mercoledì 24 giugno 2009

Nubi all'orizzonte



Profumo d'inciucio
(senza commenti)
Vado a purificarmi alle terme.
Poi, per me, la vita privata normale riprende.
Sperèmm.

martedì 23 giugno 2009

L’arte difficile di governare


Un primo commento sull’esito del ballottaggio è semplice: senza se e senza ma, occorre riconoscere che la candidata del centrodestra ha ottenuto un brutto risultato e ha perso. Punto.
Da domani, si sprecheranno le analisi, gli approfondimenti, le riflessioni del post voto; saranno utili se non si convertiranno in una miscela esplosiva di rancori, incolpazioni, di “ma io l’avevo detto”, bensì nella presa di coscienza di una sconfitta a cui le divisioni interne ed esterne hanno fornito un formidabile aiuto (mentre è necessario convergere su ciò che unisce).
Riconosco sinceramente alle sinistre una certa abilità tattica, che – tramite un’apparente divisione al primo turno – ha consentito di erodere, sul piano meramente locale, un consenso ancora larghissimo per la vera maggioranza dei Saronnesi, che alle elezioni europee ha gratificato di un sonoro 61% le liste del centrodestra; divisi, dunque, per poi unirsi subitamente in una riuscita operazione del tipo “marciare separati, per colpire insieme”; complimenti ammirati agli astuti tattici avversari.
C’è, però, anche la strategia, che rende insufficiente la vittoria al ballottaggio: il Consiglio Comunale è dominato da una larga maggioranza di centrodestra, 17 Consiglieri, a cui ritengo si possa aggiungere – se la coerenza è una virtù – il Consigliere patron di Saronno si-cura.
Il neoeletto, dunque, può contare solo su 12 Consiglieri su 30: una palese minoranza.
Come si possa governare saldamente in questa situazione è una domanda a cui nessuno si può sottrarre, a partire dal comprensibilmente euforico ma nondimeno precario neosindaco, il quale si ripromette di “parlare con i Consiglieri a uno a uno, non alle forze politiche”; espressione sorprendente se detta da chi ha da sempre rispettato con zelo i riti dell’appartenenza politica.
Siamo quindi già alle prime battute di un copione già noto: le lusinghe, le pressioni sugli eletti, i richiami al senso di responsabilità, i mercanteggiamenti, quasi che i Consiglieri Comunali della maggioranza si trovino lì per caso, a rappresentare solo sé stessi e non perché eletti con le preferenze all’interno di una lista – forza politica – che li ha presentati e condotti all’elezione, con un mandato politicamente preciso ed eticamente impegnativo.
Iniziano le manovre del trasformismo, che altro non è che una forma subdola di aggiramento della volontà popolare (non mi riferisco al fatto che al ballottaggio abbia votato un solo elettore su due; chi non si è presentato alle urne patisca le conseguenze della sua omissione; la democrazia è fatta di numeri, che sono sinceri; tutto il resto appartiene al regno dell’opinabile; basta un solo voto per prevalere).

Che fare, quindi?

A mio personale avviso, c’è una sola strada da imboccare: la dissoluzione immediata del Consiglio Comunale con le dimissioni da parte dei Consiglieri della maggioranza di centrodestra.
La coerenza – che è una virtù – impone da subito questa decisione, ricognitiva di una divisione non componibile; imperdonabile coltivare illusioni: alleanze estemporanee, tattiche provvisorie, appoggi esterni, assenze causali per mantenere in vita un organo esecutivo privo del suggello della volontà popolare sono solo espedienti per mascherare un terremoto persistente, che induce alla paralisi.
La chiarezza e l’onestà intellettuale impongono che accordi di larghissima portata tra forze politiche divergenti in tutto, con programmi alternativi vengano fatti alla luce del sole e proposti agli elettori prima delle elezioni, non dopo.
Un anno di amministrazione retta da un Commissario straordinario non sarebbe una tragedia, ma solo un periodo di decantazione, nel corso del quale le forze politiche (ed anche i Saronnesi) potrebbero darsi una regolata e, magari, trovare delle convergenze oggi impensabili, da sottoporre ai concittadini in un ravvicinato turno elettorale: i Saronnesi rimarrebbero i sovrani, senza delegare al buio il proprio voto, senza tradimenti, cambi di casacca, pateracchi, inciuci, spallate. E' accaduto in tanti Comuni, nulla di strano.
Anche questo è senso di responsabilità; molto di più di precarie rivincite, in cui il fattore personale ed i veleni hanno giocato brutti scherzi, senza rispetto per le persone.
Ne riparleremo, seguendo l’evoluzione dei fatti sino alla prima e ultima seduta del Consiglio Comunale.
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I miei complimenti, infine, al mio successore Dott. Luciano Porro - tra l'altro mio coetaneo, classe 1956 -, a cui non mancherò privatamente di portare il mio cordiale saluto.
Un pensiero gentile ed affettuoso all'amica Anna Lisa Renoldi, di cui conosco bene le fatiche e le prove sopportate con forza e dignità non solo negli ultimi mesi; stia tranquilla, anzitutto con sé stessa: il tempo è galantuomo più di tanti gentilshommes.

lunedì 22 giugno 2009

In attesa dei risultati: il dado è tratto?


Fra poche ore, sapremo chi è stato scelto dai Saronnesi (pochi, in verità!) quale Sindaco, dopo un ballottaggio che ha è stato frequentato dagli elettori in modo molto deludente.
Speriamo che sia un risultato chiaro e non una vittoria di Pirro, anticamera per nuove elezioni dopo un annetto di Commissario prefettizio.
Attendo finalmente il mio successore, fermo nell'auspicio che – comunque vada - abbia vinto Saronno.

domenica 21 giugno 2009

Solitudine e comunità


Oggi l’ultimo impegno istituzionale, dopo i quindici giorni di prolungamento dovuto al ballottaggio: la cerimonia per il 50° di professione religiosa di Suor Gabriella Pagliuca, della Congregazione delle Figlie di Maria della Provvidenza (Guanelliane), Superiora dell’Istituto Sant’Agnese di Via Frua, casa di riposo femminile e scuola dall'asilo alle medie.
Per me è stata una fortunata occasione per chiudere bene i miei dieci anni – ben poca cosa davanti al cinquantesimo di Suor Gabriella! – e per donare all’Istituto due tele della compianta pittrice saronnese Maestra Erminia Lucini, che al Comune aveva fatto legato testamentario delle sue opere; Erminia ha trascorso gli ultimi anni della sua vita proprio a Sant’Agnese, dapprima con l’indimenticabile sorella Mina, poi da sola; è giusto che due segni della sua ispirazione cristiana nella pittura (una “Madonna con il Bambino”; “L’ostensione del Ss. Sacramento da parte di Santa Chiara”) rimangano in quella che è stata la sua casa, dove ha concluso serenamente la sua lunga esistenza circondata dall’affettuosa assistenza delle Suore guanelliane.
Una riflessione su un concetto udito nell’omelia del Cappellano don Daniele Tussi, della Congregazione dei Servi della carità (guanelliani), a commento delle letture della Santa Messa odierna: Adamo, nel paradiso terrestre, aveva tutto e viveva felice nel contatto con il Signore; eppure proprio Lui – sembra un paradosso – non ha voluto che Adamo vivesse solo e creò Eva.
Dunque, la natura intima dell’uomo non sta nella solitudine, ma nell’interazione con gli altri uomini; la solitudine, anzi, è la più grande paura dell’uomo, animal sociale, che realizza sé stesso con e per gli altri, altrimenti fallisce.
Un invito a stare insieme, ciascuno con i propri irripetibili talenti, in questo mondo in cui si tende o ad annullarsi in un generico io collettivo o a rinchiudersi gelosamente nel proprio particulare.
Viviamo in una comunità – dalla famiglia, alla scuola, al lavoro, al quartiere, alla città -: nessuno è solo, quindi; non dimentichiamolo mai.
Certamente Suor Gabriella, come le sue Consorelle, per volontaria missione a servizio di chi ha bisogno, non ha mai sofferto di solitudine.

sabato 20 giugno 2009

Fiori al femminile


È vero, hai sofferto,
la lotta fu dura,
ma niente paura!
Ti arrida, son certo
il giusto successo:
perciò dei bei fiori
dai mille colori
in mazzo ho già messo.


Alle Signore, in segno di festa, si offrono fiori.
Mai – secondo l’etichetta – ai signori.
L’usanza continui!

venerdì 19 giugno 2009

Come fidarsi di chi promette di fare ciò che è già fatto?

