venerdì 26 febbraio 2010

Ricami (6)

Viste le annunciate liste elettorali per Regione e Comune, ringrazio il Cielo di avere studiato, tra l’altro, diritto di famiglia e le successioni.
Senza queste conoscenze, mi sarebbe difficoltoso e disagevole districarmi nella fitta rete di parentele e di coniùgi che ho osservato, anche in liste diverse: figli, fratelli, cugini, spose, nipoti, generi e nuore (affini), perfino fidanzati…
E poi dicono che la famiglia, in Italia, sia in crisi…
La famiglia invece è viva e vegeta, più in lista che in vista.

sabato 20 febbraio 2010

Ricami (5)


LA VOLPE e L’UVA di Esòpo
Un giorno una volpe affamata passò accanto a una vigna e vide alcuni bellissimi grappoli d’uva che pendevano da un pergolato.
- Bella quell’uva! – esclamò la volpe e spiccò un balzo per cercare di afferrarla, ma non riuscì a raggiungerla, perché era troppo alta.
Saltò ancora e poi ancora e più saltava più le veniva fame.
Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla disse: – Quell’uva non è ancora matura e acerba non mi piace! – E si allontanò con la rabbia nel cuore.

Il volume di fuoco è inversamente proporzionale alla quantità delle truppe: più queste si assottigliano, più s’innalzano al cielo urla rombanti di dolore. Una lista prêt-à-porter di clientes e famigli, durata lo spazio di un quinquennio, già decimata e non riammessa dagli elettori al Consiglio Comunale la scorsa primavera, nell’annunciare la sua riconversione in associazione culturale (si darà all’approfondimento poetico?), non risparmia fendenti e cannonate e taccia altri di egoismo di rimanere attaccati alla poltrona del potere.
Che barba! Forse che avesse ragione il Senatore a vita Giulio Andreotti, autore del celebre aforisma secondo cui il potere logora chi non ce l’ha?
Quella lista, infatti, ha avuto già lo sfratto dall’elettorato saronnese notificato con la rapidità di una raccomandata-espresso, che ne ha stroncato ogni velleità futura.

giovedì 18 febbraio 2010

Riforma Gelmini: la Provincia ci “dimentica”


L’Amministrazione Provinciale di Varese ha approvato il pacchetto degli indirizzi scolastici delle scuole medie superiori della provincia, per attuare le linee della riforma Gelmini; l’Assessore Provinciale Avv. Pellicini ha dichiarato in proposito che “si è voluto dare un’anima alle istituzioni scolastiche provinciali” tramite la nascita di poli di riferimento in base alle materie di studio; sono poi stati organizzati quattro incontri informativi in diverse città, per aiutare genitori e ragazzi nella scelta del percorso scolastico superiore.
Sembrerebbe tutto perfetto; ma non è così. Già lo scorso 7 dicembre avevo esposto sulla stampa le preoccupazioni di molti del mondo scolastico saronnese circa i provvedimenti in itinere alla Provincia, che sembravano trascurare Saronno; l’Assessore Pellicini aveva rassicurato, sottolineando l’ottima organizzazione saronnese.
Ora, a giochi fatti, si apprende che l’importante opzione Scienze Applicate, seppure richiesta, non è stata assegnata al Liceo Scientifico “G.B. Grassi”, unico liceo scientifico rima-stone privo in tutta la provincia.
La decisione è sconcertante e penalizzante; il nostro liceo scientifico, infatti, ha titoli di merito incontestabili, che lo rendono scuola di eccellenza, isola felice in un panorama italiano sconsolante: nel 2007 e nel 2009 è stato premiato dal Politecnico di Milano quale miglior liceo scientifico per ingegneria in forza dei risultati conseguiti dai suoi diplomati nei test d’ingresso; nella rilevazione internazionale OCSE Pisa 2006, ha ottenuto risultati eccezionali in tutte le aree (una media “scienze” di 566, contro la media italiana 475 e media OCSE 500: più della Finlandia, prima in Europa, ferma a 563!); è scuola presidio per il piano ISS (Insegnare Scienze Sperimentali); già dal 1989 aveva l’indirizzo Piano Nazionale d’Informatica (P.N.I.) e dal 1999 l’indirizzo sperimentale in scienze, che sono i precursori dell’indirizzo delle scienze applicate.
Il Ministero della Pubblica Istruzione insiste nell’affermare che la riforma segue le indicazioni dell’OCSE; allora per quali razionali motivi la Provincia ha concesso questo indirizzo agli altri Licei Scientifici - Varese, Busto Arsizio, Gallarate, Luino (che magari non l’avevano nemmeno chiesto) – e non a Saronno, dove il “G.B. Grassi” brilla per i prestigiosi riconoscimenti ottenuti e per la presenza di tutti i requisiti necessari ? Perché questo indirizzo non è stato attivato nel Saronnese nemmeno in altre scuole medie superiori? Anche a Tradate è stato concesso, all’I.S.S. “Geymonat”, che aveva già il liceo tecnologico sperimentale.
Saronno e il Saronnese sembrano sconosciuti alla Provincia, che ha limitato i quattro in-contri informativi a Varese, Gallarate, Luino e Gavirate: il sud della provincia è ancora una volta del tutto dimenticato.
E ancora una volta ci si deve domandare che senso abbia l’affermazione dell’Assessore Provinciale Avv. Pellicini, che a dicembre scorso sottolineava: “nella mia attività programmatoria ho la fortuna di avvalermi della collaborazione di saronnesi d’eccellenza: i miei colleghi di Giunta Rienzo Azzi e Alessandro Fagioli, peraltro Coordinatore Provinciale del PdL e candidato al Consiglio Regionale l’uno, Segretario saronnese della Lega l’altro: dov’erano in questa occasione? C’è da supporre che fossero assenti o distratti o che non abbiano capito o che non abbiano mosso un dito per il loro territorio; in tutti casi, hanno concorso a dare un sonoro schiaffo all’impegno dei docenti del Liceo Scientifico “G.B. Grassi” e alle aspettative dei genitori degli alunni di terza media e della città, alla faccia dei giudizi del Politecnico di Milano e dell’OCSE.
In questo modo, l’offerta formativa del territorio saronnese è stata privata di un polo scientifico di riferimento in cui siano presenti tutti gli indirizzi previsti dalla riforma Gelmini, con un depauperamento della possibilità di scelta, in quanto i preesistenti indirizzi P.N.I. e scienze sono aboliti e gli studenti che desiderano una formazione più specifica nell’area scientifi-ca (sono moltissimi) saranno costretti a rivolgersi a scuole fuori Saronno o a rinunciare.
Si sussurra che la vera motivazione sia che l’invidiabile polo scolastico saronnese è a servizio in grossa parte di studenti provenienti dalle contermini Province di Milano, Monza e Como, sicché la Provincia di Varese non intende investire più di tanto a favore di un’utenza esterna. Ma i Presidenti provinciali di Varese, Como e Monza sono leghisti e quello di Milano del Pdl: possibile che, in questa conformità di posizioni politiche, non siano in grado di trovare forme di collaborazione anche economica compensativa?
Intanto, la “penisola” – così è chiamato il Saronnese a Varese – è stata penalizzata per l’ennesima volta; speriamo che ci sia un ravvedimento operoso; a tal fine, confido nell’intervento fattivo di tutti gli altri Candidati a Sindaco.

