumiera con Arrogance, lamentosi e smaniosi di cadere in piedi: sdegnosamente soli.
In piedi forse, ma comunque cadenti.

venerdì 2 aprile 2010

Ricami (8) - 14, 24, 56 una terna per tutte le stagioni. 94 fuori giuoco


Un’orgia di numeri ci ha perseguitato nei giorni scorsi: i risultati elettorali, che hanno riservato curiose sorprese. Tra i pontefici che da cattedre improbabili si sono distinti per l’urlata attitudine ad impartire livide lezioni ad altri, in cui la pensosa riflessione è stata sostituita dall’invettiva feroce, gli esiti delle preferenze sono stati da numeri del lotto: under ninenty. Seppur candidati in una lista si-cura, hanno rimediato 14 preferenze (a conferma che sotto il tabarro c’è il nulla), 24 (una débâcle da gambero, ridottosi ad un decimo del consenso raggranellato dieci mesi fa), 56 (da sovrano a valvassore, nemo propheta in lista…). Del 12, meglio tacere. Solo un consortile 94 fuori giuoco ha permesso alla si-cura brigata di superare d’un soffio la soglia minima del 3%, al di sotto della quale non si entra in Consiglio Comunale. E dire che il conquistador delle 56 preferenze, improvvisatosi mago e veggente con grande sicumera, aveva pronosticato baldanzoso che Unione Italiana non avrebbe raggiunto il 3%: l’ha triplicato. Che sia opportuno per costui darsi ad un serio studio della cabala e della smorfia napoletana? Si àpplichi, altrimenti, le sue fatture non dispiegano effetti e gli ci vuole un bicchierino del raro Amaro medicinale digestivo del Dott. Varnelli.