Ultime ore della campagna elettorale, ultime bordate, ultimi nonsense.
Leggo le dichiarazioni del Segretario del PD, il quale – sicuro della vittoria del suo Candidato ed incurante della realtà di una maggioranza già esistente diversa dai suoi variopinti colori – si spinge a promettere che, da subito, la sua improbabile amministrazione darebbe le risposte giuste alle richieste dei cittadini; e ne fa pure l’elenco, quasi che l’Amministrazione uscente sia rimasta con le mani in mano.
Troppo zelo… Troppa parzialità…
Trascrivo, quindi, il comunicato-stampa che mi sono sentito in dovere di emanare:

“Negli ultimi giorni, dichiarazioni rese a mezzo stampa dal Candidato a Sindaco Porro e dal Segretario del Partito Democratico, Dott. Gilardoni, hanno imputato all’Amministrazione inerzia ed inadempimenti, ai quali si ripromettono di porre rimedio in caso di vittoria elettorale.
In merito a tali affermazioni, è bene precisare che:
1) Scuola Elementare “Damiano Chiesa” alla Cassina Ferrara: i lavori di ampliamento sono regolarmente in corso; a seguito di interventi dei genitori, si è tenuta un’apposita riunione chiarificatrice, presenti il Dirigente Scolastico, la Coordinatrice d’Istituto, i Rappresentanti dei genitori e due Dirigenti Comunali, con il Sig. Franco Legnani quale uditore (è ancora Segretario cittadino di Rifondazione Comunista?). I tecnici comunali hanno assicurato che, per settembre prossimo, le nuove quattro aule saranno pronte, come previsto e che la nuova grande mensa sarà ultimata (fatte salve eventuali autorizzazioni di al atri Enti). Si è poi proceduto alla verifica dei bagni e si è convento che quelli esistenti, per il prossimo anno scolastico 2009/2010, sono sufficienti; si è poi concordato che, per l’anno scolastico 2010/2011, altre tre unità-bagno saranno realizzate dall’Amministrazione; i problemi, quindi, sono già stati risolti e l’impresa appaltatrice sta lavorando nel rispetto dei tempi;
2) Riparazione dei manti stradali ammalorati (buche): l’Amministrazione ha già affidato alle imprese aggiudicatarie due appalti, di € 300.000,00 (trecentomila) ciascuno, per le opere di asfaltatura stradale (oltre ad altri appalti per strade specifiche, come i marciapiedi di Via Roma, 2° lotto ed il porfido in Via Beato p. Luigi M. Monti, 2° lotto). I lavori sono in procinto di essere iniziati, com’è la regola tecnica, nel periodo estivo (anche per creare meno disagi, con il progressivo disaffollamento della città per le vacanze). Nel frattempo, gli stessi operai comunali sono già interventi a risanare diverse situazioni più compromesse. La segnaletica orizzonta seguirà gli asfalti. Si noti che l’inverno 2008/2009 è stato uno dei più inclementi degli ultimi decenni ed ha provocato gravissimi danni alla rete stradale, non solo a Saronno, ma in tutto il territorio nazionale; si noti, infine, che i ripristini definitivi non possono che essere eseguiti che nella bella stagione;
3) Acqua: A.S.L. e Saronno Servizi s.p.a., gestore dell’acquedotto, hanno dichiarato che, dai controlli puntualmente eseguiti sull’acqua del pozzo nei pressi della Scuola “Pizzigoni” i parametri di legge per la potabilità sono rispettati, sicché non vi è una situazione di pericolo conclamato. Saronno Servizi s.p.a., comunque, ha già predisposto due progetti (il potenziamento e l’approfondimento del pozzo attuale; la creazione di un altro pozzo presso il bocciodromo), previo studio geologico: il che ha richiesto ovviamente tempo. Si tratta di opere ingenti, per il costo preventivato in circa € 660.000,00=. Si è anche interpellato l’A.T.O., il consorzio provinciale obbligatorio a cui la legge ha trasferito le competenze in materia di acque; tuttavia, tale Ente – benché formalmente competente – non è ancora pienamente funzionante, sicché non po’ che limitarsi, al momento, a prendere nota dell’esigenza; per conseguenza, l’intervento proposto da Saronno Servizi s.p.a. non potrà che gravare totalmente sul bilancio comunale, anche se, in un futuro molto prossimo, le reti dell’acqua dovranno passare in proprietà ad una società patrimoniale costituenda da parte dell’A.T.O. della provincia. Si tratta, dunque, di reperire i fondi per finanziare i progetti, nonostante le notorie difficoltà di bilancio in cui si dibattono tutti gli Enti Locali;
4) Mercato: si rammenta che, nel corso degli ultimi anni, vi sono stati nmerosi interventi nell’area del mercato del mercoledì per migliorane la sicurezza e la fruibilità, con tanto di esercitazioni pratiche per le opportune verifiche. Appare del tutto evidente, comunque, che i disagi dei residenti non potranno essere mai eliminati del tutto, finché il mercato resterà allocato dove è oggi; ogni tentativo e studio di spostamento, inoltre, ha sempre incontrato l’assoluta contrarietà dei commercianti ambulanti.
Da quanto sopra, emerge documentatamente che l’Amministrazione attuale non solo non è rimasta inerte, ma anzi ha già provveduto a risolvere le problematiche sollevate, nell’ambito di un’oculata gestione delle risorse; si àuspica che la prossima Amministrazione si dedichi alla risoluzione di eventuali altre situazioni bisognose di cure, poiché queste – come si vede – sono già state ampiamente affrontate”.
Commento: non è la prima volta che il Segretario del PD mischia le carte e finge di non sapere oppure sostiene che lui avrebbe fatto in ben altro modo, per certo più intelligente (spesso mi ricorda, alternativamente, la favola della volpe e dell'uva o Ludovico Peregrini, il noto personaggio televisivo conosciuto come "Signor No").

D’altronde, perché stupirsi? Per capire che si tratta di una disinvolta abitudine basta una superficiale lettura del programma del suo Candidato: questi promette la cittadella sport, come se fosse una sua invenzione.
Peccato che nel Documento di Inquadramento del gennaio 2001, approvato dalla mia prima Amministrazione, la cittadella dello sport fosse già ben individuata (nella zona del Campo Sportivo) e che, nel corso degli anni, sia già stata completamente realizzata (anzi, con interventi in più del previsto) con: il rifacimento completo della piscina, la piscina all’aperto, i nuovi spogliatoi, il nuovo teleriscaldamento, il raddoppio del PalaDozio con la pista indoor e le tribune, il campo da pattinaggio, la riqualificazione dello stadio, il rinnovato bocciodromo, il restauro della vecchia scuola di Via Biffi per le associazioni, la palestra di roccia, il campo invernale di pattinaggio sul ghiaccio, lo skate park, il nuovo impianto di softball, la Club House, la messa a norma delle palestre, l’acquisto della palestra “Corrias”, gli spogliatoi dell’Amor Sportiva, ecc., ecc.

I cittadini che affollano all’inverosimile questi impianti, di cui godono da anni, sono la smentita più evidente di chi è talmente cieco (politicamente, beninteso) da negare l’evidenza.
Come fidarsi di chi promette di fare ciò che è già stato fatto?
Già solo per questo motivo, io non mi fiderei.

Ecco perché, domenica e lunedì, sarà bene ricordarselo nel segreto dell’urna e non votare per coLui che ha dato prova di non conoscere o, peggio, di piegare la realtà a suo illusorio vantaggio.

P.S.: con ciò, spero di avere risposto al garbatissimo e lucido commento di una cortese lettrice, di cui alcune parole sono veramente istruttive in merito alle promesse elettorali: “senza nascondere le difficoltà , senza remore ad ammettere che certe cose no, non si possono realizzare”. Le sottoscrivo e La ringrazio. Buon voto!

giovedì 18 giugno 2009

Promesse elettorali, luna park e realtà


Un breve commento, del tutto personale e molto meditato, al patinato libretto dei sogni costituito dal favoloso programma del Candidato delle sinistre, Luciano Porro, tutto teso a suscitare incautamente entusiasmi onirici.
Per brevità, uno sguardo ad un paio di punti, molto qualificanti e suggestivi; in altra occasione, la disamina del resto.

(pag. 8) - “Palazzo Visconti: Progetto: prevede che il possibile utilizzo sia visto come occasione di sviluppo della città, come punto di forza e di attrazione per un vasto pubblico e nel contempo possa soddisfare bisogni espressi dalla città stessa, bisogni non ancora soddisfatti. Tra i principi fondamentali che riteniamo debbano essere rispettati per qualsiasi decisione progettuale futura sottolineiamo l’uso polifunzionale e comprensoriale; la presenza di servizi di vendita ed intrattenimento; il collegamento con la forte domanda locale, ma anche con l’esterno, recependo la vicinanza di Milano come risorsa e non come penalizzazione. E ancora: la sostenibilità edilizia e artistica, la sostenibilità economica dell’investimento e dei costi di gestione da parte del bilancio comunale, la possibilità di collaborazione, sia a livello di finanziamento iniziale che di gestione, con altre realtà pubbliche o private, anche in previsione di Expo 2015. Finanziamento: con mutuo e/o dismissione di patrimonio comunale non più strategico per quanto riguarda l’investimento iniziale; con autofinanziamento e ricavi della gestione diretta e/o contribuzione di privati e finanziamenti pubblici per quanto attiene le spese di gestione”.

Chiosa: ma lo sa il Candidato Porro che, per il patto di stabilità, è pressoché IMPOSSIBILE contrarre mutui? Con quali fondi, poi, pagherebbe i ratei del mutuo (di ben oltre 10 milioni di €), che fanno parte della spesa corrente? Dismissione di patrimonio comunale non più strategico: quale? La Commissione appositamente creta dal Consiglio Comunale non ne ha individuato che uno, di modesto valore; che cosa vorrebbe vendere il Candidato Porro? Le case popolari a canone moderato? Autofinanziamento: quindi, il Candidato Porro propone che, per usufruire dei mirabolanti servizi promessi, i cittadini debbano pagare. Salatamente, si presume, perché la gestione di un centro simile costerebbe qualche centinaio di migliaia di euri all’anno. Quindi… Palazzo Visconti, edificio PUBBLICO civile più nobile della città, usufruibile A PAGAMENTO. Ricavi da gestione diretta e/o contribuzione di privati: Palazzo Visconti, PUBBLICO, ceduto a privati, in cambio di un affitto? I cittadini pagheranno per poterci entrare… Contributi di privati e finanziamenti pubblici per le spese di gestione: di chi? Quali finanziamenti pubblici? Per la spesa di gestione, cioè spesa corrente?? Non se ne conoscono esempi….
Non sono nemmeno sogni, ma macroscopici ERRORI di valutazione contabile e finanziaria; ogni commento è superfluo; basta citare la grandissima Mina:
“Caramelle non ne voglio più … Le rose e i violini questa sera raccontali a un'altra. Parole, parole, parole; parole parole, parole; soltanto parole parole tra noi”.