martedì 16 febbraio 2010

Le avvertenze


Non è nostro metodo estrapolare frasi da un contesto, per far dire all’estratto cose diverse dal significato complessivo del contesto stesso. Ma quando il contesto è brevissimo, non c’è estra-polazione e la citazione non cambia significato, perché esso è già chiarissimo.
Orbene, sul sito ufficiale dell’a.s. FBC Saronno Calcio 1910 (http://www.fbcsaronno.it/), domenica 14 febbraio è comparso questo annuncio: “L'fbc Saronno 1910 è molto contento del comportamento della squadra e ringrazia anche tutto lo staff. Nel contempo, nell'anno del Cente-nario, denuncia che Saronno Servizi non ha dato un euro. Ce ne ricorderemo al momento opportuno”.
Non è ora il caso di domandarsi le ragioni per cui Saronno Servizi s.p.a. non abbia confermato il contributo annuale di ben € 70.000,00 all’FBC Saronno Calcio 1910; la Commissaria Straor-dinaria ha sicuramente riflettuto sull’opportunità di indirizzare la società comunale in tal senso; in un momento di vacche magre e di bilanci risicati è tutto da verificare la compatibilità di un simile stanziamento con le norme che reggono un bilancio societario corretto; né le altre – tante – parimenti validissime società sportive presenti in città devono in eterno rimanere a bocca asciutta, nonostante la loro indiscutibile funzione formativa dei giovani, senza alcuna finalità di lucro ed in forma del tutto volontaristica.
Quel che preoccupa ed induce a pensare ad inammissibili intenti vendicativi è l’avvertenza “ce ne ricorderemo al momento opportuno” rivolto a Saronno Servizi s.p.a., che è la società di tutti i Saronnesi.
Abbiamo l’impressione che la commistione tra candidature si-cure e gestione dell’a.s. FBC Saronno Calcio 1910 sia tutt’altro che disinteressata, sicché non osiamo pensare a quali scossoni Saronno Servizi s.p.a. ed il nobile mondo sportivo cittadino sarebbero sottoposti nel caso di successo elettorale di chi invia pubblicamente simili messaggi, che sono suggestivi ed inquietanti.
Preoccupazione che supponiamo comune alle altre liste del centrodestra ufficiale, tra i cui candidati si distingue un notissimo e benemerito uomo-simbolo dell’atletica, Giulio Lenzi, recentemente accolto nella lista del PdL.
Da uomo sportivo qual è, al pari del suo candidato a Sindaco, avrà il decoro di dissociarsi da queste sconcertanti scorribande verbali, rivelatrici più di tanti discorsi?
In caso contrario, si dovrebbero trarre allarmanti conclusioni sul metodo che il centrode-stra ufficiale userebbe nel governo della città e dello sport in particolare.
I cittadini-elettori attendono risposta.