(pag. 9) - “IL PARCO TEMATICO “CITTÀ DEI BAMBINI” Progetto: prevede lo snodarsi, all’interno di un’area interna e delimitata del parco, di un percorso didattico nel verde, con strutture ecocompatibili a basso impatto ambientale disseminate all’interno dell’area a parco, che rimane completamente fruibile e aperta a tutti i cittadini. Il parco tematico “Città dei Bambini” (sul modello di altre esperienze già consolidate tra cui si ricorda la “Città dei Bambini” di Genova e “La villette” di Parigi) diventa quindi occasione per creare posti di lavoro e nuovo sviluppo attraverso la possibilità per i bambini, con attenzione alle diverse età, di sperimentare, in un percorso di isole tematiche dedicato a scienza e tecnologia, con l’assistenza di educatori ed animatori, la scoperta di se stessi e del mondo che li circonda, trovando risposta alla propria curiosità e voglia di sapere attraverso il fare in prima persona: esperienze di tipo sensoriale e manuale, dove il toccare, il provare, lo sbagliare, il dubitare diventano modalità con cui l’esperienza si traduce in conoscenza. Il parco tematico “Città dei bambini” offre ai genitori un’occasione unica per vivere insieme ai propri figli la sorpresa della scoperta, attraverso il gioco vissuto come strumento educativo e di divulgazione scientifica: la famiglia è portata a fare esperienze di condivisione. La vicinanza dell’area alla ferrovia ed al centro commerciale naturale permettono veramente di sperare che l’iniziativa possa trasformare Saronno, dandole un’identità che possa essere fonte di vantaggio competitivo. Finanziamento: da oneri di urbanizzazione e/o oneri aggiuntivi a carico operatore e/o mutuo”.

Chiosa: begli esempi Genova e Parigi, notoriamente simpatiche e misconosciute cittadine delle dimensioni demografiche di Saronno… Creazione di nuovi posti di lavoro: se ne deduce che l’ambizioso percorso tematico sarà affidato a privati, i quali non lavorano certo gratis; anche qui, dunque, attività A PAGAMENTO? In uno spazio pubblico, peraltro ridotto nella sua dimensione verde? Più che il paese dei balocchi, il paese dei biglietti (d’ingresso). Per di più con la speranza di afflusso di pubblico dall’esterno; già… la speranza, con la quale si fanno i progetti… E chi pagherà la giusta mercede agli educatori ed animatori di questo circo Barnum permanente, Luna Park intellettuale? Il Comune non può assumere altro personale (anzi, le leggi finanziarie ne impongono la riduzione); quindi, è evidente che tutto sarà dato in appalto, magari a una delle solite cooperative, che però dovranno essere pagate… Da chi? Dai genitori dei bambini, con un bel biglietto per l’ingresso alle attrazioni. Mirabilandia e Disney Sarònn in un sol colpo; facciamo pagare l’ingresso anche al Parco del Lura? Finanziamento: oneri di urbanizzazione: giusto, purché si costruisca… Quando, però? Con la crisi in atto, passeranno anni… Oneri aggiuntivi a carico dell’operatore: già… e con quali altri soldi si costruirà l’indispensabile e previsto da anni parcheggio a servizio della stazione? Non basta il grande parco (la cui gestione peraltro costerà di per sé una barca di quattrini)? Mutuo: occorre ripetere che, per il patto di stabilità, è pressoché IMPOSSIBILE contrarre mutui? Con quali fondi, poi, pagherebbe i ratei del mutuo, che fanno parte della spesa corrente?

In mesi di campagna elettorale, il Candidato Porro non ha mai spiegato concretamente, dunque, come finanziare questi sogni; per forza, NON LO SA. Malgrado ciò, promette; ovviamente con onestà e lealtà. E come la mettiamo con un aspetto tutt’altro che secondario, cioè il significato etico di questo fantasioso contenitore? Come sarà “erudito il pupo”? Quali valori non solo pseudo ecologici verranno insegnati? Consumismo “intelligente”? Ci sarà lo spazio per la crescita anche individuale e non solo collettiva? Il patrimonio della tradizione cristiana e delle nostre genti sarà preservato o sarà fagocitato da un sincretismo laicista e cedevole? Con i compagni che si ritrova, c’è da restare come minimo molto perplessi.
Conclusione: più volte, con la consapevolezza della situazione difficilissima in cui versano gli Enti Locali, come gli Amministratori di ogni colore onestamente sottolineano, mi sono ripetuto nel dire che, nei prossimi anni, sarà già un grande successo se l’Amministrazione Comunale riuscirà a mantenere la quantità e la qualità dei servizi pubblici sinora erogati. Un programma serio e fattibile, dunque, dev’essere realistico e non infarcito di fantasie; soprattutto gestito da chi conosce il bilancio e non si azzarda a promettere finanziamenti che non esistono o che non sono ammissibili dall’ordinamento.

Si è onesti e leali con gli elettori quando non si nasconde la dura realtà e non si fanno affascinanti voli pindarici, quando ci si impegna ad amministrare con rigore, efficacia, senso delle istituzioni.
Mi spiace veramente per la delusione che mi prende quando m’imbatto in simili imprudenti programmi, che sono tipici di chi sa di perdere, perché non sarà messo alla prova e può parlare in anarchica libertà; il candidato Porro vanta l’ineguagliabile primato di ben v-e-n-t-i-c-i-n-q-u-e (25) anni di permanenza in Consiglio Comunale, dovrebbe conoscere vita, morte e miracoli dell’amministrazione Comunale saronnese; invece, con improvviso appannamento della selettiva memoria, è anche strumentalmente capace di non riconoscere l’evidenza e di ammettere che alcuni punti del suo programma sono già stati realizzati (la cittadella dello sport, p.es., pag. 10: non si ricorda, il Candidato Porro, in quali condizioni si trovavano gli impianti sportivi nel 1999? Chi ha rifatto la piscina, realizzato la piscina all’aperto, i nuovi spogliatoi, il nuovo teleriscaldamento, il raddoppio del PalaDozio con la pista indoor e le tribune, il campo da pattinaggio, la riqualificazione dello stadio, il restauro della vecchia scuola di Via Biffi per le associazioni, la palestra di roccia, il campo invernale di pattinaggio sul ghiaccio, lo skate park, il nuovo impianto di softball, la Club House, la messa a norma delle palestre, l’acquisto della palestra “Corrias”, gli spogliatoi dell’Amor Sportiva, ecc., ecc.? Le Amministrazioni Gilli-Renoldi 1999-2004 e 2004-2009, di cui Lui è stato fiero oppositore….).

L’amministrazione è cosa seria e ci riguarda tutti: sarà bene ricordarlo nel segreto dell’urna.

mercoledì 17 giugno 2009

Insulti à gogo in un mondo di nuovi barbari

Leggo con disagio crescente articoli di stampa, missive, dichiarazioni in cui si parla della degenerazione in atto della morente campagna elettorale: manifesti abusivi, confronti accesi tra improvvisati attacchini e, soprattutto, volgari insulti da trivio nei confronti della Candidata a Sindaco, Annalisa Renoldi.
Quest’ultima circostanza mi indigna (uso mio malgrado questo verbo, poiché non sono un abituale indignato speciale, che – a sinistra una squilla risponde – insorge ad ogni piè sospinto): non c’è nessunissima ragione, men che meno “politica”, che giustifichi il ricorso a termini disgustosi ed offensivi, per di più rivolti con tonitruante scompostezza ad una Signora.
Se ciò che mi è stato riferito corrisponde al vero (e non ho motivo di non prestarvi fede), spero in un seppur tardivo ravvedimento dell’autore dell’indegna gazzarra; per fortuna – rifletto amaramente – tra i compiti del Sindaco non c’è anche quello di insegnare la buona creanza: con taluni, infatti, sarebbe un’impresa impossibile.
D’altra parte, il primo turno elettorale è servito a spazzare via dal Consiglio Comunale, per volontà sovrana degli elettori, qualche devoto all’invettiva, all’ingiuria, all’insinuazione, all’indecente gestualità allusiva, con le quali – nella pietosa ed indifferente pazienza dei Consiglieri – si è ampiamente distinto.
Chi semina vento, raccoglie tempesta: il proverbio ha trionfato ancora una volta; oggi costoro sono già out, ex (non certo emeriti), benché appartenenti alla compagnia degli onesti e leali.
Urge che ci si dia una regolata severa: sennò, come stupirsi della crescente disaffezione al voto? I cittadini non sono barbari, ma elettori, da trattare con il massimo rispetto, al pari dell’Istituzione Comunale.
Senza dimenticare il garbo per le donne (altrimenti, quanta ipocrisia nell’invocare le quote rosa!) e rinunciando alla querela facile per un confronto di idee, di programmi, non di turpiloquio.
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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".

martedì 16 giugno 2009

L’importanza di votare


La disaffezione per il voto è un fenomeno sempre più preoccupante: sembra quasi che i cittadini considerino le elezioni un’inutile perdita di tempo, convinti – da una parte – che non cambierà nulla, rassegnati – dall’altra – ad assistere alle irreali liti tra e dentro i partiti.
Capisco che un sentimento di ripulsa possa derivare istintivamente dalle non sempre brillanti performance della classe politica e che sia facile soggiacere alla tentazione di mandare tutti a quel paese, riservandosi il diritto al mugugno.
Non sono, però, buone e sufficienti ragioni per autoestraniarsi dalla vita della comunità in cui si vive, per rinunciare all’esercizio di un diritto che non è piovuto dal cielo gratis, ma che è invece il frutto di lunghe e sofferte lotte dei nostri avi.
Se il week-end è ormai più sacro della santificazione delle feste, al punto che è considerato con fastidio rinunciarvi, mi piace ricordare che, questa volta, si può votare anche lunedì, sino alle ore 14.00; sicché la tintarella al mare o la passeggiata in montagna non sono di ostacolo all’accesso alle urne.
A maggior ragione questa volta nella nostra città, in cui si potrebbe verificare l’ipotesi di un pateracchio, con l’ingovernabilità o il trionfo del trasformismo.
Andare a votare per scegliere il Sindaco è quindi un dovere civico a cui nessuno si può sottrarre; i Saronnesi si sono già pronunciati sulla maggioranza del Consiglio Comunale; ora si tratta solo di confermare pienamente il responso già uscito dalle urne.
Con chiarezza e senza pasticci, anche a dispetto delle pelose, unilaterali, deprimenti e suggestive interviste che si leggono su qualche giornale, occulto tifoso dell’assenteismo, con la speranza che favorisca l’uno rispetto all’altra.

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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".

lunedì 15 giugno 2009

Rigirare la frittata: il neo-podestà


Mancano pochi giorni al ballottaggio e le analisi “politiche” stanno raggiungendo vette sublimi di contraddittorietà: per avvalorare la propria ansia di rivincita, non mancano nemmeno clamorose conversioni a favore della legge 81/1993, che ha sancito l’elezione diretta del Sindaco.
Il Segretario del Partito Socialista, con dolcissima souplesse, ha avuto il coraggio di affermare perentoriamente: “A chi disquisisce di legittimità della rappresentanza, vale la pena ricordare che la forma di governo assunta dagli enti locali si fonda sull’idea di governo monocratico. Il sindaco ha un programma, conquista il consenso e nomina i suoi tecnici, il consiglio controlla”.
Non volevo credere ai miei occhi, al punto che ho riletto più volte l’importante asserzione.
Dunque, adesso è tardivamente chiaro anche al Partito Socialista che la legge 81/1993 “si fonda sul governo monocratico”? Ed è talmente chiaro che “il Sindaco ha un programma, conquista il consenso e nomina i suoi tecnici, IL CONSIGLIO CONTROLLA”.
Ritengo che nessuno possa negare che io sia da sempre stato un forte sostenitore della legge di cui trattasi, che nei miei due mandati ho cercato di applicare il più possibile alla lettera, avendone condiviso lo spirito e la ratio. Basti vedere che cosa ho scritto, in tempi non sospetti, nel mio messaggio di congedo ai Concittadini, che risale a pochi giorni prima delle elezioni.
Ora, però, mi avvedo – senza stupore, avvezzo come sono alle contorsioni irrazionali – che gli ultimi arrivati estimatori della legge 81/1993, travolti dalla foga di dare una base normativa alla loro rivincita, vanno addirittura oltre la legge stessa, che tentano senza successo di piegare alle loro tesi di comodo.
Non è vero, infatti, che il Consiglio Comunale “controlla” e basta; l’art. 42, 1° co. del T.U.EE.LL., infatti, dice anzitutto che il Consiglio “è l’organo di indirizzo politico-amministrativo”, oltre che di controllo.
Indirizzo che si manifesta nell’atto annuale fondamentale, che è l’approvazione del bilancio preventivo, il quale distribuisce le risorse secondo la volontà del Consiglio Comunale, che può modificare la proposta di bilancio del Sindaco e può addirittura non approvarla, con la conseguenza che l’Amministrazione cade.
Dunque, il sistema non è monocratico, ma duale, perché attribuisce al Sindaco ed alla Giunta la competenza generale e al Consiglio la competenza su alcuni atti fondamentali, i più importanti per la vita della comunità, che senza l’approvazione consiliare non possono entrare in vigore.
Lo scopo della legge 81/1993 era di snellire le procedure, dare maggiori responsabilità al Sindaco e favorire l’adozione rapida di decisioni, non restaurare il podestà.
Lo so bene io che, in dieci anni, mi sono sentito continuamente rimproverare dai Consiglieri Comunali di essere troppo decisionista e di avere assunto troppe iniziative senza averli prima adeguatamente informati: peccato che io abbia sempre esercitato solo le mie funzioni attribuitemi dalla norma ed abbia sempre rispettato le funzioni del Consiglio Comunale, ma solo quelle che la legge gli aveva riservato.
Obiezioni che mi sono state mosse, come una tiritera ripetitiva, ad ogni seduta del Consiglio, in cui prevaleva – da ogni parte – la nostalgia per il vecchio sistema, che faceva del Consiglio il padrone assoluto.
Quindi, le argomentazioni odierne del Partito Socialista smentiscono apertamente quanto sostenuto con implacabile costanza e coerenza dal suo rappresentante (confermato) in Consiglio Comunale e spingono ad un’interpretazione inammissibile e sgangherata della legge, a favore di un messianismo di comodo.
“La sfida è qui. Staremo a vedere se il consiglio vorrà mettere il sindaco dei saronnesi nell’impossibilità di amministrare la città”,
termina il comunicato del Sig. Segretario socialista, il quale parla con accenti commossi del Sindaco dei Saronnesi. Peccato che, quando questa espressione veniva usata per me si alzassero alte grida di sdegno e preoccupazioni per la tenuta democratica dell’ordinamento…
Adesso, invece, si invoca il podestà.
Potenza delle tardive e non convinte conversioni di comodo, che la dicono lunga sull’abitudine mentale di taluni di rigirare la frittata a piacimento, senza il minimo rispetto per le istituzioni e per l'intelligenza dei Cittadini.
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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".

domenica 14 giugno 2009

Cambiare la legge?


Di fronte al caso anomalo verificatosi a Saronno con il ballottaggio, leggo che alcuni auspicano un cambiamento delle legge elettorale.
Mi sembra un’ipotesi superficiale, perché confonde la causa con gli effetti.
La legge 83 del 1993, infatti, ha introdotto l’elezione diretta del Sindaco separatamente dall’elezione del Consiglio Comunale; non si tratta di una riforma di facciata, perché ha rivoluzionato il sistema, con il passaggio dal Sindaco eletto dal Consiglio Comunale al Sindaco eletto dal popolo.
Una legge che ha imposto alle forze politiche di presentarsi agli elettori in modo chiaro, con un programma definito e depositato e con le alleanze preventive.
Anteriormente, invece, i cittadini eleggevano il Consiglio Comunale “al buio”, poiché la maggioranza sarebbe nata dopo dalle alleanze tra i gruppi consiliari, fatte ad elezioni terminate, ed il nome del Sindaco non era né certo, né definitivo.
Io preferisco il sistema attuale, che non ha bisogno di modifiche, in quanto funziona benissimo, purché in situazione di… normalità.
Mi spiego: se le forze politiche stipulano alleanze serie, senza riserve mentali, e sostengono sinceramente un candidato a Sindaco, non vi sono problemi, le elezioni danno un risultato chiaro ed inappellabile (come accade nel 99% dei Comuni italiani).
Quando, invece, l’effervescenza dentro gli schieramenti conduce a frammentazioni e si aprono fratture all’interno, con la nascita di liste dissidenti, è inevitabile che si arrivi a risultati anomali.
Ma non è la legge a provocarli, sono le tensioni interne. Su queste, quindi, si deve agire preventivamente, altrimenti nessun sistema elettorale sarebbe perfetto.
D’altronde, nella nostra città, risulta evidente che la “dialettica”- chiamiamola così con un eufemismo – ha prevalso in entrambi gli schieramenti, che hanno prodotto tre Candidati a Sindaco ciascuno…
A meno che, di fronte al dispetto per una “anomalia”, non si celi la nostalgia per il precedente sistema elettorale proporzionale, equivalente ad una cambiale in bianco rilasciata a favore dei partiti, che prelude alle convergenze parallele, ai governi balneari, alle larghe intese, ai compromessi più o meno storici, ai Sindaci esecutori e così via: il ritorno al passato, in completa controtendenza rispetto alla necessità di stabilità e di chiarezza, invocata ad ogni pié sospinto e per la quale, il 21 e 22 giugno, si terranno ben tre referendum.
Credo sia bene che si faccia qualche passo indietro e che si rifletta adeguatamente: meglio il ritorno al passato (con i pateracchi) o la stabilità (senza retropensieri e più concordia d'intenti)?

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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".


venerdì 12 giugno 2009

Strabiche sirene tentatrici


Serenata strabica

Signor Elettore,
deh dammi il tuo voto
ed io in poche ore
Saronno ti scuoto.
Pur in minoranza
dentro al Consiglio
saprò far la danza
e tutto mi piglio:
da buon trasformista
farò tanti acquisti;
compagine mista
con i qualunquisti.
Suvvia ascoltate
il forte mio appello
che ai neoconsiglieri
rivolgo bel bello:
fuggite da destra,
dal centro migrate!
Da me una minestra
per certo trovate.
Ma che ve ne importa
di esser leale?
Varcate la porta,
non c’è l’ideale!
Rispetto dei voti?
Compire il mandato?
Concetti assai vuoti,
d’un tempo passato.
Io son pel progresso,
restare fedeli
è solo da fesso.
Potenze dei cieli,
V’invito: venite!
Toglietevi i veli
e non vi pentite!
Con disinvoltura,
nessuna vergogna!
E senza paura
la destra alla gogna.
La vostra stampella
mi faccia montare
sull’alta predella
da cui comandare.