sabato 13 febbraio 2010

Ricami (4)


Come presidente dell’associazione Licor ho avuto la ventura di conoscere liquori di limitata produzione locale, nondimeno eccellenti e fragranti, spesso curiosi anche per la loro storia ed origine.
Non sono abituale consumatore di alcoolici, tuttavia mi piace, ogni tanto, centellinare la sera un amaro, specie nel freddo invernale, con benefici effetti tonici.
Di questi tempi, in cui immémori disinvolture e clamorosi giri di valzer riempiono la cronaca politica cittadina, un bicchierino di amaro, appunto, è quel che ci vuole come aiuto alla digestione.
Ho scoperto la meraviglia dell’Amaro Medico-Digestivo del Dottor Varnelli, raro liquore proveniente da Muccia, bellissimo borgo marchigiano in quel di Macerata, ricchissima infusione di una pluralità di erbe in pochissimo spirito, che gli dà una modestissima gradazione: l’ho tosto adottato come amaro preferito, in sostituzione di un altro, molto noto per l’incessante réclame televisiva, che – alla lunga – si è rivelato troppo forte, trasformista e commerciale.
Con questo per me nuovo e stimolante liquorino, invece, dormirò sonni tranquilli e sereni, come il mio gatto “condominiale” (beati loro, i gatti, che pare non si riconoscano allo specchio, come invece càpita agli umani, a volte con non poco imbarazzo…).
Bere pochissimo, ma di qualità: motto a cui mi atterrò rigidamente in futuro, applicandolo anche alle persone.
Prosit.

Da Vittorio Emanuele II a Giorgio Napolitano


"Per ardui che siano gli sforzi da compiere, non c'è alternativa al crescere insieme, di più e meglio insieme, Nord e Sud, essendo storicamente insostenibili e obbiettivamente inimmaginabili nell'Europa e nel mondo d'oggi prospettive separatiste o indipendentiste, e più semplicemente ipotesi di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto, fosse anche la più avanzata economicamente, dell'Italia unita. Tutte le tensioni, le spinte divisive e le sfide nuove con cui è chiamata a fare i conti la nostra unità, vanno riconosciute, non taciute o minimizzate e vanno affrontate con il necessario coraggio".
Così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della Conferenza, dal titolo "Verso il 150° dell'Italia Unita: tra riflessione storica e nuove ragioni di impegno condiviso", con cui l'Accademia dei Lincei, a Classi Riunite, ha aperto le celebrazioni dell'Unità d'Italia.
Come non essere d’accordo?
Da Vittorio Emanuele II a Giorgio Napolitano un nastro tricolore lungo centocinquant’anni unisce le generazioni di Italiani, che nel corso di un secolo e mezzo e di alternanti fortune, si sono unite in un popolo unico.
Unico: unico al mondo per le sue caratteristiche peculiari, esito di una tradizione millenaria, di enorme pluralità di identità e di specificità, di propensione all’universalismo – retaggio dell’Impero romano e del messaggio cattolico del Cristianesimo -, di arte, di musica, di letteratura, di scienza, di industria, di amore per il bello, per la fantasia, per la creatività, per il saper vivere.
Unico anche nei difetti, che ci portiamo appresso quasi istintivamente: la furbizia, la faciloneria, il pressapochismo, l’individualismo esasperato, il disordine, il fatalismo, la sottostima di noi stessi e delle nostre capacità, l’esterofilìa, un ingenuo senso di inferiorità, l’arrangiarsi, l’inaffidabilità…
Ma noi Italiani siamo fatti così, nel bene e nel male; in 150 anni ci siamo uniti anche nel carattere.
Un Massimo Taparelli d’Azeglio redivivo oggi, probabilmente, riconoscerebbe che non bisogna più fare gli Italiani; piuttosto, direbbe che occorrere migliorare gli Italiani, renderli più confidenti in sé stessi, più attivi nello spirito civico, locale e nazionale, più desiderosi di consegnare il loro inimitabile patrimonio alle generazioni venture: per questo bisogna guardare avanti con fiducia e tornare a far nascere bambini, perdere il record negativo del più basso tasso demografico al mondo, riorganizzare la società perché sia amichevole con le famiglie.
L’apertura alla vita non è questione di nazionalismo becero o di ricerca di potenza nel numero: è il segno che non siamo e non vogliamo sentirci vecchi, che non ci chiudiamo nel benessere egoista di una società moribonda, che non intendiamo “rischiare di scivolare nell'irrilevanza, nel mondo globalizzato di oggi e di domani”, come ammonisce il Capo dello Stato, il quale rimarca che “l’identità e la funzione nazionale dell'Italia unita possono dispiegarsi solo in questo quadro, solo contribuendo decisamente all'affermarsi di questa prospettiva di sviluppo nuovo e più avanzato dell'integrazione europea”.
"Non c'è alternativa al crescere insieme, di più e meglio insieme, Nord e Sud", conclude a ragione il Presidente della Repubblica: uno sforzo comune, rispettoso delle svariate modalità di essere Italiani, in un pluralismo locale che è la nostra più grande ricchezza, insieme alla convinzione di appartenere ad un grande e generoso popolo unito.