Commento

Non nascondo di provare sconcerto quando leggo le entusiastiche e speranzose dichiarazioni provenienti dagli ambienti della sinistra saronnese, galvanizzata dalla prospettiva di un pateracchio mostruoso, ossia l’inusuale ipotesi di una cohabitation di un eventuale Sindaco di sinistra con un Consiglio Comunale dominato dal centrodestra.
L’hanno presa come un’imminente svolta epocale, quasi che anni di radiosa e progressista amministrazione stiano per incominciare in città.
Si affidano all’
uomo della Provvidenza, come se fosse munito di capacità taumaturgiche (guarirà gli scrofolosi come i Re di Francia appena incoronati?) e potesse governare legibus solutus, ossia senza una maggioranza in Consiglio Comunale.
A conforto dell’azzardato pateracchio, portano addirittura degli esempi, quasi che il milazzismo e il trasformismo siano valori da imitare; non mi stupisco, sono figli di Prodi e del suo secondo Governo, tenuto in piedi da Senatori transfughi e Senatori a vita.
Non mancano nemmeno le espressioni ostili personalmente rivolte alla Candidata a Sindaco del centrodestra, definito isterico e diviso: ridicolo detto da loro, che hanno presentato pure tre Candidati a Sindaco; se lo fanno loro, tutto va bene, è segno di dialettica; se lo stesso accade nel centrodestra, invece, è segno di divisione: un bel metodo di valutazione, due pesi e due misure; sono affetti da strabismo doloso.
Manca, quindi, il riconoscimento della realtà: che, cioè, gli elettori di centrodestra rappresentano il 60% dei Saronnesi e che l’interesse comune di tutta la città è quello di essere ordinatamente amministrata senza sotterfugi, trabocchetti ed instabilità.
Proprio ai sotterfugi si preparano allegramente a sinistra, senza scrupoli e senso di responsabilità; senza acquisti tra i Consiglieri della maggioranza di centrodestra, infatti, non potranno fare nulla, men che meno dar corso ad un faraonico programma, di cui però non hanno mai spiegato dove troveranno i soldi per attuarlo.
Dal libretto dei sogni alle stampelle, ai trucchi; che delusione! Eppure si sono definiti persone leali. Viva Pinocchio!

Ma gli elettori di centrodestra non sono dei gonzi, come sperano a sinistra; quando occorre, sanno compattarsi anche loro.
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"Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi".

giovedì 11 giugno 2009

La ricreazione è finita


La legge 25 marzo 1993, n. 81 ha introdotto nell’ordinamento l’elezione diretta del Sindaco: nella sua applicazione ordinaria, il Candidato Sindaco che ottenga, insieme alle liste che lo sostengono, il 50,01 % dei voti, guadagna anche il premio di maggioranza (il 60% dei seggi del Consiglio Comunale), così da poter governare con stabilità (che è lo scopo principale della legge stessa).
Ci sono, però, delle eccezioni, che non fanno venire meno la bontà della legge; una di queste è che nessun Candidato, al primo turno (nelle città con più di 15.000 abitanti), raggiunga il 50,01% dei voti, sicché si deve ricorrere al ballottaggio tra i due Candidati più votati, anche se le liste collegate ad un Candidato abbiano totalizzato una percentuale di voti superiore al 50,01%.
Non è una bizzarria della legge; semmai, è una bizzarria in un sol colpo degli elettori e dei partiti politici: i secondi, perché hanno presentato un esagerato numero di Candidati, anche all’interno dello stesso schieramento tradizionale; i primi che, davanti ad una così “ricca” scelta, si sono divertiti frammentando il voto e, magari, utilizzando la facoltà del voto disgiunto, o per dare un segnale di malcontento o per aver fatto prevalere, nella scelta, criteri non propriamente “politici”, ma dettati dall’umore, dalla simpatia, dall’antipatia.
Le elezioni, però, non sono uno scherzo, perché è in giuoco il governo della città; perciò la legge, che è saggia, dà la possibilità di un rimedio, il secondo turno, una sorta di appello perché si torni alla realtà.
Ciò è accaduto a Saronno, dove, il 21 giugno, si tornerà alle urne per scegliere il Sindaco tra Annalisa Renoldi - che ha riportato il 48,44% - e Luciano Porro – con il 27,37% -. Le liste collegate alla prima, però, hanno conseguito il 51,82% (ossia la maggioranza assoluta); quelle collegate al secondo il 26,08%.
Conseguentemente, PDL+Lega Nord+UDC si sono già assicurati 17 (diciassette) seggi sui trenta del Consiglio Comunale; dall’altra parte, ne restano 13 (tredici), di cui uno (Saronno si-cura) che per coerenza non può certo essere attribuito alla sinistra o al centrosinistra.
Risulta, dunque, chiarissimo come il centrodestra abbia già un’ampia maggioranza nel prossimo Consiglio Comunale e che il centrosinistra, seppure con l’appoggio di altri, non può arrivare che ad una consistente minoranza non superiore verosimilmente ai dodici seggi su trenta; la partita – come scrive un ex Candidato Sindaco – non è finita zero a zero, ma – nel Consiglio – si è chiusa con un secco 1 a 0 per il centrodestra.
Che cosa accadrebbe, quindi, nel caso (teorico) di una vittoria al ballottaggio del Candidato delle sinistre unite e compattate? Un pasticcio, ossia un Sindaco di sinistra che non ha la maggioranza in Consiglio Comunale.
Non è certo ciò di cui ha bisogno la città in questo momento di per se stesso difficile per la crisi che stiamo faticosamente attraversando: Sindaco e Giunta, invero, non potrebbero governare, né farsi votare il bilancio, né eleggere il Presidente del Consiglio Comunale.

Lo spettro della paralisi ex se è a portata di mano.

Nessuna persona di buon senso, che guardi principalmente alla buona amministrazione del proprio Comune, può sperare in un risultato consimile, che non sarebbe solo un paradosso legale, ma una iattura pericolosa.

A meno che, come già favoleggiano irresponsabilmente a sinistra, alla disperata ricerca di una vittoria di Pirro, ridicola rivincita, non si desideri un qualche colpo di scena, ossia si confidi che alcuni neoeletti Consiglieri Comunali di centrodestra cambino subito casacca (anche in modi ambigui) e sostengano con la stampella del loro voto – difforme dal mandato ricevuto dagli elettori! - una minoranza di sinistra ed il Sindaco di sinistra.
Sarebbe la più squallida manifestazione di trasformismo, di cui è stato esempio il secondo Governo Prodi che, privo di maggioranza al Senato, ha potuto vivere quasi due anni, stentatamente e con disprezzo per la volontà popolare, grazie alla transumanza di alcuni Senatori, corsi ansiosamente ad accomodarsi sul carro del provvisorio vincitore cambiando partito, e di quasi tutti i Senatori a vita (che, non eletti da nessuno, nessuno rappresentavano).

È questo l’obiettivo dei seguaci del metodo Prodi saronnesi? Sembrerebbe di sì, da quel che si sussurra; alla faccia dell’autodefinizione di essere persona leale, di cui si è fregiato il Candidato Porro.

Una cosa, infatti, è certissima: la stragrande maggioranza dei Saronnesi (59,66% - quasi il 60%) non ha votato a sinistra, che risulta ampiamente minoritaria; ribaltare questo risultato, che è di tutta evidenza, è impossibile; non riconoscerlo è l’ammissione di ritenersi superiori alla volontà popolare così largamente espressa e di amare il cavillo, i ribaltoni, la corsa agli “acquisti”.

È notorio che io non sia mai stato molto tenero verso anche recenti manifestazioni di divisioni all’interno del centrodestra; è parimenti notorio che – con onestà e lealtà – non ho nascosto le mie perplessità su talune scelte di alleanze (e mi sono sorbito attacchi pesantissimi).
Nonostante ciò, ritengo di primaria ed assoluta importanza che Saronno, dopo il 21-22 giugno, abbia un’Amministrazione stabile, con la sua vera maggioranza decretata dal voto dei cittadini, non frutto di vergognosi trasformismi e di passaggi da uno schieramento all’altro.
I cittadini di centrodestra, che sono la stragrande maggioranza, non si meriterebbero una fine simile; non si sarebbero meritati, a dire il vero, nemmeno la proliferazione di liste nello stesso àmbito, dettate da personalismi ora non più consentiti, che hanno prodotto la forzatura dei meccanismi della legge 81 del 1993, così da costringere al ballottaggio.

Gli elettori sappiano che la ricreazione è finita; lo sappiano soprattutto i politici, ai quali dev’essere ben chiaro che l’interesse comune di tutta la città è quello di essere ordinatamente amministrata senza sotterfugi, trabocchetti ed instabilità.

Questa è la posta, di somma importanza per la nostra comunità; ne sono talmente consapevole da dichiarare apertamente che ripeterei questi medesimi concetti anche se le parti fossero invertite: non si scherza con le Istituzioni democratiche e con la rappresentanza della volontà popolare; Saronno viene prima e deve vincere sugli egoismi ed i particolarismi.

Non ho partecipato alla campagna elettorale e non sono candidato a nulla; da cittadino, però, mi aspetto che gli elettori si rendano conto che un pasticcio, in cui qualcuno confida maliziosamente, è solo l’anticamera dell’arrivo del Commissario Prefettizio, che la città non ha mai fortunatamente sperimentato dal 1945 in avanti, magari preceduto da un periodo breve in cui assisteremmo a scene di indecoroso mercimonio (ovviamente spacciate per falsissime manifestazioni di “responsabilità”) già viste recentemente con orrore in campo nazionale.

Per questo, anche se le mie parole ormai contano ben poco, invito alla chiarezza e, soprattutto, a guardare all’interesse generale dei Saronnesi, dimenticando (in quanto inutili) le rigide prese di posizione contro Candidati della stessa parte: meglio è essere contro i trasformisti e a favore dell’ordinata stabilità; se si volevano mandare “segnali”, l’obiettivo è già stato raggiunto; adesso è il tempo di far prevalere le ragioni che accomunano, non le differenze.

D’altronde… non si può essere simpatici a tutti (chi meglio di me non lo sa?); però, un “antipatico” messo alla prova, spesso si rivela una gradita sorpresa.
Diàmole il modo di dimostrarlo. Oltretutto, non sarà sola.

martedì 9 giugno 2009

Elezioni


Per un punto Martin perse la cappa
e abate non fu scelto della trappa:
di lì a poco inver ei si riprese
finite finalmente le contese
tra frati, fraticelli e fratacchioni
che da niun prendevano lezioni.
È meglio ritornar dunque all’antico
che di vittorie certo era più amico?
La discontinuità non sempre appaga,
sennò per vincer ci vorrà una maga.

lunedì 8 giugno 2009

Mi rallegro con Lorenzo Guzzetti, nuovo Sindaco di Uboldo

Una bella notizia, di quelle che fanno ben sperare, proviene da Uboldo, ridente Comune confinante con Saronno: con il ragguardevole risultato del 37,49%, Lorenzo Guzzetti è stato scelto come Sindaco dagli Uboldesi per i prossimi cinque anni.
In verità, già due anni fa Lorenzo si era seduto per pochi mesi sulla poltrona di primo cittadino, per poi essere sostituito dal Commissario Straordinario in forza di sentenze del T.A.R. e del Consiglio di Stato.
Ora la sua conferma è chiara, evidente, solida, così potrà riprendere la guida del suo paese con l’entusiasmo e lo spirito di servizio che aveva già saputo dimostrare.
Per me è un amico personale, che affronta la vita amministrativa con piglio giovanile e una sua visione della sua città, con moderazione e buon senso, come ho avuto modo di capire da vicino nell’annosa questione del nuovo svincolo autostradale.
Ma c’è di più: è una persona allegra, che ama la musica, caratterizzato da una naturale simpatia e disponibilità: sarà un bravo Sindaco, riunirà tutti i suoi concittadini, amministrerà efficacemente.
Gli faccio pubblicamente i miei complimenti, se lo merita; e si merita anche un vagone di auguri per il peso che si assume; saprà dare ottima prova di sé.
Forza e coraggio, Lorenzo! Ad maiora!

domenica 7 giugno 2009

Haydn, Haendel

Mentre trascorre pigra e sonnolenta una domenica preestiva e piacevolmente fresca, esercitato già ieri il diritto-dovere elettorale, mi accingo a redigere una memoria istruttoria in scadenza, accompagnato dalle voci potenti di cori sulle note di Haydn ed Haendel: un trionfo di musica, che mi tiene sveglia la mente mentre compulso gl’insegnamenti della Suprema Corte e mi dà la carica per attendere con pacata curiosità di conoscere la volontà del corpo degli elettori.
Nella circostanza, dopo tanti anni e votazioni, non mi sento ansioso; per forza, non sono coinvolto direttamente; ma immagino la trepidazione altrui, che ho ben provato altre volte.
Tuttavia, lo spirto guerrier ch’entro mi rugge non s’è assopito del tutto; certo, non urla, ma sibila tentatore e mi prepara a meditate riflessioni quando saranno disponibili i risultati.
Per intanto, mi godo un laborioso, tranquillo pomeriggio. Mi manca solo un buon caffè espresso; il gatto sonnecchia satollo: beato lui.

sabato 6 giugno 2009

Meditate, gente, meditate!


Queste famose parole di Renzo Arbore si attagliano perfettamente alle giornate di sabato e domenica, in cui siamo chiamati ad esercitare il sovrano diritto di voto, simbolo supremo di libertà e di democrazia.
L’importante, per il buon cittadino, è esercitare tale diritto, che è anche un dovere civico.
Ognuno è libero di regolarsi come meglio crede e di scegliere tra i tanti candidati che si propongono di rappresentarci al Parlamento Europeo e di governare la nostra città.
A loro un incoraggiamento, dopo le fatiche della campagna elettorale.
A noi, cittadini-elettori, il richiamo ad essere boni cives ed a ricordare che, per questa libertà di voto, ci sono stati migliaia di nostri predecessori che hanno lottato, sofferto e dato la vita.
Non sprechiamo l’occasione.
Buon voto a tutti, buon lavoro a chi è impegnato nei seggi elettorali.
E un paio di giorni di silenzio!

venerdì 5 giugno 2009

Ci vuole un bel ripasso...


La Signora Maria Grazia Gasparini, brava giornalista, crede di darmi il colpo finale mediante una sua “Opinione”, pubblicata a pag. 4 de “Il Giornale di Saronno”, numero odierno (http://www.giornalesaronno.it/files/05-06-2009/gds174.pdf).
Mi duole deluderLa e Le rispondo volentieri e con il garbo sempre dovuto ad una gentile Signora, anche quando si dissente (rispondo dal mio blog artigianale, non possiedo giornali).
Mi meraviglia, infatti, che la Signora Gasparini abbia chiesto ospitalità ad un giornale su cui scrive abitualmente e, soprattutto, al suo editore, l’amico Dott. Vito Tramacere.
Infatti, per un’inspiegabile amnesia temporanea, la mia cortese interlocutrice dimentica che proprio il Dott. Tramacere e la Consigliera Comunale Capogruppo dell’U.S.C. furono i protagonisti dello scioglimento forzoso ed anticipato dell’Unione Saronnese di Centro: dapprima, decretatane la fine con motivazioni loro, per provocare l’effimera nascita di un nuovo gruppo consiliare, “Moderati per Saronno”, a cui mi adattai, insieme all’Assessore Beneggi, per non vedere sparita in un sol colpo l’U.S.C. dai banchi del Consiglio Comunale, con la fuoriuscita della Capogruppo Avv. Laura Manzella e dell’altro Consigliere, Cesare Cenedese.
Di poi, rimasto l’insanabile contrasto tra l’Avv. Manzella ed il Consigliere Cenedese – a cui la prima nemmeno rivolgeva la parola -, la situazione peggiorò rapidamente, finché la Collega Manzella non scelse di uscire anche dai “Moderati per Saronno”, per transitare ad Alleanza nazionale, di cui fu tosto nominata Capogruppo.
Nell’occasione, l’azzeramento totale dell’originaria U.S.C. fu sventato, poiché il Consigliere Cesare Cenedese non volle seguire Laura Manzella in A.N. ma, di lì a poco, si proclamò Consigliere per l’U.D.C., insieme all’Assessore Beneggi: scomparsa dell’U.S.C.
Per quanto mi concerne, sin dalla rielezione del 2004, dissi a chiare lettere che, a mio avviso, l’esperienza dell’U.S.C. era destinata a terminare, poiché tale lista civica non poteva continuare a fondarsi in eterno sulla figura del Sindaco, non più rieleggibile.
Dopo la prima crisi – provocata non certo da me -, con il cambiamento in “Moderati per Saronno”, la volontà di chiudere baracca e burattini si manifestò platealmente con il transito del Capogruppo ad A.N.; fu una campana a morte, un’implosione telecomandata e premeditato dall’esterno, a cui non fu possibile porre rimedio.
Di ciò diedi conto ad un’assemblea dell’U.S.C., a cui spiegai in quali circostanze mi ero trovato e che cosa ero riuscito a fare per salvare il salvabile; tutti si resero conto della “congiura di palazzo” e se ne fecero una ragione, tranne la gentile Signora Gasparini, con cui ebbi un acceso diverbio (da allora, salvo che per motivi professionali, stenta a salutarmi e mi dimostra disistima: sua legittimissima scelta, che non m’interessa ricambiare).
Un bel po’ di tempo dopo, fatte le mie debite considerazioni e nella necessità di rafforzare una coalizione sempre meno tranquilla, decisi di aderire a Forza Italia (senza peraltro violare lo statuto dell’U.S.C., che permetteva l’iscrizione contemporanea a movimenti politici di centro-destra).
Ancora a adesso non so se feci bene; so, però, che l’Amministrazione, in qualche modo, ne ha avuto beneficio.
Una storia del passato, quindi, che la gentile Signora Gasparini – come benaugurante e finissimo saluto al Sindaco uscente, alla vigilia delle elezioni – rammenta a scoppio ritardato e in modo selettivo e parziale, per dare un giudizio negativo sulla mia azione politica; buon pro le faccia; io guardo al futuro, tant’è che non provo rancore per chi, con spericolate manovre, riuscì a destabilizzare ed annullare l’Unione Saronnese di Centro ed oggi affronta, con altra Lista Civica, le imminenti elezioni: si vede che aveva un suo lucido disegno politico, a cui auguro successo, come a chiunque si proponga di amministrare la città.
Diversamente dalla mia gentile interlocutrice, però, la mia memoria non è né selettiva, né parziale e, grazie al Cielo, è ancora vispa e allegra: so di avere commesso degli errori, ma molto più sulle persone, che sulle cose. Di certo, pur nella condiscendenza e nell’inevitabile limatura del tempo, i miei ricordi sono chiari e forti.
Tanti auguri alla gentile Signora Gasparini: conti pure sulla mia incondizionata disponibilità per un eventuale e documentato ripasso della storia politica cittadina degli ultimi anni.