venerdì 12 febbraio 2010

Ricami (3)


Gli amici dell’Unione Saronnese di Centro, coriacei leoni superstiti dopo lo tsunami ispirato qualche anno fa da un loro nuovo attuale sicuro ed affidabile alleato, hanno annunciato di appoggiare il candidato Sindaco del centrodestra ufficiale, ottenendo come equo indennizzo l’inserimento di un loro degnissimo esponente nella lista motrice della compagine.
Mi rallegro per la loro scelta ed àuguro loro con tutta sincerità di avere il meritato successo e di mantenere la propria indipendenza operativa, che gelosamente rivendicano.
Nell’occasione, gli esponenti dell’U.S.C. hanno dichiarato che “pur intendendo mantenere un buon rapporto umano e di amicizia con l’Avv. Gilli e con la Dott.ssa Renoldi, abbiamo ritenuto di non poter condividere la scelta da loro operata di costituire un nuovo partito, anche perché non riusciamo a comprenderne assolutamente scopi e finalità”.
Grato per aver pensato simpaticamente anche a me in un momento di decisioni così alte nell’interesse della città, per cui hanno fatto un passo avanti, nemmeno io riesco – tuttavia – a comprendere assolutamente per quali ragioni questi cari amici abbiano mutato a 180° giudizi e valutazioni che, in tempi non sospetti, mi avevano confidato ripetutamente e con dovizia di dettagli riguardo ai loro nuovi alleati.
Per miracolosa alchimia, il ferro s’è tramutato in platino, evidentemente, e io non me sono accorto; né questi cari amici e maestri mi hanno paternamente aiutato ad accorgermene. Eppure sono certo che, nella loro esperta e matura saggezza, conoscano bene le opere di misericordia spirituale, tra cui consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti. Invece, sono stati silenziosissimi da molto tempo, privandomi dei loro preziosi insegnamenti. Peccato!
D’altronde, cambiare opinione è lecito, anzi a volte è addirittura commendevole; purché, però, non si confondano le opportunità con gli opportunismi.
Bon voyage!

mercoledì 10 febbraio 2010


Avviso che, in considerazione delle richieste pervenute,
la mia conferenza "Conciliazione e libertà religiosa" si terrà
giovedì 11 febbraio 2010, sempre alle ore 21.00, ma
presso i saloni dello Starhotel Grand Milan,
Via Varese 23, Saronno.
(a 50 m. dal salone dell'Associazione Commercianti).
Parcheggio in Piazza Zerbi, Via Varese e Viale San Josemaría Escrivá.
Scusandomi per l'inconveniente, mi auguro di incontrarci domani sera
e porgo i miei più cordiali saluti

Pierluigi Gilli

domenica 7 febbraio 2010

Ricami


È tempo di pagelle, a scuola.
Su un noto, autorevole, imparziale periodico locale, l’intervento magistrale ex cathedra di un docente che, in tema di voti, somministra un discreto al mio primo quinquennio amministrativo e un non apprezzabile al secondo.
Sembrerebbe esserci una sostanziale sufficienza; peccato, però, che il docente non approfondisca i motivi del peggioramento: un alunno, da solo, non fa tutto, dipende anche dalla condotta della classe.
Per un necessario aggiornamento didattico – un po’ arrugginito dopo dieci anni di auto congedo -, ci si permette di consigliare al critico revenant l’attenta lettura 1) delle due puntate delle “Confessioni di un italiano”, quivi comparse; 2) de “Le mie prigioni” di Silvio Péllico.
Si sa, quando ci si estrania, si perde la conoscenza dei fatti; e i giudizi si fanno strabici; applicandosi, si recupera.
Altrimenti, sotto il tabarro il nulla.