La Durlindana e la “pataca”


La durlindana, secondo la leggenda, era la spada di Orlando, paladino del re dei Franchi Carlo Magno: un oggetto simbolico, impugnato da Roland per la difesa dei cristiani.

Ergo, un’arma ontologicamente nobile, di cui – secondo il mio interlocutore nell’etere cibernetico e speranzoso candidato a Sindaco – io metaforicamente farei uso per replicare a punture di spillo, perché (cito letteralmente) “Gilli è fatto così. Basta pungerlo con uno spillo per doversi riparare dai suoi fendenti di scimitarra (pardon di durlindana)”.
Prima di entrare nel merito degli importanti argomenti di cui si discute, con l’ovvio corollario della rispettosa differenza di opinioni, mi preme far notare al Collega interlocutore che i suoi spilli, nei miei confronti, hanno già da tempo raggiunto per di Lui volontà le ragguardevoli dimensioni di un lampione; anzi, per essere autoironico, dei pennoni dell’alzabandiera, che spiccano in Piazza Libertà all’opposto delle di Lui finestre (pennoni da me voluti ed oggetto di incredibili polemiche).
Come definirebbe, infatti, il Candidato a Sindaco, l’espressione “spacciatore di patacche”, di cui mi ha graziosamente gratificato qualche settimana fa? Al di là del buon gusto, sarebbero queste le punture di spillo? Non oso pensare a quali livelli sublimi arriverebbero i (di Lui) fendenti!

Evidentemente, le rispettive sensibilità sono molto diverse; mi sono sorbito il pataccaro e oggi mi adatto anche alla durlindana, perché sono fatto così e non ho la querela facile.

Et de hoc satis, bella espressione che ho imparato da Lui.

Quanto al merito – di certo più interessante delle svalutate patacas di Macao -, una terna di doverose precisazioni:

1) appunto, ho riconosciuto (come avrei potuto negarlo?) di avere ricevuto un involontario legato miliardario dall’inefficienza delle precedenti Amministrazioni; non trascurabile differenza: quei soldi sono stati subito spesi per opere pubbliche (non pretendo da tutti condivise) e per sistemare altri lasciti penosi, come, ad es., le numerose ed annose cause allora pendenti per indennità di esproprio: le ho chiuse tutte, con transazioni convenienti per il Comune e per gli espropriati, sicché l’Amministrazione è stata messa al riparo dalle pesanti conseguenze delle leggi successive, che hanno portato, con l’ultima finanziaria del beneamato Governo Prodi II, l’indennità pari al valore di mercato… Tra l’altro, proprio con quei soldi, è stata restaurata Villa Gianetti, per uso pubblico, salvata da un tardivo colpo di mano, che l’avrebbe consegnata per tempo indefinito a mani private, per un’esclusiva scuola privata di musica…;

2) il lascito del generoso P.R.G.: il mio dòtto interlocutore sa benissimo che uno dei principi fondamentali dell’ordinamento è l’affidamento; il P.R.G. era entrato in vigore a febbraio 1998; come lo si sarebbe potuto cambiare un paio d’anni dopo, quando ancora non aveva incominciato a produrre effetti? Lo strumento urbanistico attribuisce diritti ed interessi legittimi, che non possono essere legati ai capricci di un’Amministrazione o di un’altra, come insegna la giurisprudenza amministrativa. Quando, poi, si è cominciato a parlare di nuova legge urbanistica regionale, che significato avrebbe avuto cambiare il vigente P.R.G., già destinato a diventare obbligatoriamente Piano di Governo del Territorio? Ad ogni buon conto, quali “varianti molto gradite al mondo dell’immobiliarismo saronnese” sarebbero imputabili alle mie Amministrazioni? Controlli i dati, il mio interlocutore; vedrà che i metri cubi concessionati in questi dieci anni sono misurati ed inferiori alle medie precedenti. E in più… le mie Amministrazioni hanno acquistato circa il 90% dei terreni nel Parco del Lura e hanno “inventato” l’Agro Saronnese, a nord-ovest della città, preservandolo da mire edificatorie;

3) Palazzo Visconti: rimango fermo nelle mie opinioni. Il progetto di ricupero c’è già, con l’avvertenza della competente Sovrintendenza che quello è tecnicamente l’unico approvabile. Non c’è indagine di mercato che tenga (costerebbe solo altri soldi): qualsiasi uso nobile e da sogno sarebbe antieconomico e produrrebbe voragini per le spese di gestione. Il Comune non può fare il mecenate, né il passo più lungo della gamba; piuttosto che l’ennesimo centro di cultura generico, impossibilitato a competere con quelli della vicinissima Milano, a me pare che abbia fascino il ritorno del Municipio in quella che fu la sua sede: uso pubblico, continuato, economico e anche polivalente, senza il rischio che qualche sponsor, per recuperare il bell’edificio, vi ci metta privatissime ed esclusive residenze o ristoranti di catene a buon prezzo di origine americana o impenetrabili direzioni generali private di banche. L’indagine più seria e sovrana, in punto, sarebbe sottoporre la questione ai Saronnesi mediante un referendum, preceduto da un approfondito dibattito sulla sostenibilità economico-finanziaria dei progetti presentati in alternativa. Ci avevo già pensato e ci penso: più democratico di così…

martedì 2 giugno 2009

A proposito di danaro lasciato dalle precedenti Amministrazioni


Il candidato a Sindaco Avv. Angelo Proserpio – negl’inconsueti panni di un micro-Obama nostrano – descrive così i miei primi cinque anni di Amministrazione: «I primi cinque anni c’è stato un grande attivismo, grazie ai fondi che aveva lasciato in eredità la giunta di centrosinistra di Tettamanzi. Fondi con cui Gilli ha fatto molto movimento e si è fatto vedere».
Dice il vero sul grande attivismo
, che però giustifica come se il fattore scatenante fosse stata la fortuna di avere a disposizione dei fondi, un tesoretto proveniente dalla precedente Amministrazione, che da formichina aveva risparmiato.
Purtroppo, la scienza dell’amministrazione insegna tutt’altra cosa; principio fondamentale (e logico, direi) è che gli Amministratori devono chiedere il minimo possibile ai Cittadini per gestire la città e, conseguentemente, devono spendere possibilmente tutto ciò che hanno chiesto per realizzare il bilancio annuale.

Non vi sono risparmi nella contabilità pubblica, non vi devono essere, perché se si avanza qualcosa, vuole dire che o 1) si sono sbagliate le previsioni e si è chiesto ai cittadini di pagare di più del necessario o 2) non si è stati capaci di impegnare e spendere le somme chieste ai cittadini.
L’avanzo di amministrazione, dunque, non è un risparmio, ma è la prova dell’incapacità più o meno alta di amministrare; non è un utile come in un bilancio privato, è una manifestazione di inefficienza.

Quindi, se è vero che l’Amministrazione Tettamanzi lasciò una discreta somma al suo termine, vuol dire che non era stata in grado di governare in modo adeguato, vuol dire, soprattutto, che aveva aumentato l’ICI ed introdotto l’addizionale IRPEF senza riuscirne poi a spendere il ricavato: che bisogno c’era, allora, di tartassare i cittadini?

Da dove venivano questi falsi risparmi? Senza voler dare lezioni di contabilità pubblica e limitandomi a definizione molto sommarie, dai residui passivi (cioè dalle somme impegnate e non pagate entro il termine dell’esercizio = è stata stanziata a bilancio una certa somma per p.es. un’opera pubblica, poi questa non è stata realizzata e, quindi, non pagata), dalla mancata contabilizzazione dei risparmi sulle opere pubbliche (per un’opera pubblica si è stanziato, ad es., 1.000.000,00 di €; alla sua conclusione, tra ribasso d’asta ed altri minori costi, è costata 900.000,00 €; occorre il collaudo per la contabilità finale, che in questo caso rimette in gioco 100.000,00 € disponibili), dalla mancata devoluzione ad altri scopi di residui di mutui già pagati.

Nel 1999-2000, la mia Amministrazione dispose una rigorosa ricognizione dei residui passivi , che si concluse con la pulizia del bilancio e con la scoperta (ma tale non era!) di una disponibilità di qualche miliardo di lire: i soldi c’erano, bastava volerli trovare, bastava che gli Uffici facessero il loro dovere, bastava che i collaudi non attendessero anni per essere fatti, bastava che si chiedesse alla Cassa Depositi e Prestiti (allora l’unica di fatto a concedere mutui agli Enti Locali) di spostare dei residui di mutui già pagati e rimasti inutilizzati al finanziamento di altre opere (si scoprirono avanzi di vecchissimi mutui risalenti addirittura agli anni Cinquanta; peccato che, nel frattempo, l’inflazione li avesse pressoché azzerati; peccato che le somme in cassa sono obbligatoriamente depositate presso la Tesoreria Unica Nazionale, che non dà un centesimo di interessi sulla giacenza).

Dunque, di non di tesoretto si trattava, ma di monumento all’inefficienza; questi soldi – dei Saronnesi – c’erano già, da anni, e dovevano essere usati sia per nuove opere e nuovi servizi, sia per ridurre la pressione fiscale (l’ICI sulla prima casa, nei primi cinque anni della mia Amministrazione, passò dal 5,2 per mille al 4,0 per mille).

Oggi la situazione economico-finanziaria dei Comuni è ben altra cosa; il sistema dei Comuni ha dato il più alto contributo al risanamento delle finanze pubbliche; il patto di stabilità, i sempre minori trasferimenti dallo Stato, i sempre maggiori servizi imposti ai Comuni, la gravità generale della contingenza economica, l’enorme diminuzione degli oneri di urbanizzazione, la difficoltà ad assumere mutui pesano enormemente e costringono ad una politica di bilancio al limite della sussistenza, come tutti gli Amministratori, di ogni colore e di ogni provenienza geografica, denunciano quotidianamente.

Reperire nuove risorse è impresa titanica, sicché governare si è reso molto più difficoltoso e complicato; le promesse elettorali, poi, corrono il rischio di rimanere sogni irrealizzabili.

Non resta che sperare negli effetti benefici del federalismo fiscale, recentemente approvato dal Parlamento, e della riforma della Pubblica Amministrazione, in via di approvazione definitiva da parte delle Camere.

lunedì 1 giugno 2009

Palazzo Visconti


Palazzo Visconti, il più nobile edificio civile di Saronno, recentemente colpito da un incendio, ma prontamente rimesso in sicurezza, dovrebbe essere al centro del dibattito tra i Candidati a Sindaco, stante il suo valore simbolico e l’importanza strategica della sua collocazione al centro della città.
Il progetto che presentai in Consiglio Comunale fu subissato da critiche, spesso connotate da vero disprezzo; invece a me sembrava (e mi sembra tuttora) l’unico progetto realizzabile strutturalmente e compatibile con le risorse del Comune.
Proponevo di restaurare il Palazzo secondo le linee direttive impartite dalla Soprintendenza ai Beni Culturali che, in considerazione della configurazione dell’edificio, ha posto limiti rigidissimi, concretatisi poi nel progetto eseguito dall’Ufficio Stabili del Comune, giudicato l’unico attuabile dalla Soprintendenza, che lo ha approvato.
Proponevo, poi, di riportare a Palazzo Visconti il Municipio, che vi ebbe sede fino al 1927, con la realizzazione di un altro edificio collegato, abbattuta la fatiscente già caserma dei VV.FF., per unire in un unico complesso monumentale Palazzo Visconti a Villa Gianetti in un’amplissima area verde, dotata di parcheggio sotterraneo; anche tale progetto integrativo è stato approvato dalla Sovrintendenza.
In tal modo, il nuovo complesso pubblico avrebbe potuto ospitare gli Uffici del Comune ed anche spazi per attività culturali nei locali più importanti, ricoperti di affreschi; si sarebbe trattato di un uso continuo, vivo durante tutto il giorno, sempre di carattere pubblico, a disposizione dei cittadini.
Anche i costi di gestione sarebbero stati sopportabili: più o meno quelli dell’attuale Municipio (spesa ovvia e necessaria); in più, dando in locazione, anche frazionata, l’attuale Municipio, si sarebbe avuta un’entrata costante con cui mantenere Palazzo Visconti, senza più spendere un quattrino per piazza Repubblica.
Per l’investimento (i restauri e la nuova edificazione), si sarebbe potuto, in alternativa, vendere l’attuale Municipio ed usare il ricavato per i lavori; oppure utilizzare i fondi provenienti come super-oneri dalla sistemazione di qualcuna tra le numerose aree dismesse, oltreché ricorrere ai finanziamenti statali per i Municipi e ad altri contributi di Enti superiori ed ai contributi dei privati per il parcheggio.
Si tratta, dunque, di un progetto concreto ed ancora fattibile, che dovrebbe essere spiegato in tutti i suoi dettagli, non rigettati sic et simpliciter perché manca di appeal.

Vediamo che cosa propongono i sei Candidati a Sindaco (in rigoroso ordine alfabetico):

Lucano Attualmente è stato messo in sicurezza e restaurato in tutta la parte danneggiata dall’incendio, che è diventata la parte in miglior stato, ed è possibile attendere anche qualche anno prima di iniziare il restauro totale, il cui costo, secondo la destinazione d’uso, varia tra i 12 e i 20 milioni di euro. Il Comune non ha attualmente questa disponibilità finanziaria né ritengo che potrà averla nel medio termine, data la situazione economica generale e sarà già molto se sarà possibile mantenere la qualità e quantità dei servizi attuali. Chi fa altre promesse sta solo prendendo in giro i cittadini. Ritengo comunque che solo il progetto di portarvi il Municipio, già approvato dalla Soprintendenza, possa essere attuabile, per assicurare una gestione economica e per mantenere l’uso pubblico all’edificio.

Nappo Considerando che Palazzo Visconti è affidato alla vigilanza delle Belle Arti, si potrebbe accedere per la ristrutturazione ai fondi regionali. Deve rimanere un bene comunale utilizzabile per incontri culturali, convegni, mostre e anche a Biblioteca. Il suo recupero è essenziale per una rivalutazione degli spazi culturali.

Porro Restauro e riuso dell’edificio storico laico più prestigioso della città con una scelta coraggiosa ad alto valore, in opposizione alla scelta minimalista, ipotizzata dall’amministrazione di centro destra uscente, di trasferirvi il Municipio. Spazi espositivi, museali, laboratori artistici, locali di intrattenimento: le idee raccolte nel dibattito pubblico sono numerose, ma indubbiamente la scelta finale sarà frutto di un ampio dibattito che sicuramente dovrà coinvolgere tutta la città e le sue migliori energie con l’obiettivo di ricercare una soluzione funzionale allo sviluppo futuro di Saronno con attenzione alla sostenibilità economica.

Proserpio Che sia una priorità è indubbio. I soldi si possono trovare, ma prima di tutto si deve pensare cosa farne. Serve un’indagine mirata sul bisogno pubblico della struttura. Tenuto conto che è una struttura che risale al 1600. Deve essere il contenitore di attività leggere, delle relazioni tra le persone. Non solo, ad esempio, la biblioteca tradizionale, ma un punto incontro, lettura, informazione, ritrovo. Questo favorirebbe un uso di palazzo Visconti che non comporterebbe una spesa eccessiva.

Renoldi Questo monumento non deve rimanere a lungo in questo stato. La città deve essere amichevole anche nei confronti di questo tesoro culturale. In un momento così economicamente difficile anche per gli Enti Locali sarà comunque necessario porre in essere ogni possibile sforzo per reperire le risorse necessarie al recupero del Palazzo dal punto di vista strutturale. Dal punto di vista funzionale, ritengo preferibile realizzare nel palazzo ubicato al centro della città un significativo punto di aggregazione che possa mantenere una vitalità di presenze e di attenzione lungo l’intero arco della giornata, sempre comunque ritenendo condizione indispensabile la concreta sostenibilità economica e gestionale della scelta individuata. La vecchia idea del trasferimento del Comune è sul piatto, non ha trovato grande gradimento, ma c’è.

Tramacere Non se ne farà niente per i prossimi vent’anni. Servono almeno 15 milioni di euro. Il bilancio del comune non potrà mai arrivarci perché spreca ogni anno un milione di euro per il teatro. Si dovrebbe smettere di sostenere il teatro e fare un mutuo per questo recupero. Preferiamo ristrutturare palazzo Visconti o chiudere le case di riposo per anziani? Non si può nemmeno discutere su cosa farne. Palazzo Visconti non è una priorità se le priorità sono gli anziani, il lavoro, la salute e la casa.

Tranne il ruvido iperrealismo del Dott. Tramacere ed il semipessimismo del Dott. Lucano, ho l’impressione che gli altri quattro Candidati brancolino nel buio: da una parte, infatti, tutti parlano di un uso culturale, aggregativo, museale, di laboratorio artistico, ecc., ecc.; molto sul generico e nello stile del libretto dei sogni.

Nessuno, infatti, dice con quali fondi di spesa corrente tali fantasiosi usi sarebbero mantenuti (costi peraltro molto elevati, suppongo ben più elevati dei costi del Teatro; l’edificio è enorme e se vi si vogliono collocare opere d’arte occorre anche creare un microclima particolare ed assumere molto personale per la custodia: chi lo paga? Gli inesistenti “fondi regionali” cui si riferisce la Candidata Nappo?).
Silenzio assoluto, poi, sulle risorse da impiegare per i restauri (tranne l’idea di aumentare l’aliquota ICI del Candidato Proserpio, al fine di reperire il denaro necessario per… fare un nuovo progetto, da affidarsi a tecnici esterni. Dimentica che la Soprintendenza si è già espressa sul progetto preparato dagli ottimi tecnici comunali, a costo pressoché pari allo zero; c’è proprio bisogno di spendere altri soldi da distribuire in consulenze – che la legge impone di contenere al massimo!).
Molta prudenza sulla sosteniblità economica di ogni progetto da parte della Candidata Renoldi (che, come decennale assessore al bilancio, sa benissimo che i costi di gestione si scontrano inevitabilmente con i sogni, fascinosi ma molto cari).

Come dire… vorrei ma non posso, sicché idee fumose, ammantate da un inutile prestigio, preannuncio di lunghi, defatiganti dibattiti, che puntualmente si concluderanno nel nulla.

Palazzo Visconti assisterà indifferente, è di razza antica, ha resistito a ben altro, anche al fuoco; con il tetto nuovo, è al riparo. Se ne riparlerà fra qualche anno e magari, deposte le esercitazioni oniriche, si capirà che anche il Municipio riportato in quello storico edificio ha il suo fascino, quello di essere la casa dei Saronnesi, il cuore della città, come è già stato dall’Unità d’Italia al 1927: non è questione di gradimento, ma di realismo e di concreta utilità.