sabato 6 febbraio 2010

Combattere insieme la crisi


La situazione di crisi generale è stata anticipata per gli Enti Territoriali dalla politica con cui tutti i Governi nazionali, di ogni colore, negli ultimi vent’anni hanno scaricato sui Comuni grossa parte del peso del risanamento del bilancio statale e attribuito nuove competenze, senza adeguati finanziamenti. I Comuni, privati dell’ICI – solo parzialmente restituita in modo iniquo – e stretti nella morsa del rispetto di un patto di stabilità sempre più rigido, attraversano dunque una crisi economico-finanziaria, che inutilmente i Sindaci di ogni appartenenza politica hanno tentato di arginare con le ripetute proteste – spesso clamorose - in occasione della presentazione ogni anno delle leggi finanziarie.
Convengo, quindi, con il candidato Porro che questo sia un momento estremamente difficile per il nostro Comune, come per tutto il sistema degli Enti Locali, sicché sarà inevitabile che, terminato il confronto elettorale, tutte le forze politiche ripensino le modalità del loro contributo all’Amministrazione cittadina: senza alterare il ruolo di maggioranza o di opposizione che i Saronnesi assegneranno, occorrerà stabilire un rapporto di ampia collaborazione per scelte che spesso saranno impopolari e rigorose.
Solo con questa consapevolezza sarà possibile governare positivamente la città; a tal pro-posito, mi ha piacevolmente colpito (se non sorpreso) il clima di costruttiva discussione che si è creata qualche sera fa in occasione del primo, quasi informale incontro tra i candidati, propiziato dai rappresentanti delle associazioni sportive; ognuno ha espresso le proprie opinioni ordinatamente e senza uscite polemiche, con un senso di rispetto reciproco foriero – mi auguro – di ulteriori sviluppi.
Ho l’impressione che la forzata pausa commissariale (mai vissuta nella nostra storia co-munale dal dopoguerra) abbia influito non poco sul mondo politico saronnese: ha dimostrato che l’Amministrazione non può essere affidata esclusivamente a funzionari che, per quanto esperti e competenti, hanno un ruolo burocratico e non rappresentativo, sicché procedono secondo regole fredde e neutre non sempre in sintonia con l’opinione pubblica, che non hanno il còmpito di interpretare nelle tante sfaccettature; ha dimostrato che, dopo anni di non-legittimazione reciproca, le forze politiche, volenti o nolenti, devono comunque collaborare, perché hanno in comune, al di là delle differenze ideologiche, lo scopo di amministrare al meglio la città.
Nel programma elettorale, che sto elaborando insieme agli amici di “Unione Italiana per Saronno” anche alla luce di un’esperienza decennale ben diversa, troveranno dunque spazio al-cune proposte operative per convertire questa nuova consapevolezza in forme di collaborazione istituzionale, a cui tutti saranno chiamati a partecipare, nella chiarezza dei ruoli del dialogo tra le parti.
Tutti i Candidati sono persone di lunga militanza e di notevole esperienza politico-amministrativa: non c’è dubbio che sapranno mettere a disposizione della comunità quanto hanno imparato sulla propria pelle di cittadini impegnati per la città; la novità è questa, il vecchio non è nelle persone, ma nella prigionia degli steccati, che mai come adesso possono essere superati.
In una valutazione non mi trovo pienamente in sintonia con il Candidato Porro, secondo cui il centrosinistra è unito, mentre il centrodestra è sempre più spaccato; a mio avviso, infatti, il centrodestra - che è largamente maggioritario in questa città - può anche permettersi una suddivisione al suo interno, così che le varie voci che lo animano siano in grado di esprimersi in un confronto pubblico e largo, senza la costrizione di un unico contenitore, adatto solo ad ingenerare equivoci e malumori.
D'altronde, anche nel centrosinistra si sono manifestate autorevoli eccezioni: non è uno scandalo.
Valga, dunque, il brocardo latino - attribuito a Sant'Agostino -: in dubiis libertas, in necessariis unitas, in omnibus caritas.
Motto quanto mai di attualità per la nostra Saronno.

lunedì 1 febbraio 2010

Le confessioni di un italiano - Seconda puntata


Nella notte tra il 14 e il 15 maggio 2008, inviai per posta elettronica una lunga e circostanziata relazione ai Segretari dei partiti di maggioranza: “Tali deliberazioni, come è stato fatto notare da un Consigliere di opposizione, non sono altro che l'esecuzione dell'indirizzo vòlto alla vendita di quei beni già contenuto nel bilancio di previsione, ampiamente discusso in maggioranza ed approvato dal Consiglio Comunale: di ciò i Capigruppo di Maggioranza sono parsi del tutto ignari, in quanto hanno sostenuto la necessità di "approfondimenti", sicché gli argomenti sono stati espunti dall'o.d.g.”.
Aggiungevo: “Le obiezioni dei Capigruppo citati costituiscono una vera e propria provocazione, l'ennesimo atto di sabotaggio nei confronti del Sindaco e dell'Amministrazione, in quanto basate sul NULLA: si tratta, infatti, di argomenti che ogni Consigliere Comunale dovrebbe conoscere perfettamente, perché plurimamente illustrati e, ora, riportati al Consiglio per le necessarie delibere esecutive del bilancio. Non possono (a meno che improvvisamente se ne sia offuscata la memoria) costoro ignorare che il compendio di Via Parini deve essere venduto all'asta, per usarne il ricavato, come mezzo proprio, al finanziamento di opere di ordinaria manutenzione; non possono ignorare che la foresteria del già Seminario sarà oggetto di concessione in diritto di superficie all'ALER che vi realizzerà una quarantina di minialloggi e pagherà al Comune il cospicuo importo di un milione di €; non possono costoro ignorare che Comune ed ALER hanno partecipato con successo ad un bando regionale, che ha finanziato in buona parte questo importante intervento; non può il Capogruppo di F.I., a questo punto, supporre che tale operazione sarebbe dovuta essere fatta da Saronno Servizi, dando prova di ignorare che al bando regionale potevano partecipare solo enti pubblici (ALER lo è, Saronno Servizi è una s.p.a. di natura commerciale!)”.
Non nascondevo la gravità del momento: “è evidente l'impossibilità di collaborazione tra Amministrazione e Capigruppo anche su argomenti noti, stranoti, discussi, conosciuti e già approvati. Tali delibere sono ESSENZIALI per il buon andamento dei conti del Comune: pertanto, a termini di regolamento, ho chiesto al Presidente Mariani di inserirli comunque nell'o.d.g. del Consiglio del 26 p.v.; cosa che il Presidente ha tosto fatto, integrando l'o.d.g. stesso. Da tutto ciò traggo conclusioni inevitabili: ormai i rapporti tra Amministrazione e Capigruppo di maggioranza sono compromessi ed inemendabili, come purtroppo da quattro anni, in cui ho dovuto sopportare la mancanza di rispetto e l'ostilità anche personale di costoro, pronti solo a rallentare e vanificare il quotidiano lavoro che Sindaco ed Assessori continuano a compiere. Avviso che questa situazione è giunta all'apice, sicché i Signori Capigruppo (ove numericamente possibile) devono essere sostituiti al più presto, come richiedo esplicitamente; in difetto, le mie dimissioni seguiranno come un fulmine”.
Sull’espressione “come un fulmine” si scagliò il sarcasmo di alcuni, che non ne avevano inteso il significato: “la facile ironia del Capogruppo di Forza Italia – il cui elaborato trasmesso per e-mail me lo fa scoprire come un fine conoscitore del giure, costatata l’abilità endogena ed esogena con cui discetta di regolamenti e di legittimità – sulla vana attesa delle ore dodici di venerdì scorso mi induce a ritenere che da parte Sua – e di altri – non si sia prestata attenzione al significato della parola fulmine. Orbene, i rappresentanti politici della maggioranza, con differenti modalità, mi hanno dato riscontro e pregato di attendere il loro confronto interno, esigenza che ho accolto volentieri. Ciò non toglie che il fulmine non arrivi a tempo prestabilito, ma è incombente, improvviso, soprattutto se a ciel sereno: perché, nell’amministrare una città, non si gioca, non si fanno partite; non ci sono games, che richiamano attività ludiche come la roulette; non c’è nessun big ben, c’è solo la serietà che, mi duole, mi è difficile riscontrare in simili baruffe” e annotavo: “soprattutto, quando si amministra, non si confondono i ruoli e le funzioni; il cambiamento di Capigruppo non consegna la città al Commissario Prefettizio; il venir meno del Sindaco sì: ci sarà una ragione, nevvero? Forse perché il Sindaco è eletto direttamente dal popolo e ci mette tutti i santi giorni la propria faccia, senza trabocchetti e imboscate?”.
Le segreterie dei partiti – malvolentieri, ma incapaci di motivare in modo convincente il siluramento anticipato del loro Sindaco - ci misero una pezza, provvisoriamente (attendevano un’altra occasione per proclamare l’ostracismo: la scadenza naturale del mio secondo mandato, con il divieto di legge di una mia terza candidatura; così tutto si sarebbe risolto da sé e io avrei dovuto togliere il disturbo, anche per compiacere i nuovi alleati leghisti); ma intanto, con la segretezza di Pulcinella, auspice l’odierno confidente, partì il tentativo di raccolta delle firme per la sfiducia; ne ebbi sentore, ma non volli muovere un dito, ero pronto a documentare pubblicamente quali rovinose conseguenze avrebbero apportato all'interesse della città i comportamenti sconsiderati ed immotivati di persone che non avevano esitato a ridicolizzare l'Amministrazione ed a mettere a repentaglio entrate per milioni di euri nelle casse comunali. D’altra parte, mi giungevano messaggi di incoraggiamento; anche da chi – oggi – mi taccia di vecchio; li conservo gelosamente per me nel cassetto, come dimostrazione della mutabilità delle persone a seconda delle convenienze.
Fallito il tentativo, si aprì un periodo di pace armata, che diede qualche risultato al Consiglio Comunale del 26 maggio 2008: assenti (senza plausibile giustificazione) due Capigruppo di maggioranza, dopo estenuanti discussioni, in cui la minoranza sguazzò con gran gusto e dispetto per la non riuscita del golpe, due dei tre punti di cui avevo preteso l’inserimento nell’o.d.g. furono approvati; il terzo lo ritirai io stesso, per un breve differimento, allo scopo di spazzare via voci allarmistiche e contraddittorie, pervenute nel frattempo da sinistra, che avevano confuso le acque a bella posta.
L’Amministrazione, nel breve prosieguo, visse una vita grama, risentendo di una situazione politica sgangherata e sleale, donde nacque una campagna elettorale disgraziata, su cui sarà bene ritornare in altre occasioni.
Con qualche malinconia, il 29 marzo 2009 scrivevo su questo blog l’apologo della pianta di limoni (http://pierluigigilli.blogspot.com/2009/03/lapologo-della-pianta-di-limoni.html): rileggendolo, mi sembra proprio di avere avuto ragione: "fra sé e sé, quell’uomo capì la lezione, cambiò gli amici ed imparò a distribuire con avvedutezza i suoi limoni agli altri: per pochi, ma buoni”.
Ma ormai è un’altra storia; gli equivoci sono finiti e ognuno va liberamente per la sua strada: s'è fatta chiarezza, i dissenzienti di allora e chi li soccorreva dall'esterno (?) non fanno più lobby, stanno insieme apertamente nel "centrodestra ufficiale" allargato alla Lega. Meglio così: a ciascuno il suo.

Le confessioni di un italiano - Prima puntata


Chi ricorda più Ippòlito Nievo, uomo risorgimentale autore de “Le confessioni di un italiano”?
Anni fa, era un classico della letteratura, inserito in ogni antologia con tutti gli onori; ora non è più di moda, ma forse sarà riscoperto nel 2011, in occasione del centocinquantenario dell’unità nazionale, che toglierà dall’oblìo tanti personaggi , la cui memoria è per lo più affidata alla diffusa toponomastica stradale.
Eppure Ippòlito Nievo fu un uomo di grande valore; mi è tornato in mente proprio oggi mentre leggevo l’editoriale di un noto settimanale saronnese (l’accostamento letterario è ardito, ma… absit iniuria verbis!), che potrebbe a buon diritto essere classificato come le confessioni di un italiano.
Non nel classico confessionale di chiesa, né in quello in auge nella casa del Grande Fratello televisivo, con cui condivide, però, la pubblicità.
Ebbene, riconoscendo una delle proprie peggiori sconfitte, il penitente svela al popolo ìnclito che, “in quel periodo (maggio 2008), la mia analisi , mi portava a considerare politicamente terminata l’esperienza Gilli” (sic: la virgola tra soggetto e verbo non è mia, la trascrivo fedelmente). Prosegue la confessione: “A parere del sottoscritto questa si¬tuazione portava all’impossibilità di proseguire nell’azione politico-amministrativa” sicché “sempre a parere del sottoscritto: venuto meno il rapporto fiduciario, onde non far subire alla Città di Saronno ulteriori umiliazioni ed evitare di perdere ulteriore tempo, il sottoscritto si è fatto promotore dell’unico strumento valido, rivolto ai Consiglieri Comunali, che è la MOZIONE DI SFIDUCIA. Il mio obiettivo era quello di consegnare ai cittadini di Saronno (una volta approvata la mozione di sfiducia) il diritto dovere di esprimere la loro fiducia ad una nuova (ed il sottoscritto si augurava, migliore) Amministrazione. Eravamo al 22 maggio 2008: personalmente iniziai a chiedere ai Consiglieri Comunali eletti di voler aderire all’iniziativa. La mozione non arrivò mai in Consiglio Comunale” (ibidem, passim).
Senza certo permettermi di salire sul pulpito (non è còmpito mio) e con tutto il rispetto per chi non attribuisce significato al fenomeno religioso, mi limito a saggiare la confessione sopra riportata ricorrendo per analogia a quanto dispone in materia la sapiente dottrina canonica.
L’art. 358 del Catechismo di S. Pio X e l’art. 4, VII, § 1450 del Catechismo della Chiesa Cattolica prescrivono che, per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: 1° l'esame di coscienza; 2° il dolore dei peccati; 3° il proponimento di non commetterne più; 4° la confessione; 5° la soddisfazione o penitenza.
Orbene, nel caso di specie, mi pare che i cinque requisiti non siano rispettati appieno.
Tralascio l’esame di coscienza, perché presuppone sforzi spirituali insondabili ed intimi; il dolore, invece, mi pare sostituito dal dispetto: quello derivante da una delle proprie peggiori sconfitte.
Del proponimento di non commettere più atti da confessare non v’è traccia; piuttosto, c’è una conclamata recidiva. La confessione, in sé e per sé, sembra esserci: ma è solo parziale ed omissiva (vedremo poi perché).
Quanto alla penitenza… meglio passare ad altro.
Nel mio computer, tra le tante, conservo una cartella contenente molti file relativi all’episodio di cui l’editoriale citato tratta in maniera per forza di cose molto succinta. La mia memoria, perciò, si può appoggiare a documenti di allora – tra cui il mio minidiario quotidiano – per una ricostruzione davvero completa di quanto accaduto, almeno per quanto io allora potei sapere.
Nel maggio 2008, ero rientrato da poco da una lunghissima ed impegnativa assenza di quasi tre mesi a Roma per motivi molto personali; nel frattempo, la vita politico-amministrativa era proseguita ed io intervenivo come potevo, anche partecipando alle sedute della Giunta da lontano, in teleconferenza. Mi era sembrato che, comunque, tutto procedesse tranquillamente, anche per comprensione della mia forzata lontananza; confidavo che fossero stati superati i continui confronti tra l’Amministrazione (Sindaco e Giunta), da una parte, e una frazione di Consiglieri Comunali di maggioranza, dall’altra, che, a intermittenza, lamentavano (nei ritagli di tempo dedicati all’amministrazione) di non essere sufficientemente informati dei provvedimenti da portare in Consiglio Comunale.
La questione che fece scoppiare le ostilità accadde il 13 maggio 2008: la Giunta aveva predisposto con rapidità gli argomenti da porre all’o.d.g. del Consiglio Comunale del 26 maggio al termine della sua seduta ordinaria pomeridiana, sulla scorta delle indicazioni pervenute dagli Uffici. Occorreva tempestività, in considerazione delle scadenze imposte dalla legge per l’imminente presentazione del conto consuntivo. Gli argomenti erano stati ritenuti dalla Giunta assolutamente “ordinari”, poiché costituivano, in gran parte, la necessaria esecuzione di quanto previsto dal bilancio, approvato da poco, del tutto chiari e non bisognosi di alcuna discussione preliminare, in quanto ben noti a tutti, trattati in (poco affollate) riunioni di maggioranza e mai contraddetti da alcun Consigliere Comunale.
Non partecipai direttamente, dunque, alla seduta dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale – sostituito dal Vice Sindaco – poiché non avevo dubbio alcuno sull’esito tranquillo e positivo dello stesso.
La mattina del giorno seguente, fui informato con molto imbarazzo che, contro ogni previsione, tre punti dell’o.d.g. erano stati espunti su richiesta di due influenti Capigruppo di maggioranza, sulla base di argomentazioni incomprensibili. I tre punti accantonati erano assolutamente preliminari ed urgenti perché l’Amministrazione potesse raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Consiglio Comunale in sede di approvazione del bilancio; proprio per questa esigenza, considerai inaccettabile l’atteggiamento dei Capigruppo, che – seppure pienamente edotti – non avevano esitato a mettere in difficoltà l’Amministrazione e la maggioranza, anziché rinviare a colloqui successivi gli approfondimenti ritenuti opportuni.
Facendo ricorso alla facoltà attribuita al Sindaco dal Regolamento del Consiglio Comunale, chiesi al suo Presidente di inserire comunque i tre punti all’o.d.g., perché urgenti ed indispensabili.
Per tutta risposta, due Capigruppo renitenti si attribuirono un inesistente potere di interdizione nei confronti del Sindaco, mettendo in dubbio che il Sindaco stesso (e, per suo tramite, la Giunta) avesse la capacità di valutare se un argomento fosse o meno urgente; addirittura, qualificarono di illegittimo l’inserimento di questi tre punti nell’o.d.g., apostrofando Presidente del Consiglio e Sindaco come autori di atti illegittimi. Esempio preclaro di usurpazione di funzioni e di significativa dimenticanza di quello che è invece il potere indiscutibile di tutti i Consiglieri Comunali: quello di non approvare le delibere proposte dalla Giunta, in una votazione pubblica, dopo una discussione pubblica, in cui ognuno si assume le proprie responsabilità se non è d’accordo e motiva adeguatamente davanti a tutti.
Invece di scegliere la strada della discussione aperta e leale, con il concorso esterno di un non-Consigliere Comunale oggi confesso (autorevole fin che si vuole, ma istituzionalmente rappresentante di nessuno, se non di una lobby autoreferenziale), quei due potenti Capigruppo si diedero alla raccolta delle 16 fatali firme di Consiglieri Comunali necessarie per sfiduciare il Sindaco del loro stesso partito e maggioranza e provocare così la dissoluzione anticipata dell’Amministrazione.
Oggi sappiamo, con la forza della confessione, che solo due Consiglieri di minoranza non si prestarono al giuoco al massacro, nell’ombra e nel segreto, sicché si possono fare bene i conti; per arrivare a 16 firme, ne occorrevano 12 della minoranza più almeno 4 della maggioranza; il risultato non fu raggiunto, sicché, tolti i due Consiglieri di minoranza che si rifiutarono, c’è da arguire che i Consiglieri dissenzienti di maggioranza fossero meno di 6, al massimo 4 (ma probabilmente meno: tranne due, i promotori, forse un altro paio si sarebbe aggiunto, una volta avuta la certezza dell’appoggio dell’opposizione al gran completo).
4 (o forse 2) su 19 costituenti la maggioranza: sarebbe questo il venir meno del rapporto fiduciario (con chi? Con Lui?), di cui sorprendentemente mena vanto il non-Consigliere Comunale così proclive a destabilizzare sempre di tutto e di più?
Sono stato troppo lungo; continuerò in una prossima puntata; intanto mi rileggo i documenti di allora, per rinfrescarmi la memoria (anche se, a dire il vero, non ce n’è bisogno).
A presto.